Al “Casone” di Santeramo in colle, l’Ideale Bari fa visita alla seconda in classifica del girone B del campionato di Prima Categoria Pugliese. L’impianto in questione è utilizzato anche dalla squadra di rugby locale e si compone da due belle tribune, una scoperta ma inagibile come tante altre a queste latitudini calcistiche, l’altra coperta laddove gli ultras di casa, “I lupi della Ovest” trovano posto. Gruppo di recente formazione, si compone di ragazzi molto giovani e con altrettanta voglia di fare e di crescere. Al lato opposto della stessa tribuna che ospita i locali, si sistemano invece i ragazzi dell’Ideale, arrivati in circa una trentina nel centro della Murgia barese.
Gli ospiti, a differenza dei padroni di casa, optano per una collocazione un po’ più centrale nel loro angolo di tribuna, tenendo a mano la pezza “Non superemo mai questa fase” visto che la recinzione è letteralmente tappezzata di striscioni degli sponsor locali. Cori secchi e decisi per la maglia e la città, così come anche i padroni di casa, coordinati da un megafono e un tamburo. Nonostante la loro giovane formazione e la categoria, mantengono dei buoni livelli, incitando i propri colori e l’undici in campo, gli ospiti invece non risulteranno decisivi come in altre occasioni, se non nella parte finale della partita dove saliranno decisamente di tono.
Nota di merito per “I Lupi della Ovest” che, oltre alla costante presenza sui vari campi del girone, ad inizio partita attaccano alla recinzione lo striscione “Trasferte Libere”, oppositiva presa di posizione per quanto sta accadendo in tutto lo Stivale, in virtù di trasferte vietate anche 24 ore prima della gara con ovvie ricadute sulle tifoserie che magari nel frattempo avevano organizzato viaggi, comprato biglietti compresi quelli di aerei, treni, ecc. L’ennesimo giro di vite su chi il tifo lo vive con passione e ne fa una ragione di esistenza. L’ennesima auto-assoluzione di un sistema che non si prende responsabilità ma puntualmente responsabilizza i tifosi per ogni atto al di sopra delle righe.
Tino Chinnì