Probabilmente capire la fede per la Fortitudo Bologna è un qualcosa di difficile per chiunque. Non è la prima volta che seguo la squadra bolognese negli ultimi tempi, ma vedere la costanza della “Fossa” e di diversi tifosi nel seguire ovunque la propria squadra che annaspa in categorie non consone, non ha una spiegazione molto razionale.

La Serie B italiana di basket, nonostante negli ultimi anni si sia alzata di livello proprio grazie alla presenza di molte nobili decadute, non è assolutamente il top da seguire per un appassionato. Aggiungiamoci anche il fatto che, rispetto alla scorsa stagione, la Fortitudo va pure peggio. Nelle aspettative del tifoso, la Fortitudo dovrebbe fare un campionato alla Mens Sana, per intenderci, ma la realtà vera è che la risalita sarà dura, sofferta. I Fortitudini però ci sono, quella cinquantina minima che in piccoli ambienti la fa eccome la differenza.

Oggi, tra l’altro, l’ambiente non è assolutamente angusto. L’Aurora Desio, in via eccezionale, abbandona il palazzetto di via San Pietro, in pieno centro, per spostarsi al PalaDesio, prossima sede delle Final8 di Coppa Italia di basket: merita la tradizione della propria squadra, merita il seguito ospite. Il PalaDesio, in realtà, da parecchio tempo ospita tutto al di fuori della squadra locale: Cantù, Olimpia Milano ed altre manifestazioni. Per la ex Irge questo impianto è sovradimensionato, aggiungendo il fatto che, nonostante gli ormai lontani fasti passati, la squadra brianzola è neopromossa nella categoria ma impelagata nei bassifondi.

Quella di questa sera è una serata di gala, per tutti. È una sfida che ad entrambe le tifoserie porta ricordi di quella Serie A1 idealmente mai abbandonata. La prevendita si preannuncia buona e l’occasione val bene l’affitto di questo impianto eccessivo per la Serie B.

Arrivo con molta facilità al PalaDesio: la prima volta, un play-off dell’Olimpia di Milano contro Siena, presi il treno e fu un errore fatale. Quella volta, tra l’altro, i passanti mi fecero arrivare proprio nel palazzetto di via San Pietro. In realtà il PalaDesio non è nemmeno in città, ma in una periferia che definire estrema è riduttivo. Arrivando in macchina, dalla SS35, invece, è quasi uno scherzo trovare la destinazione.

Non ci sono problemi per il parcheggio, ma per il mio accredito sì. Era prevedibile. Un fax inviato senza la sicurezza che qualcuno lo avesse letto, una mail che non regge neanche un MB di peso allegati, un numero di telefono al quale non ha mai risposto nessuno. Contattare l’Aurora era impossibile. E, infatti, il mio accredito manca. Senza però battere ciglio, la cassiera mi consegna un tagliando di ingresso. A questo punto si tratta solamente di mettermi a bordo campo.

Senza il contorno fastoso della Serie A1, questo palazzetto appare quasi spoglio, persino piccolo: niente tabelloni pubblicitari, niente parterre. La “Fossa” è già arrivata, mentre il discorso per i locali è diverso: nonostante il pubblico non sia proprio esiguo, non c’è un seguito ultras. C’è un fan club riconosciuto, con striscione e bandiere, rappresentato da dei ragazzi seduti, con un tamburo, che abbozzano un po’ di tifo ogni tanto. Le basi per fare qualcosa in più ci sarebbero, tanto che anche nel calcio risulta esserci un gruppo. Per ora, tuttavia, ci si affida alla spontaneità di questi ragazzi, i quali producono anche del materiale in proprio venduto dietro alla tribuna.

Ho la massima libertà di girare ovunque, il mio pass sono le macchinette al collo. Ovviamente i miei occhi sono fissi sugli ospiti, il cui gruppo aumenta di minuto in minuto. I ragazzi della “Fossa” si sistemano, in maniera persino simbolica direi, nel settore ospiti, una specie di gabbia dalla quale si esce e si entra quando si vuole. L’ambiente è tranquillo ed il servizio d’ordine ridotto al minimo. Il tifo biancoblu inizia con la presentazione delle squadra. Poi, come da rito in pieno stile MinCulPop, viene eseguito l’inno nazionale: tutti in piedi ma la “Fossa”, come da copione, continua nel proprio tifo. Assisto alla solita incredulità dei presenti, come se quei ragazzi stessero facendo chissà quale oltraggio. Dal canto mio, mi fa solo piacere che ci sia qualcuno che va ancora contro comportamenti ed azioni dettate dell’alto e senza logica alcuna. Neanche nel calcio, sport strumentalizzato fino all’estremo, c’è questo rito imposto.

Finita la parentesi, comunque, palla a due e via alla gara. La “Fossa” c’è, con diversi tifosi normali nei seggiolini adiacenti, e comincia a sostenere la Fortitudo. Il tifo ospite non viene influenzato da fattori contingenti di nessun tipo: troppi canestri sbagliati? Squadra sotto pesantemente contro un avversario modesto? Il tifo è sempre lo stesso: mani in alto, continuità, intensità.

La prova dei Bolognesi, in campo, è irritante persino per me che non sono tifoso. Vedere una Fortitudo abbacchiata, nervosa e sciupona non è il massimo per un qualsiasi appassionato di basket. La “Fossa”, tuttavia, non contesta. Non è nel suo stile. Se il sostegno c’è i risultati dovrebbero arrivare. I primi due quarti vedono l’Aurora in vantaggio di 5 punti, col punteggio di 41-36. Ovviamente, in tutto ciò, si esalta il pubblico locale, non rumoroso ma molto coinvolto.

Terzo quarto, inizia la riscossa della Fortitudo. Con un crescendo incredibile, la squadra ospite rovescia la situazione e si porta in avanti. Poco cambia nel gruppone della “Fossa”, ma i tifosi semplici sono in visibilio e ora partecipano anche loro al tifo. I decibel, inevitabilmente, si alzano.

L’Aurora tiene fino all’inizio dell’ultimo quarto, per poi cedere di schianto nel finale. La Fortitudo si impone col punteggio di 67-76 e possono far festa i tifosi ospiti. La Fortitudo, complice un campionato equilibrato, riesce a vedere la vetta e spera in un campionato dalle alte prospettive. Per l’Aurora Desio il galà è finito ed ora bisogna rimboccarsi le maniche per salvare la categoria.

Stefano Severi.

 

http://youtu.be/0_78TAGJbCU

http://youtu.be/XkczJGcBuOw