Domenica pomeriggio a Cardito, il cui campo negli ultimi anni sta ospitando il Savoia come “squadra di casa”, in attesa del completamento dei lavori allo stadio Giraud di Torre Annunziata. Un’attesa lunga che fa davvero male ai locali, ma che non ha mai scoraggiato i veri oplontini, sempre accorsi numerosi a sostenere i propri colori di appartenenza, ovunque la squadra giocasse, e ovunque fosse possibile andare in trasferta.
E quest’anno il Savoia è tornato a mostrare in Serie D la sua storia e la forza che da essa ne deriva. Questa è la mia prima volta al cospetto di questa tifoseria e ne resto piacevolmente impressionata. La partita in campo è Savoia-Ilvamaddalena, nel settore ospiti sono presenti solo dirigenti e familiari, la maggioranza del pubblico è tutto oplontino.
Dopo una coreografia iniziale con sventolio di bandiere bianche e nere e un telone con la data di fondazione della squadra, sin dall’ingresso in campo, i tamburi e i battimani dei bianchi di Torre Annunziata non cessano mai se non nella pausa tra i due tempi.
Quella del Savoia si dimostra una tifoseria con carattere e che trasuda tutta la sua grande tradizione, determinata a raggiungere un riscatto a livello calcistico e sociale dopo diversi anni bui, tornando finalmente a splendere come nei suoi giorni migliori.
Anche in campo la partita è sudata fino all’ultimo minuto di recupero, le due squadre danno il massimo, dimostrando determinazione e voglia di vincere, e sicuramente l’energia dei tifosi si riflette nell’umore e nella grinta in campo risultando alla fine decisiva.
Fino all’ultimo secondo il risultato è rimasto in bilico, ma i bianchi sono riusciti a conquistare la vittoria al novantaseiesimo, prima del triplice fischio in un finale al cardiopalma.
La speranza e l’augurio, oltre quel che riguarda il futuro più remoto, è che questa tifoseria torni presto quanto meno a giocare in casa propria. Per i sogni più arditi c’è sempre tempo per chi ci crede.
Imma Borrelli