Era ferragosto quando iniziarono ad emergere i primi segnali di una repressione galoppante e che aveva l’obiettivo di minare la compattezza e l’identità della nostra Curva, oltre che della tifoseria. Nonostante il Neri sia fatiscente e sorretto solo dall’abusivismo, gli unici lavori di ammodernamento dello stadio furono quelli di implementazione del sistema di videosorveglianza, segnale evidente della linea intrapresa in Qvestvra. Una volta iniziato il campionato emerse un’ulteriore sporca quanto infame prassi ideata per allontanare le nuove generazioni dalla Curva, impedire l’ingresso nel settore ai minori non accompagnati, il che si traduce nel bullizzare ragazzini lontano dagli occhi di tutti. I controlli, l’ingresso di striscioni e bandiere è diventato, domenica dopo domenica, sempre più alla mercé del funzionario di turno e di steward tragicomici, con il solo scopo di complicarne l’iter. Arriviamo infine alla cronaca degli ultimi giorni, teatro dell’ennesimo tentativo di buttare merda sulla Est. Tutti i giornali e siti d’informazione hanno riportato la notizia del daspo commissionatoci, dedicandogli addirittura le locandine di ieri che titolavano a caratteri cubitali “tifoso picchia calciatore del Rimini”. Premesso che ci siamo sempre rivendicati le nostre azioni senza mai piangerci addosso, ci preme fare un paio di considerazioni. Innanzitutto viene riesumata una notizia vecchia di almeno dieci giorni nel tentativo di creare il casus belli con cui attaccarci. Inoltre la ricostruzione dei fatti è completamente errata e travisata, lo stesso giocatore ha sempre minimizzato l’accaduto affermando anche “di non essersi neanche accorto di essere stato colpito”. Su questa fantomatica aggressione si è quindi presa la palla al balzo per riaccendere i riflettori sugli Ultras Rimini e, sotto input della Qvestvra, sono state dedicate prime pagine ed articoli ai 20 “pseudo tifosi” già colpiti da daspo, il tutto condito da tabelle con età media e false ricostruzioni anche degli episodi precedenti. Se non fosse chiaro vogliamo ribadire pubblicamente la nostra vicinanza e supporto a tutti i diffidati, se loro sono pseudo tifosi allora lo siamo tutti.
Questa dunque è la ricostruzione degli ultimi mesi di repressione creativa ma mirata verso la nostra comunità. Mesi in cui le libertà vengono meno, e i daspo vengono utilizzati come un ricatto sociale. Che siano per fatti risalenti a più di due anni fa (per un fumogeno a Macerata nel 2016), per situazioni che nulla hanno a che vedere con le partite del Rimini (ci mancavano i daspo di piazza per farcele vedere proprio tutte), o per l’innoqua accensione di una torcia al gol durante una partita in casa.
L’obiettivo è uno e palese: metterci con le spalle al muro e recidere uno a uno i nostri legami costruiti con sacrificio e passione. Ma anche questa volta ci troveranno pronti a combattere, a non mollare di un millimetro, perché tutta questa repressione non fa altro che accrescere la nostra compattezza e la voglia di libertà.
Se una cosa è sicura, è che daremo filo da torcere a chi vuole il nostro scalpo.
Andremo avanti sempre allo stesso modo, a testa alta e più incazzati di prima. Col morale alto perchè noi siamo Rimini, non parassiti della città ma i suoi ultras!