Roma-Real-Madrid-Champions-2015-16

Ho messo piede per la prima volta in curva sud che ero bambino, eravamo a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. In questo trentennio abbondante ho visto di tutto. Da momenti in cui mi sono vergognato di stare in quello spazio a momenti di gioia ed esaltazione collettiva. Ricordo amichevoli con poche centinaia di spettatori. Partite ad orari impossibili. Incontri di coppa Italia in pieno inverno in cui era presente solo la curva. Ma quel che ho visto ieri mi mancava. È stata una esperienza surreale.

Procediamo per gradi. Da abbonato e scioperante attivo non avevo preso il biglietto fino a pochi giorni prima della partita, quando una persona a me cara mi ha chiesto di portarla a vedere la partita. Dopo vari sabotaggi (“non so se si trovano i biglietti sai è una partita importante”) alla fine prendo 2 “Curva sud” perché “almeno vado al mio posto e magari trovo qualcuno che conosco”.

Che fosse una partita diversa dalle altre lo immaginavo. Del resto attraverso il prezzo dei biglietti a dir poco esagerato, la società aveva deciso di puntare su un diverso tipo di spettatori: quello da evento. E la risposta c’è stata. Quasi 60 mila presenti per un incasso oltre i 3,5 milioni.

Arrivato come sempre abbondantemente prima, noto subito un flusso diverso dal solito, tanto che i consueti chioschi ritrovo degli ultras romanisti sono di nuovo pieni di gente, per la felicità dei commercianti della zona. Tifosi spagnoli, turisti stranieri, turisti italiani, migliaia di persone che si accalcano ai cancelli dove come sempre l’organizzazione dà il peggio di sé con pochi tornelli aperti per il flusso che ci si aspettava, costringendo migliaia di spettatori poco abituati alle scomodità dello stadio Olimpico a una fila interminabile, tra lamentele e urla.

Entro una buona mezzora prima, facendo poca fila (sì, l’ho saltata ok?) e la prima scena che noto al tornello e la massiccia presenza di ragazzi e ragazze stranieri in fila col passaporto in mano. Comitive di giovanotti portati da qualche tour operator romano (vorrei anche sapere a quale prezzo), accenti inglesi o tedeschi, una famiglia con le maglie della Bosnia (visti i bosniaci che giocano con noi) e un’altra singolare con padre maglietta del Chelsea e figlio con quella del Real, che a detta loro “siamo tifosi del bel calcio europeo”. E vieni in curva sud? Mah. E all’interno ovviamente le scene sono le stesse.

Nel mio blocco di curva saremo sì e no 4/5 tra i soliti occupanti di quello spazio, il resto non pervenuto. Compresi alcuni che in campionato continuano ad entrare. Lo stadio è pieno come non mai e le luci dei telefonini che riprendono il riscaldamento, come l’entrata in campo, fanno da “coreografia”. E quando dall’impianto dello stadio parte “Campo Testaccio” a cantarla in curva non siamo molti, anzi. Scena piuttosto comica, ma del resto se non ci sono i romanisti non è che si possa fare altrimenti. Magari la prossima volta sarebbe il caso di mandare una canzone pop, di quelle che passano le radio commerciarli, almeno la risposta sarà più massiccia da parte degli spettatori.

Lo stadio è rumoroso perché è pieno. Partecipa ma non tifa. Non è un pubblico da tifo. Escluso “Forza Roma olè” portato per non più di 30” non si registrano altri cori. E i momenti più partecipati sono stati quei battimani ritmati che in vita mia ho sentito a volte guardando delle partite di tennis.

Faceva strano guardarsi intorno e non riconoscere nessuno, sentirsi quasi ospiti a casa propria, tanto quanto faceva strano vedere la vetrata fino a pochi mesi fa occupata dai Fedayn, piena di normali tifosi o spettatori. Non c’erano bandiere quasi in nessuna parte dello stadio ma molte sciarpe, tra cui quelle odiose divise a metà tra Roma e Real Madrid che vendono alle bancarelle prima di questi match importanti. E la partita scivola così, nonostante sia anche bella e con una bella Roma, tra momenti di moscio pathos e silenzi impossibili, in questo ambiente surreale, inedito, che sicuramente sarà piaciuto a questore e prefetto, perché disagi a parte per gli spettatori (ma questo pare non sia un problema per nessuno) non credo ci siano stati momenti di tensione per l’ordine pubblico, nonostante in diversi settori (diversi da quello ospite) ci fossero tifosi spagnoli disseminati un po’ ovunque. Alla faccia dei piani straordinari di emergenza etc etc etc.

Esco piuttosto imbarazzato per quel che ho visto e l’unica nota positiva riguarda la grossa presenza di bambini, portati dai propri genitori a vedere “i fenomeni” che però non sono i nostri ma quelli in maglia (ieri) azzurra, o qualsiasi colore fosse quello di ieri che non ho la tabella dei Pantone sottomano.

La retorica del calcio moderno, dello stadio moderno e del futuro non so quanto sia comunque applicabile come discorso. Non perché nella testa di qualcuno non frulli quest’idea ma semplicemente perché “quel” pubblico di ieri sera non è un pubblico da stadio. Non c’è al momento il rischio di una “arsenalizzazione” del tifoso, cioè la sostituzione del tifoso con lo spettatore/consumatore, come avviene in molti stadi inglesi soprattutto tra i top-team londinesi. Non c’è questo rischio al momento perché nella Roma non ci sono quei calciatori che fanno parlare di sé anche fuori dal calcio giocato. Non c’è questo rischio anche perché lo stadio è scomodo e in esso la partita è semplicemente inguardabile. Almeno al momento.

Ora sta alla società AS Roma scegliere il da farsi. Scegliere se continuare sulla strada della trasformazione del tifoso da appassionato a consumatore, privo di quella identità calcistica fondata sull’appartenenza, o fermarsi in tempo e cercare di tornare a coccolare o a rapportarsi con quei tifosi, ultras e non, che sono la vera ossatura di una società calcistica al di là di quanto spendono ai Roma Store. Perché dopo, nonostante oggi il CorSport scriva “quella curva sud è uno spettacolo”, la verità è che da domenica sera (Roma-Palermo) torneranno a sedersi sugli spalti non più di 20/25 mila spettatori, media molto più bassa dei 30/35 mila spettatori degli ultimi anni. Mr Pallotta a voi la scelta, ma occhio che questa non è la NFL.

P.S.: massimo rispetto a chi, dalla curva nord, ha lanciato sulla pista di atletica uno splendido fumogeno giallo che ha dato un po’ di colore. Peccato solo sia costato, a chi ha attentato all’omologato grigiore, un daspo (http://www.retesport.it/news/2016/02/18/daspo-roma-real-madrid).

Un tifoso romanista.