Inevitabilmente questa partita rimanda la mia mente indietro di quasi trent’anni. E più precisamente all’aprile del 1997, quando in un Olimpico gremito – ma rassegnato alla pochezza di una Roma inizialmente guidata da Carlos Bianchi e successivamente traghettata dal duo Sella-Liedholm – si arrese di misura ai ducali, che espugnarono la Capitale per 0-1. La stagione precedente avevo cominciato saltuariamente a frequentare lo stadio, con mio padre che di tanto in tanto sfruttava dei biglietti omaggio, istradandomi inconsapevolmente verso una passione tossica (sic!) che tutt’oggi mi porto dietro. La partita in questione, dunque, fu tra quelle che ricordo con una certa lucidità e di cui rammento chiari flash sulle due tifoserie: la Sud alla mia destra, il settore ospiti alla mia sinistra. Bandiere, cori, rullio dei tamburi e migliaia di persone che urlavano, bestemmiavano, inveivano e avevano deciso arbitrariamente di rovinarsi la domenica facendosi il sangue amaro dietro a una squadra a dir poco penosa in quell’annata. Storia tipica per ogni calciofilo insomma. Quel Parma, peraltro, era una squadra forte e solida, guidata da Ancelotti e presieduta da Tanzi, in grado all’epoca di raggiungere finali e obiettivi prestigiosi. Una vittoria all’Olimpico non faceva quasi notizia, basti pensare al marcatore: un certo Hernan Crespo.

Dopo ventotto anni tanti scenari sono cambiati, con gli emiliani che hanno conosciuto l’onta del fallimento e la ripartenza dalla Serie D, alcune retrocessioni in cadetteria e una dimensione sicuramente meno nobile dell’epoca. Su sponda giallorossa, invece, la mediocrità attuale è più o meno quella del 1997. A livello di stadio non serve neanche elencare le differenze. Parliamo proprio di due ere geologiche lontane anni luce, purtroppo per tutti noi. Se all’epoca la presenza in trasferta era il minimo sindacale per tutte le tifoserie, oggi c’è da augurarsi che ciò sia possibile e non venga inibito da organi burocratici/repressivi come l’Osservatorio sul Nulla. Se all’epoca portare una bandiera, uno striscione, una torcia o un fumogeno era roba di normale routine, a cui fondamentalmente nessuno badava, oggi rischia di esser paragonabile al passaggio dei romani nelle Forche Caudine. Quindi si prende ciò che viene, pensando sempre che siano le briciole di una fine annunciata da anni e posticipata solo grazie alla resistenza e allo spirito di adattamento degli ultras, ma anche al cambiamento di prospettiva del sistema calcio – almeno in ambito di Serie A -, che da qualche anno vede le curve come parte integrante dello spettacolo e vorrebbe modellarle a proprio piacimento.

Si gioca alle 12:30 in Viale dei Gladiatori e il pubblico romanista fa registrare, come di consueto in queste ultime stagioni, numeri importanti, mentre nel settore ospiti prendono posto circa cinquecento parmigiani. Numero importante, sicuramente tra i più alti del loro storico nelle trasferte contro la Roma. Gli ultras entrano a ridosso della partita – a causa di alcuni problemi avuti sulla strada con un pullman -, sistemandosi nella parte bassa dietro allo striscione da trasferta dei Boys, che non vedevo all’Olimpico veramente da tanti anni. Il loro arrivo è subito “salutato” dalla Nord con diversi cori ostili, a cui i gialloblù rispondono senza troppa esitazione, andando a rinfocolare una rivalità che, soprattutto dopo gli incidenti registrati al Tardini nel 2001 e in virtù delle amicizie degli emiliani con catanesi e laziali, non ha mai mancato di confermarsi almeno con numerose invettive da una curva all’altra. Dopodiché i crociati si esibiranno in una discreta prova di tifo, certamente non aiutata dalla pessima prestazione di un Parma che esce dall’Olimpico con una cinquina sul groppone. Va detto che, come mi è capito di osservare anche in altri anni e in altre categorie quando mi sono trovato al loro cospetto, i parmigiani forse pagano un pochino un certo distacco tra contingente ultras e pubblico “normale”, con quest’ultimo che sembra un po’ impigrito dall’idea di partecipare attivamente al tifo e al movimento. Un peccato perché, come loro consuetudine, lo zoccolo duro non manca di voce, mani e tanto colore, grazie ai bandieroni, alle numerose bandiere e agli stendardi sempre di ottima fattura.

Su fronte giallorosso, davvero ottimo l’impatto cromatico di inizio partita, quando in Sud “spuntano” due mini coreografie, rispettivamente sopra ai Roma e a Nel Nome di Roma. Bandierine e palloncini: un classico semplice ma intramontabile. Tanto colore e un pezzo di storia anche in Nord, dove nei pressi nella zona centrale vengono sventolate decine di bandiere giallorosse in stile anni ’70 e successivamente, sopra allo striscione di Storia e Memoria, viene esposto il vecchissimo striscione della Squadra Azione Giallorossa. Il colore è senza dubbio il tratto distintivo della tifoseria romanista, che negli ultimi anni ha incrementato ancor più questa sua attitudine, portando allo stadio bandiere, stendardi e bandieroni in grado di dare davvero un gran colpo d’occhio. Da un punto di vista canoro, la Sud si mette in evidenza con una buona prestazione, in particolar modo nel secondo tempo, quando a risultato ampiamente acquisito si decide di dare alla giornata un’impronta goliardica, tra cori che coinvolgono tutte le rivali italiane da Nord a Sud e il classico “Torneremo nella Nord” con cui si finge lo scontro dividendosi in fazioni. Ovviamente la vicinanza del derby si fa sentire e la giornata si chiude con diversi sfottò nei confronti dei rivali cittadini, a cui prendono parte anche altri settori dello stadio. Da segnalare la bella fumogenata eseguita sul muretto lato settore ospiti della Nord, che conferma la sua attitudine con la pirotecnica e allieta la giornata di ogni malato di stadio, che in questi spettacoli riesce ancora ad assaporare la fragranza primordiale del tifo e della magia curvaiola. Dopo il triplice fischio la Roma viene salutata dagli applausi della sua gente mentre, logicamente, i supporter crociati mostrano tutto il loro malcontento per la brutta sconfitta, sebbene la squadra sinora abbia mantenuto un ritmo tutto sommato dignitoso sulla zona salvezza. Prossimo appuntamento per i padroni di casa all’Olimpico è quello del 5 gennaio, quando di fronte ci sarà la Lazio per il Derby della Capitale, senza dubbio una delle partite più attese e vissute dell’intero campionato.

Simone Meloni