Se il Cristo di Carlo Levi si è fermato ad Eboli perché spaventato dall’incedere verso il meridione, io non ho di questi problemi, e la mia sosta nella cittadina campana è solo ed esclusivamente per motivi calcistici.

Si torna a valicare il confine segnato dal Garigliano per la seconda volta in tre giorni. Stavolta l’occasione è l’amichevole che vedrà protagoniste Salernitana e Parma. A causa dell’indisponibilità dell’Arechi, i granata hanno infatti optato per l’impianto ebolitano. Lo stadio Dirceu, edificato nel 2001 in luogo del vecchio Massaioli, prende il nome dall’ex centrocampista brasiliano di Verona, Napoli, Avellino e, per l’appunto, Ebolitana scomparso nel 1995 a Rio de Janeiro a causa di un incidente stradale. Lo Zingaro, come venne soprannominato dopo aver militato in ben 18 squadre nella sua carriera, vantava ben tre partecipazioni ai campionati mondiali con la maglia della Seleçao, con la quarta (Messico 1986) che svanì all’ultimo a causa di un infortunio. Un vero vanto quindi per la società Ebolitana, che ha deciso di omaggiare il sinistro dinamitardo del calciatore sudamericano assegnando il suo nome al proprio impianto sportivo.

Il treno mi accompagna ancora una volta verso Sud. Le scene, tra caldo e caos, sono più o meno le stesse viste il sabato precedente, con la sola variante del cambio a Napoli. Un Regionale con destinazione finale Taranto che in poco più di un’ora mi “scarica” ad Eboli. Lo stadio non è molto lontano dallo scalo ferroviario ed a farmi da guida ci sono le bussole di ogni partitellaro che si rispetti, gli alti lampioni dell’impianto.

Benché sia di nuova costruzione, il Dirceu appare più come una struttura anni ’80. Sarà forse la troppa abitudine a stadi ipercontrollati, con tornelli, steward, filtraggi e telecamere, ma vedersi di fronte questo blocco di cemento circolare, con i soli cancelli e senza tutte quelle barriere architettoniche tipiche degli impianti di Serie A, B e C è un qualcosa di riconciliante. Inoltre noto sin da subito l’arrivo dei Boys Parma, i quali, come immaginavo, non hanno “bucato” la trasferta, la seconda in tre giorni ad oltre 700 chilometri da casa.

Dopo un giro di ricognizione attorno allo stadio, ritiro il mio accredito, con tanto di pettorina in cambio della patente, e metto piede sul tartan marrone della pista d’atletica. Gli ultras della Salernitana occuperanno la Curva Sud, e già 40 minuti prima fanno capolino alcuni striscioni dei gruppi granata. La Curva Nord, quella generalmente destinata agli ultras Ebolitani, sarà invece occupata da semplici supporters. Discorso diverso per gli ospiti che sono collocati in tribuna scoperta.

Una curiosità a margine, che delinea perfettamente il profilo di chi gestisce il nostro calcio, è il fatto che questo stadio, fino a qualche anno fa, fosse spesso chiuso per inagibilità in occasione di partite di Serie D, mentre oggi, senza particolari lavori di ristrutturazione, si gioca una gara che richiama circa 6.000 spettatori. Insomma, è agibile o non è agibile? La risposta mi sembra ovvia: quando questura e prefettura devono lavorare con il minimo sforzo è agibile, quando invece c’è da prestare più attenzione, in gare ufficiali, lo stadio diventa magicamente inagibile. Bravi, bravi.

Dicevamo dei parmigiani: il gruppo si presenta abbastanza folto poco prima del fischio d’inizio. Oltre ad una rappresentanza dei Boys, ci sono infatti anche alcuni semplici tifosi arrivati a dar manforte agli ultras. In tutto saranno una quarantina i presenti per sostenere i Crociati. Rispetto al sabato precedente in quel di Avellino, la componente ultras è sicuramente inferiore, tuttavia è un qualcosa di fisiologico se si pensa ai chilometri da macinare ed al giorno lavorativo. In virtù di ciò ritengo intelligente anche la scelta di esporre, al posto dell’intero striscione da trasferta attaccato al Partenio, solamente le pezze della Curva Nord Matteo Bagnaresi.

Sul fronte campano, la Sud va man mano riempiendosi ed alla fine risulterà un blocco a dir poco stracolmo, dove si fatica persino a respirare. Sotto alcuni punti di vista, ricorda le foto del vecchio Vestuti.

Quando le squadre terminano il riscaldamento facendo il loro ingresso negli spogliatoi, i granata cominciano a scaldare i motori con un paio di potenti manate. Preso dalla voglia di fare video e foto alla loro entrata di campo, mi porto sotto la curva di casa e la mia volontà verrà ampiamente ripagata. Gli ultras della Salernitana infatti, precedono l’ingresso delle squadre dando vita ad una torciata mozzafiato, eseguita sulle note dei loro cori. La cosa curiosa è che l’alto numero di torce e fumogeni lanciati sulla pista d’atletica provoca una reazione spropositata da parte dei dirigenti granata e degli steward in campo. Tutti corrono a destra e manca, neanche fossero scoppiate due bombe atomiche, ed alla fine il camion dei pompieri entra pittorescamente in campo cospargendo il tartan di acqua, mentre qualche bomba carta esplode ancora allegramente. A causa di ciò la gara comincia con un quarto d’ora di ritardo. Con buona pace di dirigenti e steward.

