Siamo scossi dalla morte di Davide Astori, perchè non si puó morire a soli 31 anni. Siamo altresì stupiti dall’ennesimo schiaffo dato, involontariamente, alla categoria che dovrebbe essere importante ma di fatto risulta essere la più bistrattata del calcio “moderno”: i tifosi. Oggi si sarebbe dovuta disputare anche Avellino-Bari. Dopo aver avuto la certezza di poter assistere alla trasferta solo 72 ore prima dell’inizio della gara (giovedì, ndr), abbiamo saputo del rinvio quando eravamo già nei pressi di Avellino. Nelle scorse 72 ore ci sono stati ragazzi che, pur di organizzare una trasferta (11 pullman), hanno rinunciato a qualsiasi cosa, dedicando tempo, testa e cuore alla macchina organizzativa. Purtroppo la morte di Astori, non poteva avere preavviso; abbiamo accettato – con rispetto e in virtù di un passato che ci ha visto chiedere la sospensione delle partite al cospetto della morte di un tifoso – la scelta della Lega Calcio e siamo tornati indietro. Ci auguriamo che gli addetti ai lavori, con la scelta di bloccare i campionati al cospetto della morte di un tesserato, d’ora in avanti adottino lo stesso metro di giudizio qualora a morire dovessero essere tifosi o magazzinieri, allenatori o direttori sportivi, presidenti o raccattapalle, spazzando via la teoria del “due pesi, due misure”, a cui abbiamo assistito in passato: la morte è uguale per tutti. Tranne per coloro che hanno sbagliato, non hanno pagato come avrebbero dovuto e non hanno ancora chiesto scusa.