Ultima gara stagionale per la Scafatese in questo campionato che segnava il loro ritorno in Serie D. Una stagione cominciata in maniera esaltante, candidandosi a nefasto terzo incomodo fra le due blasonate litiganti Siracusa e Reggina. Sfortunatamente i canarini hanno però perso il passo sul lungo periodo, attestandosi su un comunque più che onorevole terzo posto, specie considerando che parliamo di una matricola.

Siamo alla prima domenica di maggio, l’atmosfera è quella tipica di fine anno, a maggior ragione che qualsiasi risultato possa verificarsi, non avrebbe alcun peso per la classifica di entrambe, ormai blindata. Paradossalmente e inversamente ricco di significato il confronto sugli spalti per le due tifoserie. Non c’è pathos dettato da ragioni calcistiche, non c’è uno storico ricco di sfide fra le due compagini e quindi nemmeno fra i gruppi ultras, ma c’è la voglia di dimostrare tutto il proprio valore proprio qua, quando il pubblico delle grandi occasioni non ha nessun carro su cui salire, mentre i veri tifosi possono dimostrare a prescindere, tutto il proprio amore e il proprio valore.

Gli ultras della Scafatese, ancora una volta, si mettono in mostra con un’ottima organizzazione, continui i battimani e i cori per i canarini, mentre non mancano i cori contro gli acerrimi rivali di Angri. Il loro sostegno è davvero costante, animato soprattutto dalla prospettiva dei prossimi play-off e del ripescaggio in C che ne potrebbe conseguire, ma sempre senza sognar troppo forte che siamo pur sempre in Italia, con tutti i problemi strutturali che ne conseguono.

Anche il tifo a supporto del Ragusa, nonostante l’inferiorità numerica (arrivati con un furgone gli ultras, pochi altri i tifosi in loro aggiunta), ha cercato di farsi sentire, segno della vitalità del nostro movimento, soprattutto nelle realtà minori. La sconfitta allo scadere non premia la loro generosità, ma è una di quelle sconfitte che bruciano più per una questione di orgoglio che di punti, visto che – come detto – la classifica non aveva nulla da dire e da dare a entrambe le squadre.

Si chiude così un piacevole pomeriggio, uno di quelli che ti mette voglia di tornare ancora e ancora a vivere partite del genere: è proprio in questi contesti che si respira clima ultras, lontano dai riflettori e dai tanti influencer alimentati da Instagram e TikTok che accorrono soltanto per le partite di cartello a caccia del “content” per i propri social e per il proprio ego. Con buona pace della comprensione o della divulgazione di quanto appartiene a questo mondo, schiacciato tra la demonizzazione da una parte e ora anche dalla pacchianizzazione.

Davide Gallo