nocerina-messaggio-arechi-salerno“C’era una volta…”
Iniziamo da qui, facciamo un po’ di dietrologia. C’era una volta la serie B a 20 squadre, la serie A delle 18 “sorelle” e la vecchia serie C. Parliamo degli anni ’90, quelli del post mondiale “tricolore” con Montezemolo a curarsi le ferite causate da una gestione improvvida della rassegna iridata, manifesto del Bel Paese tra pochi tarallucci e molto vino. 10 anni di splendore del calcio italiano, alimentato da tangenti e lavatrici degne del miglior Stakanov. Poi arrivò il Millenium Bug del calcio “de’ noantri”, il T.A.R. spalleggia Lucianone Gaucci e l’amico Ghirelli (che ritroveremo più avanti..) sconfessando le gerarchie sportive di tutti i campionati professionistici. Ripescaggi, champagne, calendari da rifare e miracolo italiano con le due massime categorie (A e B ) ingrassate a dovere per l’occasione.

Siamo all’alba di una nuova era: Sky monopolizza la pay-tv italiana, gli azzurri escono di scena dall’Europeo con molta infamia e poca lode e dulcis in fundo iniziano ad aprirsi i primi fascicoli su presunte “combine” nel mondo pallonaro. Il cielo “azzurro” di Berlino e le bollicine del mondiale sono un dolce palliativo per il calcio italiano ma non basta; l’onnipotente Juve assaggia le sabbie mobili della cadetteria ed il grande circo perde fascino ed attrazioni. La vecchia Serie C, intanto, si è rifatta il look; sulla falsariga del Congresso di Vienna i vertici della “terza serie” ridisegnano la geografia dei campionati minori, nord-centro-sud shakerati per bene e messi a cuocere in uno scottante pentolone. Le società ed i tifosi mormorano, i costi delle trasferte aumentano esponenzialmente ed i vecchi derby vengono esiliati nel cassetto della memoria. Gli stadi si svuotano, l’inizio e la fine del fenomeno si scontrano, alfa (la passione della gente) sfida il boia omega (business) che si avvale della connivenza demagogica dei principali organi di informazione. Le marcature sui tifosi si fanno sempre più asfissianti, il catenaccio di “trapattoniana” memoria non lascia scampo. C’è chi prova a scimmiottare il celeberrimo “modello Inglese”, altri invece danno un colpo di spugna all’art. 21 della Costituzione negando il diritto di manifestare in maniera LIBERA il proprio pensiero.

Il carrozzone perde pezzi, la bella Italia tutta calcio, spaghetti e mandolino perde i propri colori a favore del grigio del calcioscommesse: serie A, B e C (negli anni imborghesita e ribattezzata Lega Pro) vengono messe nuovamente in ginocchio da squallidi accattoni. Il messaggio urbi et orbi delle tifoserie italiane è il seguente: VOGLIAMO UN CALCIO PULITO. La coscienza nazionale si schiera al fianco dei tifosi, abbandonando le torbide acque in cui sta affogando il nostro calcio. Viene messo in discussione anche il progetto “Tessera del Tifoso” (una sorta di fidelizzazione del tifoso, dicono loro) , l’idea che un tifoso debba avere il pedigree per seguire la propria squadra del cuore non è affatto una genialata. “Il progetto T.d.T aprirà sempre tutti i settori dello stadio, ospiti compresi” ed ecco che arriviamo ai giorni nostri, al 10 novembre ’13: la gara tra Salernitana e Nocerina si giocherà in assenza dei tifosi ospiti, anche di quelli in regolare possesso della T.d.T. Ci siamo persi qualcosa? Negli scorsi mesi è cambiata la legge che regola l’ingresso negli stadi? NO! E’ stata modificata ad hoc. Il resto è storia nota, la Nocerina abbandona il campo dopo 20’ e l’Italia del calcio grida allo scandalo, distribuendo a destra e a manca i classici titoloni ad effetto dei pennivendoli di turno.

A questo punto, in pieno tourbillon, interviene il D.G. della Lega Pro Francesco Ghirelli (proprio lui, l’amico del Lucianone nazionale) : “In quella zona della Campania si è ostaggio della criminalità”. Figura barbina, espressione violenta ed atto di discriminazione territoriale; sbaglierei se definissi in questa maniera la suddetta dichiarazione? NO! Il signor (iperbolicamente parlando) Ghirelli sta cercando di raccogliere i cocci di un vaso ormai frantumato da tempo.

Il circo ieri si è fermato, un gesto forte, un atto dimostrativo che ha urlato in faccia a chi occupa la stanza dei bottoni quanto sia inutile continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto. La libertà non va limitata, il calcio è un’espressione quasi mistica da regalare alla gente. È lo spettacolo che ha sostituito il teatro in termini di evasione dalla routine quotidiana, parafrasando il maestro Pasolini. Il calcio non è morto ieri; il calcio muore nei salotti della lega quando le società depositano cifre astronomiche per garantirsi l’iscrizione ai campionati di competenza, il calcio muore soffocato dalla legge dell’1-X-2 che imperversa nelle agenzie di scommesse, il calcio muore quando la Covisoc è costretta a penalizzare le società con i conti non in regola, il calcio muore di fronte ad un’esultanza sotto una curva vuota, il calcio muore perché lascia troppo spazio alla prosa e poco alla poesia.

Indignati pure, adepto di una passione artefatta, io mi faccio una risata mentre il tuo manicheismo tra “buono” e “cattivo” ti trasforma nel povero Don Chisciotte che continua a sbattere contro i mulini a vento.

Mario D’Amico (Acireale 11-11-’13)