Guardate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di… culo. Come disse più o meno Erasmo da Rotterdam.

Fin dalla stesura dei gironi, che avevano visto i rossoblù di Montevarchi inseriti nello stesso raggruppamento delle romagnole, mi ero ripromesso di andare a vederli almeno una volta da vicino. Se non fosse che, fra impegni e coincidenze varie, son stato capace di sprecare fino all’ultima chance di farlo. Ad aprirmi la più classica delle “sliding door” ci ha pensato la sorte, spesso generosa con quelli come me che riescono a perdere un treno anche quando partono in anticipo da casa: la gara fra Romagna Centro e i toscani, inizialmente prevista per il 4 marzo, con mio sommo gaudio è stata poi posticipata all’11 marzo a causa delle fortissime nevicate che hanno paralizzato un po’ tutta Italia ai primi di questo mese.

Onestamente avevo ancora qualche riserva sui montevarchini dopo la gara in casa del Villabiagio raccontata dal nostro Marco Gasparri, gara in cui sembravano aver esaurito l’onda lunga di quell’entusiasmo derivante dalla promozione della scorsa stagione. Sciolgo le mie ultime titubanze quando apprendo che la gara si giocherà al “Dino Manuzzi” di Cesena, in cui il Romagna Centro gioca le proprie gare interne allorquando non interferiscono con l’attività dell’AC Cesena. Per quanto si giochi al cospetto di una compagine cittadina minore, calcare le zolle e i gradoni di un palcoscenico così prestigioso è uno stimolo non da poco per chi, per anni, è stato costretto a mangiar la polvere dei campi dilettantistici.

Senza i blocchi alla circolazione delle gare di Serie B, riesco a parcheggiare e ad arrivare persino con qualche minuto d’anticipo, ricevendo l’investitura momentanea a fotografo del Romagna Centro, i cui dirigenti mi chiedono la cortesia di fotografare i ragazzi delle giovanili che, nell’intervallo, scenderanno in campo per presentarne le attività. Compito che assolvo con un certo imbarazzo, visto che di solito mi occupo di tifo e non di calcio giocato, ma altresì con piacere per ricambiare la sempre cortese collaborazione che si può ricevere da questi club minori, la vera spina dorsale di un calcio che invece sta implodendo nell’autoreferenza arrogante dei suoi massimi esponenti.

Per la squadra di casa nessuna forma di tifo organizzato, ma solo appassionati, parenti e amici dei calciatori le cui fila sono quest’oggi irrobustite, come detto, dagli atleti delle giovanili in blocco. Assolta in due righe la descrizione del pubblico casalingo, veniamo ai tifosi del Montevarchi, che arrivano nei minuti immediatamente precedenti il calcio d’inizio. Per la prima volta vedo lo striscione onnirappresentativo “Montevarchi” al di sopra e ai lati del quale trovano posto diversi altri drappi della Sud rossoblù, tutti di pregevole fattura, mentre a quattro bandieroni è conferito l’ultimo compito di far colore e coreografia all’ingresso delle squadre in campo.

Quando i ventidue giocatori si dispongono a centrocampo, lo stadio cala in un silenzio religioso a ricordo del compianto capitano della Fiorentina Davide Astori, che anche i tifosi ospiti saluteranno con un semplice “Ciao Davide” impresso su un loro striscione. Iniziate le ostilità, inizia il sostegno vocale dei montevarchini che è, in barba ad ogni mio timore, sfoderano diversi battimani eseguiti da tutti i presenti ad accompagnare una serie di cori sempre molto potenti e anche continui, a supporto di una squadra che in campo, almeno in questa fase iniziale, sembra imporre la propria presenza agli avversari.

Che il calcio non sia una scienza esatta, che il calcio sia spesso beffardo son cose risapute, così il Romagna Centro comincia pian piano a prendere le misure ai toscani e per la più classica delle leggi di questo sport, dopo aver visto l’attaccante ospite Napolano colpire la traversa, in un successivo rovesciamento di fronte supera la porta rossoblù grazie ad un goal del giovane Casadei.

Goal mancato e goal subito, per giunta cambiare l’inerzia della gara al minuto 42, con l’intervallo ad un passo, può significare tanto in termini psicologici, sia per chi passa in vantaggio che per chi subisce. La frazione si chiude con gli ultras del Montevarchi che, dopo aver generosamente sostenuto i propri ragazzi, li invitano a tirare fuori gli attributi.

Nel secondo tempo, la contesa in campo assume un’importanza centrale nell’economia di questa giornata, con gli ultras ospiti che, dopo un primo tempo molto positivo, sotto tutti i punti di vista, finiscono per essere assorbiti dagli eventi sul rettangolo di gioco, calando molto in termini di continuità e potenza, ma continuando a sventolare con molta costanza i propri bandieroni e segnando, di tanto in tanto, dei buoni picchi canori spinti dal proprio orgoglio.

Per quanto l’Aquila Montevarchi provi in diverse occasioni a raddrizzare la partita, la sorte non le arride, con un salvataggio sulla linea di porta e un tap-in a porta vuota sul quale l’attaccante Essoussi arriva fuori tempo e non impatta la palla. Per il resto il Romagna Centro, pur con qualche affanno, ma non disdegnando un paio di pericolosissime possibilità di raddoppiare, riesce a difendere il risultato fino al triplice fischio finale.

La gara si chiude con i romagnoli che esplodono di gioia e si stringono festanti attorno al proprio allenatore Campedelli, mentre gli ospiti vengono chiamati a rapporto e redarguiti dal proprio allenatore che, a margine di questa strigliata, li manda tutti sotto la curva a chiedere scusa e ringraziare chi s’è fatto tutti questi km per loro, sostenendoli in maniera indefessa per tutta la gara.

Una partita dai due volti, sugli spalti, con un primo tempo davvero di buon livello ed un secondo in cui il tifo toscano ha risentito parecchio dell’andamento della gara, senza comunque mai scadere nel mutismo o nell’inattività totale. Nonostante la quarta sconfitta esterna consecutiva, resta la piccola soddisfazione di aver vissuto l’atmosfera di uno stadio da categoria superiore e di non aver certo sfigurato. In rapporto ai soli 24.000 abitanti e con l’influenza di Firenze che si fa sentire, senza scomodare paragoni stupidi o improponibili con i centri maggiori, Montevarchi resta comunque una delle realtà minori più interessanti della Toscana. Cercherò nel prossimo futuro di esser più previdente del fato di cui sopra e di confortare o rivedere queste mie convinzioni con qualche altra partita in cui osservarli da vicini.

Matteo Falcone