Se c’è una partita da sempre attesa e vissuta con un certo pathos all’ombra del Colosseo è quella con il Milan. La sfida con i rosseneri si porta da sempre dietro una focosa scia di attriti, odi e antipatie da ricercare fondamentalmente nell’annosa contrapposizione tra la Capitale e il capoluogo lombardo e – soprattutto – nella morte di Antonio De Falchi.

Malgrado i biglietti tutt’altro che popolari, l’Olimpico presenta una discreta cornice con oltre 40.000 spettatori. A tal merito i Fedayn – aderendo a un’iniziativa supportata da molti gruppi italiani – espongono uno striscione contro il caroprezzi a Piazza Mancini, poco distante dallo stadio. Come ampiamente detto in altre occasioni, questo continua a essere uno dei principali problemi per la fascia medio/bassa di persone che intendono frequentare le gradinate. È sufficiente pensare ai 35 Euro da sborsare quest’oggi per una curva. Una vera e propria barriera per molti. Oltre che una forma di discriminazione bella e buona. Ma in un calcio che vive di divieti su base geografica non ci si può sorprendere per l’esistenza di un razzismo che esclude determinate fasce sociali. Questo per sottolineare l’ipocrisia di tutto il baraccone pallonaro che settimanalmente ci propina insegnamenti di bon-ton e comportamentali.

Che il pubblico romanista sia in buona serata lo intuisco già da fuori quando, avvicinandomi agli ingressi, la Sud provoca ripetutamente gli avversari rispolverando per l’occasione anche vecchi cavalli di battaglia. Nel settore ospiti sono circa 2.500 i milanisti presenti, con il nucleo ultras posizionato come di consueto in basso. Per loro una discreta prestazione, anche se più sommessa e meno colorata rispetto agli ultimi anni. Belli gli scambi di vedute con la Curva Nord. Prende un po’ la depressione, invece, nel pensare a quanta pirotecnica venisse usata fino a qualche anno fa in occasione di queste partite. Ma oggi si sa, chi decide di accendere un semplice fumone rischia di firmarsi da solo la “condanna a morte”, dicasi Daspo e denuncia penale. Menomale che la Serie A ha sconfitto torce e fumogeni: ora ci sentiamo tutti più sicuri e il livello del nostro calcio ne ha giovato. L’importante è crederci (sic!).

Prima della gara il Milan occupa la tredicesima posizione, confermando il trend negativo degli ultimi anni. Essendo nato a cavallo tra gli ’80 e i ’90 faccio sempre fatica a vedere i rossoneri nel totale anonimato, non nascondendo grande ammirazione per quella che fu la squadra di Sacchi prima e di Capello poi: spettacolo allo stato puro. In totale contrasto con una realtà che vede, tra i tanti, un impacciato Calabria sbagliare anche i più elementari degli appoggi.

La Sud romanisti si cimenta in una discreta coreografia all’ingresso delle due squadre, mentre nel secondo tempo i Lupi omaggiano il ricordo di De Falchi con una mini scenografia sul loro muretto. A livello di tifo buona prova quella dei giallorossi, con ottimi picchi e belle esultanze ai due gol che consegnano i tre punti nelle mani della squadra di Fonseca.

Alquanto eloquente lo striscione con cui i padroni di casa sbeffeggiano i dirimpettai per la presenza di Salvini all’ultima festa della Curva Sud.

Per i capitolini è la ventiseiesima vittoria casalinga contro una squadra che, attualmente, resta l’unica ad aver sbancato più volte l’Olimpico (28) rispetto ai successi dei padroni di casa.

Testo Simone Meloni

Foto Cinzia LMR