Quando in Italia si parla di sport in crisi e di calo del pubblico durante le manifestazioni sportive, difficilmente ci si pone delle domande significative e sensate. Basterebbe chiedersi il perché, senza attaccarsi a dati e numeri offerti dalle statistiche, che a freddo possono voler dire tutto e niente. Noi, che stadi e palazzetti li frequentiamo, sappiamo bene quali sono le motivazioni che hanno fatto allontanare parecchia gente, soprattutto dai primi. E siamo altrettanto coscienti di come la colpa non risieda quasi mai nella volontà del pubblico, semmai dalle condizioni che ne creano il lento distacco.

Questo preambolo per dire che se ci sono fede, attaccamento e passione, ma soprattutto se ci sono le condizioni per vivere un evento sportivo senza troppa pressione e senza l’impressione di andare in guerra, gli spalti si riempiono di conseguenza. Prendiamo il basket e la sua abitudine di disputare un turno a cavallo tra Natale e Capodanno. Basterebbe dare uno sguardo ai palazzetti, per accertarsi di come la gente non se lo faccia chiedere due volte e li affolli gioiosamente. In Serie A1 come in A2.

Scafati è una piazza che negli ultimi dieci anni ha saputo ritagliarsi un importante spazio all’interno del movimento cestistico italiano, con la doppia partecipazione alla massima categoria di qualche anno fa che ne ha coronato la storia, dando la possibilità ai tifosi gialloblu di saggiare l’emozione del derby con il capoluogo. Di fronte c’è la Virtus Roma, una delle nobili decadute della pallacanestro italiana, che sinora ha alternato ottime prestazioni a brusche frenate.

Quando con Emilio mi avvicino al palazzetto resto colpito principalmente da una cosa: non c’è polizia e se c’è è nascosta da qualche parte, agendo in sordina visto la tranquillità del clima. Diverse persone stanno facendo la fila ai botteghini, mentre noi ritiriamo i nostri accrediti e facciamo ingresso al PalaMangano, impianto che quest’anno ha subito un importante ristrutturazione e che deve il suo nome a Massimo Mangano, storico allenatore della compagine campana, morto nel 2000 e riconosciuto come il vero e proprio fautore dello sviluppo della pallacanestro in città.

Le gradinate si vanno riempiendo e alla fine si registrerà un ottimo colpo d’occhio, con gli ultras scafatesi che si posizionano in una angolo della curva a me dirimpettaia. In totale sono una quarantina e si identificano dietro lo striscione degli Inafferrabili. Nel settore ospiti, alla sirena iniziale, sono presenti soltanto pochi tifosi normali, che verranno raggiunti, poco dopo, dagli ultras della Curva Ancilotto.

Finalmente può iniziare un confronto che difficilmente ha luogo in questa categoria. Soprattutto nel raggruppamento Ovest, infatti, di tifoserie attive e “viaggianti” ce ne sono davvero pochissime e, pur essendoci un totale rapporto d’indifferenza tra le due fazioni, è ovvio che i ragazzi delle curve siano stimolati dalla presenza di supporter avversari. Su fronte scafatese il gruppo tiene bene per tutta la gara, sventolando un paio di bandiere e mettendosi in mostra con diverse manate. Come succede spesso nel basket, il risultato, quasi sempre sfavorevole ai campani, non li aiuta a trascinarsi dietro il pubblico delle tribune, che si scalderà soltanto nel finale, quando i gialloblu sembrano in grado di colmare il gap e recuperare il cospicuo svantaggio.

Nel settore ospiti si contano una trentina di ultras più, come detto, qualche altro tifoso giallorosso. Che il lavoro delle Brigate stia dando buoni frutti è sottolineato anche dalla prestazione odierna. I romani infatti affrontano la gara con pochi fronzoli: manate, cori a rispondere e canti eseguiti con un’ottima intensità. Una miscela che produce una performance ottima, ripagata dalla vittoria del quintetto di Caja.

Il palcoscenico finale è tutto per giocatori e tifosi ospiti, che festeggiano insieme mentre il palazzetto sfolla lentamente. L’ultimo tassello dell’anno è stato posto nel mosaico delle partitelle; anche per me è tempo di tornare a casa e cercare di entrare nel clima di festività natalizie che proprio non mi appartiene. In attesa che inizi il 2016, con altri viaggi e tifoserie da fotografare e raccontare!

Simone Meloni