La serie D è sempre stata un vero e proprio mare magnum nel quale, nel corso degli anni, si sono susseguite e si susseguono ancora oggi tante squadre con una certa rilevanza. Bari, Avellino, Modena, Nocerina, Cesena, Andria sono solo alcune delle tante compagini che si trovano invischiate in questa insidiosa categoria per i motivi più disparati. Tuttavia, accanto ad esse, se ne possono ritrovare alcune che storicamente presentano un blasone non certo indifferente e che rappresentano città altrettanto importanti.

Quest’oggi ho la possibilità di analizzare proprio due tra queste. Sto parlando del Savoia e del Taranto, di Torre Annunziata e della città ionica, dell’antica “Oplontis”e della spartana “Taras”. Due città nelle quali il calcio e il tifo, per citare un due aste che proprio in quest’occasione ho notato, è un vero e proprio “Stile di vita”. Sì perché, nonostante gestioni scellerate, campionati fallimentari, delusioni su delusioni i rispettivi supporter sono ancora lì, più numerosi e innamorati che mai ed oggi ne ho avuto di nuovo prova.

Savoia – Taranto è, infatti, proprio il match in programma per la sesta giornata del girone H nonché sfida di cartello di questo turno. E se a ciò si aggiunge il via libera dato dalla questura ai tarantini, è subito chiaro che sarà una partita spettacolare su tutti i fronti. Per questo motivo opto per arrivare nella città napoletana molto presto, in modo da poter assaporare tutto il pre-partita e dare un’occhiata ai bellissimi murales che costeggiano l’impianto “Alfredo Giraud”, che personalmente non ho ancora avuto modo di vedere.

Ciò che mi sorprende immediatamente è il grande movimento presente già verso l’una nei dintorni dello stadio: bambini, ragazzi, adulti che corrono a fare il biglietto mentre i vari gruppi organizzati si mostrano subito vigili, coscienti dell’arrivo di una grande tifoseria come quella tarantina.

Alle 14.00 sono già in campo e il colpo d’occhio è subito notevole. Rimango, innanzitutto, sorpreso dallo stadio che, sebbene presenti il settore distinti inagibile, è sicuramente tra i migliori dell’hinterland. Una spaziosa tribuna coperta e una curva di casa imponente mi lasciano già presagire l’adrenalina del tifo che da lì a poco avrò occasione di ammirare.

Mi sento immerso in un alone di stupore e allo stesso tempo di curiosità. Ispeziono nei minimi dettagli ogni metro del rettangolo di gioco, mi avvicino alle recinzioni, scruto il profondo fossato che divide gli spalti dal campo e attendo con trepidazione il sopraggiungere degli ultras di entrambe le fazioni. Il tempo passa in un attimo e in men che non si dica sono già le 14 e 40 e ciò significa che la partita è ormai imminente.

I primi ad entrare nel rispettivo settore sono i tarantini, anche se i vari gruppi entreranno in momenti differenti. I rossoblu montano subito i diversi bandieroni e decidono di esporre, anziché appendere, le rispettive pezze: “Gruppo Zuffa”, “Taranto supporters”, “Boys Lizzano”,”Krazy Group”, “Ultrapaz”, “CEP 1987” , mi rendo conto che sono davvero parecchi e non a caso i presenti sono circa 250. Un ottimo risultato soprattutto se teniamo conto della categoria.

Per quanto riguarda i padroni di casa il tifo è assiepato in Curva dove, accanto allo striscione centrale e principale “Ultras Savoia” spiccano anche quelli dei gruppi “Ultras Cani Sciolti” e “Bronx”. Ma non è finita qui, in tribuna infatti è possibile notare un altro gruppetto che sventolerà il proprio materiale per tutta la gara oltre che a dare vita ad una discreta coreografia. Al fischio d’inizio, dunque, gli ultras biancoscudati aprono il sipario con una fumogenata “old style” di colore bianco che coinvolge tutto il settore, mentre la già citata tribuna alza numerosi cartoncini bianchi e neri e al centro viene srotolato lo scudo simbolo del Savoia.

Il match, come previsto, si giocherà su alti ritmi e altrettanto si può dire per il tifo. Gli ionici si fanno fin da subito sentire ma i “bianchi” rispondono davvero alla grande. Sarà perché non li avevo mai visti dal vivo, sarà perché ormai è sempre più difficile trovare tifoserie quadrate, fatto sta che mi hanno davvero impressionato ed è difficile scovare qualche difetto. Battimani, cori secchi, cori ritmati sono davvero un treno inarrestabile e non calano nemmeno dopo lo svantaggio arrivato a fine primo tempo.

Da segnalare inoltre l’esposizione di uno striscione per Stefano Cucchi che generà l’applauso di tutto l’impianto, ospiti compresi. Proprio per quanto riguarda i tarantini, anch’essi sono protagonisti di una buona prestazione, l’unico appunto che mi permetto di fare è forse nella mancata compattezza che li limita, in particolare, durante i cori. Stupenda inoltre l’esultanza con tutta la squadra che corre verso i propri i tifosi e tante le torce attese durante l’arco della gara.

Sul rettangolo di gioco, invece, è proprio il Taranto ad avere la meglio riuscendo a resistere agli attacchi oplontini e a preservare l’1 a 0. In complesso mi posso ritenere più che soddisfatto: conoscere ed ammirare due tra le tifoserie più calorose del sud in una sola volta fa sempre il suo effetto, ma soprattutto posso dire di essere convinto che questa “tradizione ultras” non verrà mai scalfita da nessuna categoria. Gli ultras sono ultras sempre e dovunque e gli oplontini e i tarantini lo sanno bene, anzi ne sono sicuramente l’emblema.

Mi perdoneranno le rispettive tifoserie se, per descrivere tale situazione, utilizzo un coro di un’altra squadra ma, mai come in questo caso, si potrebbe cantare a squarciagola: “Passerano giocatori, passeranno società ma noi siamo sempre qua siamo gli ultrà”.

Testo di Vincenzo Amore.
Foto di Pierpaolo Sacco