Dati i valori in campo, o per meglio dire sugli spalti, Cavese – Monopoli era una di quelle partite che già pregustavo fin dall’uscita del calendario. Peccato però essere nato in tempi in cui il tifo era libero e ritrovarsi, invece, in un presente in cui ogni forma di libertà vivente fuori dai recinti dell’omologazione, venga schiacciata con furia cieca dalla macchina della repressione. Non avevo, dunque, fatto i conti con le incombenti decisioni di organi inutili come Osservatorio e Casms che, in base a come si sono alzati dal letto in queste ultime mattine (evidentemente di malumore), hanno preso la scellerata decisione di vietare la trasferta in terra campana ai sostenitori monopolitani.

La gara odierna è stata connotata dai più alti profili di rischio soprattutto in virtù dello storico gemellaggio che lega i ragazzi di Monopoli agli ultras di Salerno con i quali, è risaputo, i Cavesi non nutrono certo simpatia. Bisognerebbe però ricordare a chi prende tali decisioni più sull’onda emotiva che sui dati pratici che, per quanto vetusto sia, lo stadio “Simonetta Lamberti” ha il non indifferente pregio di offrire una determinante garanzia in termini di sicurezza: il settore ospiti, infatti, si trova praticamente a ridosso dell’uscita autostradale, cosa che facilita e non poco il compito di chi deve sovrintendere all’ordine pubblico. Se e quando ne ha voglia.

Quello che avrebbe potuto essere un confronto di alto livello ultras, rimane solo un sogno. Così se il pubblico è da ritenersi l’altra metà dello spettacolo, mancandone l’ulteriore metà costituita dai tifosi ospiti, si può ben capire come lo spettacolo oggi sia quantomeno monco.

Tra le note di cronaca c’è da registrare la celebrazione del ventennale del gruppo “Ultrà” che, nel settore distinti, festeggia con una riuscita coreografia a base di abbondanti e bellissimi fumogeni: il nostalgico profumo dei tempi andati. In Curva Sud invece fa capolino l’effige dell’Aquila, supportata da una bella sciarpata a contorno. Durante l’intero arco dell’incontro, incessante il sostegno di ambedue le voci del tifo locale, cosa che non fa che aumentare il rammarico per ciò che il tifo era, quando poteva esprimersi liberamente e fuori da stupidi divieti, ed invece non è stato.

Attilio Rufolo.