Nel primo tempo gli ultras granata danno davvero il meglio. Mani alte, bandiere sempre al vento ed una quantità infinita di torce e fumogeni accesi ogni istante. In particolar modo rimango colpito da vere e proprie fiammate che ogni tanto accendono la curva. Come quando il megafonista manda il classico “Che bello è quando esco di casa” seguito con fomento da tutti, tanto da risultare persino caotico per la voglia di cantare che c’è.

I parmigiani si compattano mettendosi in mostra con un paio di battimani e facendo il loro tifo con discreta continuità. Lo spirito amichevole della gara viene un po’ meno in campo, dove mister Somma affronta a muso duro il nazionale Paletta, reo di un’entrata troppo dura ai danni di un attaccante salernitano. Il pubblico apprezza ed applaude. In campo la gara è abbastanza equilibrata, con l’ovvia supremazia emiliana che però non riesce a sfociare nella rete del vantaggio.

Durante la ripresa decido di portarmi più vicino ai tifosi ospiti, anche se ciò implicata l’essere a braccetto con alcune figure di blu vestite che, nel frattempo, hanno formato uno strano cordone nei pressi dell’ingresso per gli spogliatoi. Chissà, forse temevano che qualcuno volesse strappare un capello ad Amauri oppure accarezzare il pancione bonario di Cassano. Comportamenti dalle sembianze terroristiche insomma.

Tornando a noi, nei secondi 45’ il Parma trova quasi subito il vantaggio grazie ad una prodezza balistica di Marchionni, bravo ad incrociare al volo sotto al sette un cross proveniente da sinistra, e ciò forse scuote i parmigiani a tifare con ancor più convinzione. Da quel momento infatti i Boys non smetteranno più di cantare, inscenando anche una bella sciarpata. Davvero poco da ridire sulla loro presenza.

Per contro, la Sud salernitana forse risulta un po’ meno coordinata, ma il tifo rimane tuttavia di livello superiore, soprattutto rispetto agli standard attuali. L’uso della pirotecnica è una costante di cui i campani non sanno fare a meno, per la mia felicità. Che poi, come diciamo sempre, gli unici ad esser spaventati da torce e fumogeni, sono quelli che allo stadio non ci mettono mai piede, perché difficilmente ho sentito qualcuno, anche nei salottini delle tribune, lamentarsi dell’utilizzo di questo materiale, visto più come una cosa folkloristica che altro.

Nel frattempo Amauri mette al sicuro il risultato siglando il 2-0. Ma la cosa chiaramente non sposta molto gli equilibri nell’umore del pubblico casalingo. Ci sono due categorie di differenza ed il Parma è una delle migliori squadre di seconda fascia nella Serie A. Una rosa ormai collaudata da qualche anno, con un allenatore che, per quanto vituperato ai tempi della Nazionale, ha dimostrato di sapere il fatto suo, lavorando con tanta umiltà e tanta conoscenza del calcio. Inoltre gente come Amauri, Cassano, Biabiany, Marchionni, Cassani e Ghezzal recita un ruolo non secondario in un campionato ormai sceso incredibilmente di livello come il nostro.

Finisce così con i Crociati a festeggiare la vittoria lanciando le maglie ai propri tifosi, mentre la Salernitana timidamente si avvicina alla Sud senza però portarsi a contatto con gli ultras, fatta eccezione per un paio di elementi. Ciò mi lascia un po’ perplesso, ma ognuno è libero di fare le proprie scelte. In particolar modo nel calcio di oggi dove certi valori sono ormai soltanto uno specchietto per le allodole.

Mentre i salernitani si concedono un dopo partita per onorare il Siberiano, io comincio a prepararmi per fare ritorno a casa. Il treno passerà a Salerno alle 3,25. Abbandono il Dirceu con soddisfazione. Ne è valsa assolutamente la pena. Il clima è ancora umido mentre mi lascio alle spalle lo stadio ed il traffico delle macchine incolonnate verso l’autostrada.

L’Intercity Notte fino a Roma è sempre un qualcosa di romantico, soprattutto per il siparietto a cui assisto da Napoli a Formia, una lunga e caratteristica discussione tra il capotreno ed una comitiva formata da un ragazzo e due ragazze. I tre, in possesso di un biglietto per il Regionale, vogliono viaggiare fino a Roma sull’Intercity, ma il controllore non è dello stesso avviso. Così comincia una discussione in pieno dialetto che coinvolge alla fine mezzo vagone. La cosa degenera quando a Formia sale la Pol.Fer., con il ragazzo che afferma di essere un esperto borseggiatore operante solitamente sulla linea adriatica. Le facce degli agenti sono tutto un programma, ma il ragazzo (evidentemente in stato di alterazione) continua imperterrito. “Anche se sono borseggiatore ho fatto il biglietto per educazione”. Beh, vi sentite di dirgli qualcosa? Io gli conferirei semplicemente il premio Oscar. È l’ultimo sussulto della nottata. Anch’io mi concedo un paio d’ore di sonno, buona notte a tutti.

Simone Meloni.