Quando parli di Sampdoria-Verona, più che alle sfide in campo, pensi ad uno dei gemellaggi più datati della storia del movimento ultras italiano, visto che, tra la tifoseria blucerchiata e quella gialloblu, l’allaccio dei primi rapporti amichevoli, rafforzatisi col passare degli anni, risale ad oltre 40 anni fa. Di acqua sotto i ponti ne è passata, così come sono passate tante generazioni, da ambo i lati, sui gradoni. Quando il tempo non scalfisce i rapporti umani vuol dire che, bene o male, nonostante magari tante differenze stilistiche e nel modo di vivere e interpretare l’essere ultras, una base solida comune c’è. E pertanto, il leitmotiv di questa giornata sarà, come già avvenuto due volte in questa stagione (all’andata in campionato al Bentegodi e in Coppa Italia qui a Marassi), il rinsaldarsi di un lungo gemellaggio. Inutile a dirsi, come sempre, c’è un ricco pre-partita e un ampio post-partita per brindare, raccontare, ricordare. Sugli spalti molte sciarpe e bandiere blucerchiate spiccano nel settore ospiti, e altrettanto avviene, a colori invertiti, in Gradinata Sud.

Snocciolando qualche numero della partita sugli spalti, solito pienone della Gradinata Sud, 20.000 spettatori complessivi in tutto lo stadio e Veronesi che riempiono la parte superiore del settore destinato a loro. Per quanto non sia il migliore a livello di popolarità, Mihajlovic ha riportato la Sampdoria in una posizione di classifica tranquilla, senza grandi ambizioni ma almeno lontano dalla graticola della zona retrocessione, e tanto è bastato al popolo blucerchiato per ritrovare un certo entusiasmo.

In campo non c’è praticamente storia, visto che con tre gol nel primo tempo e due nel secondo la Sampdoria liquida un Hellas Verona mai arrivato a Marassi, forse fin troppo appagato dall’ottimo campionato fin qui disputato.

Testo di Stefano Severi.
Foto di Alberto Cornalba.