Immaginate una lunga e interminabile fila di ordinati viaggiatori al cospetto dell’unico desk di un piccolo aerodromo ellenico per ottenere la carta d’imbarco e tornare a casa, dopo una preziosa, doverosa e meritata settimana liberi dalla scure invisibile della stressante dipendenza dalla tecnologia.
C’è chi continua a controllare le misure del bagaglio a mano, preoccupandosi per quell’etto e mezzo in più che comporterebbe una cospicua sanzione, altri invece si lamentano per un sistema di ventilazione spartano, altri ancora impegnati a raccontare ai disinteressati vicini le scorribande notturne nei locali alla moda della maggiore isola del Dodecaneso.
Poi, se la fantasia riesce a spingersi oltre queste classiche scene estive di spasmodica attesa dell’italiano-medio di ritorno dalle vacanze, immaginate una remota connessione WiFi che ci riallaccia al “mondo” informandoci delle nuove, illuminate, orwelliane trovate di menti talmente brillanti da far impallidire il Socing e le sue tre leggi fondamentali:
La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza“.
Il silenzio è tifo, il deserto è passione, aggiungerei senza paura di smentita.
Bene, in mezzo a quella fila ora immaginate un giovane Winston Smith insieme alla sua Julia, incredulo lui al cospetto di una notizia battuta dall’Ansa, relativa alle nuove misure di sicurezza inerenti lo Stadio Olimpico di Roma, già teatro la scorsa stagione della più clamorosa e sofferta diaspora spontanea del tifo da quando il primo Uomo ha preso a calci una mela; sconcertata lei notando quanto tali notizie abbiano il potere di incrinare il sorriso stampato sul viso dopo giorni di mare, vino, amore e quella spensieratezza del viaggiatore, eterno bambino con la valigia sotto il palmo della mano.

Già dalla 1/a giornata, Roma-Udinese sabato 20, i tornelli d’ingresso saranno dotati di nuovi sistemi di lettura dei biglietti con rilevatori di impronte digitali. È una delle misure annunciate, oggi in Prefettura, dal Comitato per l’ordine e la sicurezza“.
L’occhio viene prontamente rapito da questa frase, proiettando la mente ad una nuova stagione ormai alle porte, dopo un’annata passata fra divani, schermi televisivi, manifestazioni spontanee e centinaia di miglia macinate per ricongiungersi con il primo amore d’infanzia: la propria squadra del cuore.
Immediatamente esplode l’inesorabile tam-tam mediatico sulle piattaforme virtuali che, oramai, hanno assunto sembianze di realtà ben più reali della realtà stessa (mi si perdoni il gioco di parole). Qualcuno riporta la notizia senza cercare ulteriori conferme, classico e ormai consuetudinario vizio della malainformazione del Ministero della Verità, altri – pochi – mettono in moto la macchina della ricerca empirica, contattando chi di dovere per conoscere la reale portata di cotanta riunione istituzionale della Psicopolizia.
L’interminabile fila è finalmente scalata a mo’ del miglior Marco Pantani, fra furbetti pronti ad infilare la ruota da vie traverse e isterismi di massa ad ogni minimo e presunto rumore sospetto. Si stanno ammalando di terrore e di vaccini non ce ne sono, vista la perpetrata somministrazione di vaccini inumani, tali da rendere nemico chiunque sia diverso da noi.
Ma questa è tutta un’altra storia, ben più grave e fin troppo simile alla paura che tiene in catene la società nel romanzo distopico noto con il nome di “1984”.
Alcuni si dissetano, altri già si lamentano per un prevedibile ritardo nelle procedure di accesso al velivolo, mentre quel ragazzo è intento nel leggere un nuovo comunicato fresco di penna, a firma della Prefettura di Roma – Ufficio Territoriale del Governo.
In merito al comunicato stampa odierno […] si precisa che il meccanismo di rilevamento biometrico per l’accesso allo Stadio Olimpico predisposto dal CONI non prevede alcun rilevamento delle impronte digitali”.

