Era dalla partita contro l’Agropoli che non si vedevano tifosi ospiti al Giraud. Vedere una tifoseria affollare quello spicchio di stadio, uno striscione, qualcosa o qualcuno che abbia a che fare con la parola “ultras”, rappresenta per la curva di casa uno stimolo in più per tifare.

Il confronto con un dirimpettaio degno, è qualcosa di veramente appagante per una tifoseria, e la partita di oggi ne è stata l’ennesima dimostrazione.

La curva sud oggi sfoderato una prestazione sublime, con cori massicci e prolungati che rimbombavano (e non tanto per dire) in tutto lo stadio. Ad inizio partita è stato intonato un “Noi vogliamo questa vittoria” che mi ha fatto letteralmente rabbrividire.

Per quanto concerne i materani, dopo le invasioni di Marcianise e Vico Equense, mi aspettavo che venissero in un buon numero, ma non è stato così. Erano infatti una 60ina i presenti, ma onore a loro che, al netto degli occasionali che spesso sono solo zavorra, non si sono fermati un attimo: come recitava uno striscione, sono loro la vera Matera.

Ma veniamo al festival degli striscioni della curva sud: inizia con “Ciro non mollare”, chiaro riferimento al tifoso napoletano ferito a Roma in occasione della finale di Coppa Italia; segue “Immobile ai mondiali”, messaggio per esortare Prandelli a convocare il loro concittadino per la prossima rassegna iridata; “Fomenti la repressione, fenomeno della disinformazione, sei la rovina della nazione, giornalista coglione”, firmato Supporters, chiaramente dettato da tutte le baggianate dette sempre in merito ai fatti della Coppa Italia. Non manca uno striscione di sfottò agli avversari odierni, “Matera merda”, mentre un ultimo striscione viene esposto per rivendicare quella libertà di opinione sancita dalla Costituzione, ma negata all’ultras napoletano notoriamente daspato per aver indossato una t-shirt con quello stesso messaggio. L’apologia dell’assassinio è una cosa ben diversa, in questo caso si chiede solo giustizia e verità su una storia giudiziaria molto complicata che, perizie del Ris e testimonianze di un collega di Raciti alla mano, dimostrano che la vera colpa di Speziale è quella di essersi prestato perfettamente a far loro da capro espiatorio.

Emilio Celotto.