Ancora una volta ci troviamo nel mezzo di una diatriba derivata da terze parti. Ancora una volta ci sentiamo in dovere di dire e sottolineare che noi, ultras della Sangiustese, siamo parte lesa di una controversa situazione venutasi a creare nel nostro paese e nel nostro stadio, anche dopo essere diventato (è proprio il caso di dire) un maledetto impianto federale, creato con i nostri soldi pubblici. Facciamo dunque l’ennesimo appello alle parti coinvolte, quali società e istituzioni (presidente della Sangiustese e sindaco di Monte San Giusto) a fare questo benedetto tavolo e risolvere finalmente ogni contenzioso in atto ormai da troppo tempo che penalizza tutti. Abbiamo un impianto, abbiamo una società seria che sta dando ottimi risultati e dimostra di voler investire nel territorio. Abbiamo un sindaco che riteniamo capace. Abbiamo un popolo, quello sportivo, che merita rispetto. Dal lontano 1957 ha un solo posto dove poter fare calcio e per nessun motivo al mondo deve emigrare in altri stadi per poter continuare a portare in alto il nome di Monte San Giusto. È giunta l’ora di venirsi incontro e di mettere fine a queste buffonate che creano solo sconfitte e nessun vincitore. Vogliamo e pretendiamo che la Sangiustese disputi il suo campionato nel solo e unico impianto, quello di Monte San Giusto. Ci teniamo inoltre a dire che, qualora prevarranno i personalismi, le indignazioni o altre banali, stupide e inconcepibili diatribe e per forza di cose la Sangiustese sarà costretta a emigrare altrove, noi ultras del tifo organizzato a malincuore sospenderemo ogni forma di incitamento e non seguiremo nessuna delle partite casalinghe della nostra amata casacca rossoblu. Ci riserveremo di portare avanti una serie di iniziative contro un sistema che danneggia chi, 7 giorni su 7, si adopera per organizzare il tifo tra mille sacrifici e macina chilometri solo per una sana passione calcistica paesana. Monte San Giusto siamo noi… e noi siamo la Sangiustese. Il Comunale è la sola ed unica casa”.