Sì, una delle maggiori agenzie di stampa di questo globo, che ha sempre più le sembianze dei tre continenti descritti da Eric Arthur Blair – noto con lo pseudonimo di George Orwell – ha pubblicato una notizia distorta ed errata e, anche su pressione della Associazione Sportiva Roma, la quale nella giornata odierna attraverso il responsabile della biglietteria Carlo Feliziani ha minimizzato la notizia, pur riconoscendo la preesistente presenza di tali strumenti (alla totale insaputa degli abbonati), è arrivata una smentita tale da rendere meno amara l’attesa di quel Airbus A320 pronto a riportare a casa Winston e la sua Julia.
Ma l’esperienza nel Partito, combattuto dall’interno mascherando le sue reali considerazioni sulla repressione della libertà umana, ha reso Winston una persona profondamente sospettosa e quelle due parole “rilevamento biometrico”, hanno comportato una lunga riflessione tale da occupare l’attesa dell’imbarco e il sonno pesante calato al momento della partenza e da catapultarlo in una profonda riflessione onirica, seguita dall’ormai consuetudinario risveglio scandito dagli applausi dei passeggeri al momento dell’atterraggio.

Mi perdonerete questo lungo parallelismo profondamente distorto, ma raccontare cotali avvenimenti senza inserirli in una cornice scolpita dalla fantasia, renderebbe il tutto ben più agghiacciante di quanto già non lo sia. Perché a lor Signori non son bastati divieti, biglietti nominativi, Tessere del Tifoso, barriere, controlli umilianti e invadenti, chiusure di settori per i più disparati motivi e artifizi tanto pericolosi quanto dilettanteschi. No, affatto.
Adesso, a spese dei cittadini di una città che sta rapidamente cadendo a pezzi come la più bella delle donne che si scontra con l’età che avanza, stiamo assistendo a nuove misure di millantata sicurezza, incrementando le capacità di eseguire un perfetto scanner facciale nei confronti di chi vuole assistere ad un evento sportivo. Ennesima pugnalata al cuore sanguinante del calcio romano, spacciata per tutela contro eventuali attacchi terroristici.
Non a Fiumicino, né a Ciampino né tantomeno ai Musei Vaticani o in Piazza San Pietro, dove veramente sarebbe opportuno implementare le misure di sicurezza vista la scoraggiante facilità di raggiungere indisturbati questi luoghi affollati, luoghi ideali per commettere atti violenti, altro che un fumogeno in una Curva o l’asta di una bandiera per issare un vessillo al vento.
No, il laboratorio sociale di Roma è lo stadio e la cavia, il topino a cui somministrare veleni in dosi letali è il cittadino-tifoso.
L’ennesima vittoria di coloro i quali si vantano di un operato eccellente, portando sornioni a bilancio diffide per episodi di straordinaria violenza – come ad esempio il rendere folkloristico e caloroso un settore che, altrimenti, sarebbe spento e in antitesi con il concetto stesso di divertimento popolare – al cospetto di una cittadinanza ormai obnubilata, in una sorta di coma emotivo dal quale è impossibile risvegliarsi senza una scossa dalla quale, però, siamo sempre più immuni.

Il giorno, non troppo lontano a quanto sembra, in cui per andare a prendere un caffè al bar dovremo passare sotto un metal detector, o lasciar veramente le impronte digitali per accedere ad uno stadio – con il rischio di un rifiuto all’ingresso per una multa non pagata – allora forse ci renderemo conto che barattare la nostra libertà – quella per cui 2+2 può anche fare 5 – per una presunta sicurezza non è stata una scelta saggia, anzi.
Molti saranno lì quel giorno, insieme a Winston, Julia e tutti i reietti avversi all’occhio che tutto vede. Si incontreranno là, “dove non c’è tenebra“.
Quel posto pieno di luce e verità che non potrai mai passare sotto una lente di ingrandimento, perché i sentimenti non li dividi, né li puoi scannerizzare.

Gianvittorio De Gennaro.