Era appena iniziato il 2014 quando padovani e modenesi incrociarono fortuitamente le loro strade in quel di Palermo. Ne nacquero alcuni scontri a loro modo epocali, neanche tanto per le dinamiche o per aver attratto l’interesse morboso dell’opinione pubblica: di immagini non se ne videro nemmeno tantissime, quindi la pornografia mediatica fu scongiurata. Particolare invece fu la location di quegli scontri e dopo anni di incroci pericolosi nelle stazioni ferroviarie, come in questo caso, gli ultras hanno finito per incrociare le armi anche negli scali aeroportuali.

All’aeroporto “Falcone – Borsellino” di Palermo, i padovani aspettavano il loro aereo per Venezia dopo la trasferta di Trapani, i modenesi invece erano appena sbarcati in vista della gara che li vedeva impegnati proprio al “Renzo Barbera” di Palermo.

Le cronache riportarono di un poliziotto in servizio all’aeroporto, ferito per sedare la lite. In ventidue finirono inizialmente agli arresti, ci fu anche un’interrogazione al Senato, poi l’iter processuale fece il suo corso rientrando nell’ordine naturale e logico delle cose, ancor più lontano dal clamore giustizialista di chi confonda informazione e opinionismo.

Venendo all’attualità, è notizia di questi giorni che la terza sezione della Corte di Cassazione ha annullato in data 31/05/2017 undici obblighi di firma a carico di altrettanti tifosi del Padova, difesi dall’avvocato Giovanni Adami, attinti da Daspo emesso dal Questore di Palermo a seguito di quegli scontri. Alla base del provvedimento della Suprema Corte, l’inosservanza dei termini di legge a garanzia della difesa: il GIP in pratica ha convalidato la firma senza rispettare i termini temporali garantiti alla controparte per produrre una memoria difensiva.