L’Europa Conference League è la competizione creata dalla UEFA (inaugurata nella stagione 2023-2024) destinata a quei club che, non avendo raggiunto un piazzamento per le due principali coppe, ottengono comunque un pass per varcare i propri confini nazionali e confrontarsi, in campo e fuori, con altre e nuove realtà.
Per molti, inizialmente, si trattava dell’ennesima trovata “inutile” ideata dai vertici calcistici continentali ma che nulla avrebbe aggiunto. Col tempo però i tifosi ne hanno iniziato ad apprezzare le caratteristiche per certi versi “meritocratiche e inclusive“, in quanto veniva regalata loro la possibilità, concreta, di poter seriamente ambire ad un traguardo importante. Negli anni, infatti, prima la Roma, poi il West Ham e infine i greci dell’Olympiacos, club che nel calcio moderno difficilmente avrebbero alzato un trofeo europeo, sono stati capaci di riportare a casa una coppa, che seppur non prestigiosa come la Champions League, ha saputo regalare ai supporter delle rispettive squadre momenti di gioia, persino più coinvolgenti di quelli vissuti dagli omologhi di Real Madrid o Manchester City, ormai tanto abituati a vincere che sono persino diventati incapaci di cogliere l’importanza della vittoria; questo senza contare l’ampia presenza di turisti calcistici nelle loro file, senza alcun legame di sangue con queste squadre.
Per la fase finale dei preliminari di Conference League si affrontano gli svizzeri del San Gallo e i turchi del Trabzonspor, quest’ultimi, secondo i bookmaker, favoriti per il passaggio del turno. I padroni di casa mancano da una fase a gironi dalla stagione 2013-2014, quando dopo aver eliminato i russi dello Spartak Mosca, si qualificarono per il turno successivo dell’Europa League.
Il primo match si disputa proprio in casa del San Gallo, mentre il ritorno, programmato per la settimana successiva, si disputa in Turchia. Corsi e ricorsi storici: le due partite si giocano nelle date del 22 e 29 agosto, proprio gli stessi giorni in cui dieci anni prima gli svizzeri affrontarono, vincendo, i russi dello Spartak, guadagnandosi il passaggio del turno.
Per la partita di andata si registra il tutto esaurito, sono infatti oltre 16 mila gli spettatori presenti nell’impianto svizzero, che inaugurato nell’ormai lontano 2008, è diventato a tutti gli effetti la casa della squadra di calcio di San Gallo. Lo stadio, piccolo ma accogliente, alla cui realizzazione ha partecipato tra l’altro anche IKEA, è coperto in ogni settore ma soprattutto è sprovvisto di pista atletica, divenendo di fatto un impianto per il calcio e superando quindi la logica delle strutture polifunzionali che almeno fino a tutti gli anni 90 avevano ispirato gli architetti nelle loro progettazioni di stadi.
I tifosi turchi sono circa duemila, molti dei quali arrivati da ogni zona dell’Europa, soprattutto Germania e ovviamente Svizzera. Nonostante il numero imponente il loro tifo non è particolarmente costante, presumibilmente dovuto alla presenza di molti supporter che venendo dalle più disparate aree dell’Europa non sono soliti conoscere le logiche e le dinamiche del tifo organizzato: probabilmente sono quelli che nel linguaggio curvaiolo chiameremmo “occasionali“, buoni per fare numeri, ma di scarso apporto per quanto riguarda il sostegno alla squadra. Gli ospiti offrono ad inizio partita una bella cartata colorata, ma calano ben presto nel sostegno, segnalandosi solo nelle fasi concitate del match. Lo zoccolo duro, tuttavia, prova a tenere alto l’onore dei propri colori, provando a più riprese a farsi sentire. Si segnalano per l’accensione di torce al minuto 61, numero importante nella loro “cabala” in quanto identifica la loro città come, più o meno, avviene da noi con il CAP.
I padroni di casa sono davvero molto carichi, per loro la semplice partecipazione al turno preliminare di Conference League è un evento più unico che raro; tutto l’ambiente del San Gallo, infatti, vive la partita in maniera intensa. Per l’occasione organizzano anche una simpatica coreografia: sulla falsariga di quanto ormai si vede da diversi anni in giro per l’Europa, al centro viene issato uno scheletro che tiene tra le mani alcune carte da gioco, il tutto completato dallo striscione attaccato sulla vetrata: “Sempre un asso nella manica”. La curva dei tifosi prova a spingere la squadra alla una vittoria che purtroppo per loro non arriva, rimandando tutto alla gara di ritorno.
Testo di Michele D’Urso
Foto di Remo Zollinger