Dopo un primo rinvio lo scorso 17 maggio, a causa di problemi procedurali (non tutti gli indagati avevano ricevuto notifica dell’avvio dell’iter giudiziario), è ripreso in aula il processo a carico di alcuni ultras atalantini accusati degli scontri del 18 gennaio durante la gara Atalanta-Inter.

Al termine del derby lombardo, la carovana di pullman dei tifosi milanesi veniva sorpresa, da una via laterale, da un gruppo di tifosi bergamaschi. Lancio di torce ed oggetti per fermare la marcia dei mezzi e cercare il contatto con gli occupanti, poi cariche, schermaglie e inseguimenti fra polizia e tifosi.

A margine di quegli eventi, dieci tifosi bergamaschi (uno in realtà era un gemellato tedesco dell’Eintracht Francoforte) furono fermati e successivamente rilasciati con obbligo di firma in attesa del processo. Per tutti è automaticamente scattato il daspo: 5 anni a testa per tutti, tranne due sanzionati con 8 anni in quanto recidivi.

Al successivo processo, uno solo sceglierà la via del procedimento ordinario mentre tutti gli altri accederanno al rito abbreviato. I capi di imputazione contestati saranno resistenza, violenza, lesioni e danneggiamenti. Tra i sette poliziotti feriti, tre di questi si presenteranno come parte civile.

Nell’ultimo atto andato in scena ieri, gli indagati hanno offerto 4.000 € di risarcimento alla parte civile, trattenuti dal legale della stessa in attesa del pronunciamento in merito del giudice, informando della volontà degli agenti di devolvere tale somma in beneficenza.

Il pubblico ministero invece, ha formulato al giudice richieste di condanne che vanno dai 2 anni e 6 mesi ai 2 anni e 8 mesi. La difesa discuterà il prossimo 30 settembre contro le individuazioni fotografiche fornite dalla digos che vengono ritenute insufficienti a provare il coinvolgimento degli indagati.

Matteo Falcone.