La partita tra il Sant’Antonio Abate e la Scafatese è l’ennesimo derby dell’Eccellenza Campana girone B, fra due città che distano tra loro tre chilometri e, di fatto, come in tanti casi in questa parte della Campania, sono talmente attaccate che se non ci fossero i cartelli a distinguerne i confini, quasi non ci si accorgerebbe di passare da un centro all’altro.

Purtroppo, per indisponibilità del campo del Sant’Antonio Abate, si gioca sul neutro di Santa Maria la Carità, che per ironia della sorta si trova equidistante (per la precisione a tre chilometri) da ambedue le città. Arrivati allo stadio è subito evidente il clima disteso tra le due tifoserie, che sostano all’esterno facendo ognuno il proprio tifo. Tale tranquillità fra le parti, conferma quanto visto già in coppa Italia di Eccellenza, quando si giocò al Comunale di Scafati e il copione non di discostò molto dal punto di vista ambientale.

Nel frattempo che prendo posto in campo, entrano all’interno dell’impianto anche le tifoserie, entrambe collocate nello stesso settore ma ai lati opposti. Numericamente gli abatesi sono un po’ di più, a legittimare il ruolo di chi almeno in linea teorica gioca in casa. Inizia di lì a poco anche la partita del tifo: partono forte i giallorossi di Sant’Antonio; fumogeni e torce con cori veramente coinvolgenti, ritmi per lo più melodici che vengono preferiti rispetto a quelli a ripetere. Il nero del loro abbigliamento si contrappone in maniera molto netta al giallorosso delle loro sciarpe, creando un bell’effetto visivo, di grande impatto.

Gli scafatesi, di contro, sono meno colorati, e si percepisce che il loro umore non è dei migliori dopo le ultime umiliazioni subite a causa delle cocenti sconfitte rimediate. Ad essere sincero, non partono benissimo con il tifo al di sotto dei loro standard, complice anche una prestazione scandalosa della squadra nel primo tempo che, dopo i primi quarantacinque giri di lancette, è già sotto di tre reti.

Tra il primo ed il secondo tempo si scatena la protesta degli ultras gialloblù che, giustamente, pretendono rispetto in virtù di tali debaclé che non fanno altro che peggiorare la già traballante situazione. Con l’inizio del secondo tempo, la prospettiva paradossalmente cambia, con gli abatesi che calano un po’ di intensità, magari anche appagati dal risultato, mentre sale il volume e l’intensità degli scafatesi che fanno un gran tifo per tutti i secondi quarantacinque minuti, ancor più quando la squadra prova la rimonta portandosi sul 3-2, anche se poi l’aggancio purtroppo non avviene.

Tornando ai “padroni di casa”, seppure un po’ in calo nel secondo tempo, si sono fatti notare con una bella sciarpata che ha creato un bel colpo d’occhio, mentre in entrambi i settori non è mancata la pirotecnica. Da segnalare cori reciproci per dei ragazzi di entrambi i gruppi venuti a mancare prematuramente.

Finisce 3 a 2 in campo per il Sant’Antonio Abate e se da una parte si festeggia, dall’altra prevedibilmente si protesta. Mi resta un’ultima riflessione sulla modalità di gestione delle trasferte: va bene vedere le partite con due tifoserie in cui vige rispetto, ma una settimana prima nello stesso stadio era stata vietata la trasferta alla tifoseria della Sarnese contro il Santa Maria la Carità, quando non esistono precedenti tra le due compagini. Sui commenti a questa decisione potrei dilungarmi quanto voglio ma preferisco limitarmi a dire che gli enti preposti piace “giocare facile”. La capacità di gestione dell’ordine pubblico si vede però quando vengono garantiti settori aperti con situazioni diverse o magari anche complicate. Qui invece si preferisci vietare anche in assenza di precedenti che non siano amichevoli. E non sarebbe nemmeno una novità se prima o poi cominciassero a vietare anche quelli.

Emilio Celotto