Secondo le disposizioni anti-Covid, com’è ormai noto, la capienza degli stadi italiani è stata ridotta al 50% e lo stadio Luigi Ferraris, complici gli ulteriori lavori di ristrutturazione di una gradinata e la conseguente chiusura del settore, può ospitare solamente dodicimila spettatori, numero infinitamente insufficiente se andiamo a scartabellare i numeri portati tra le mura amiche da entrambe le tifoserie genovesi in epoca pre-pandemia. Aggiungiamo pure che mille tagliandi sono riservati alla tifoseria ospite, si può ben capire che la decisione della tifoseria organizzata blucerchiata di non entrare è ampiamente condivisibile: sicuramente, in caso di scelta contraria, ci sarebbe stato chi, suo malgrado, sarebbe rimasto con il classico pugno di mosche in mano.

Ultras rossoneri che invece non perdono occasione di timbrare il cartellino: la voglia di tornare a girare è tanta e viene da domandarsi quanti sarebbero stati gli ospiti se non ci fossero state limitazioni. Per quanto riguarda gli strumenti del tifo, i rossoneri danno ampio sfoggio del proprio potenziale: oltre allo striscione da trasferta portano a Genova un paio di bandieroni di ottima fattura ed un tamburo utile per dettare i ritmi del tifo. Non manca nulla perciò viene da pensare quale genio possa insinuare che due pezzi di stoffa ed un tamburo possano essere veicoli di trasmissione del virus; pur non avendo una laurea in materia da esibire, c’è da restare a bocca aperta per questa teoria strampalata o quantomeno fortemente allarmistica. Ma tant’è, in questi periodi ci siamo trasformati in spugne, abbiamo assorbito ed assimilato ogni notizia riguardante virus, vaccino e trasmissione dello stesso: ormai non c’è persona sul pianeta che non possa avvallare o negare questa o quella informazione. Un po’ come sulla tematica ultras, tutti hanno la verità a portata di mano, la soluzione altrettanto facile ed una propria teoria. La figura del “tuttologo” mai come in questo periodo va di moda. Anche su argomenti talmente vasti da non poter per loro stessa natura essere compressi in una sola sfumatura.

La Gradinata Sud conta qualche centinaio di spettatori sparsi nel settore, risultando praticamente deserta, così il tifo di matrice rossonera prende il sopravvento fin dalle prime battute e resta alto per buoni tratti della partita. Malgrado l’assenza di Ultras Tito e company, non manca qualche coro offensivo a rinvigorire una rivalità che si perde nella notte dei tempi, rivalità che ha toccato pure dei picchi piuttosto alti.

Resta uno spettacolo mozzo, un pranzo di gala dove manca l’invitato principale, resta una partita dove si sente e si vede chiaramente che l’atmosfera è tiepida; inusuale malgrado ci si stia un po’ troppo abituando a vedere stadi vuoti e silenti. Resta il pallone che rotola, il giocatore che segna, la vittoria di una squadra e la sconfitta dell’altra ma pathos, passione ed adrenalina sono da rimandare a data da destinarsi. Quanto si pagherebbe per vedere la corsa sfrenata dell’autore del gol verso i propri tifosi che idealmente lo abbracciano?

Foto di Alberto Cornalba