Seravezza è un paese di circa quindicimila abitanti in provincia di Lucca, per intendersi rimane vicino a Viareggio ma decisamente più in collina. Qui di ultras, tifo e quant’altro ne sanno poco o niente, non penso che in passato ci sia mai stato un gruppo al seguito della squadra anche perché non ricordo il Seravezza in qualche campionato professionistico.

Ponsacco è un altro paesone della Toscana, in questo caso la provincia è quella di Pisa e gli abitanti sono più o meno numericamente simili a quelli di Seravezza con la differenza che a queste latitudini c’è una buona tradizione ultras grazie a qualche campionato di Serie C disputato in un passato non troppo recente ed una costanza nel seguire la squadra in maniera organizzata.

La partita è interessante anche dal punto di vista sportivo, il girone vede le due squadre nei piani alti della classifica insieme ad un altro folto di concorrenti che battaglieranno con ogni probabilità fino alla fine per raggiungere la promozione.

Ponsacco porta buoni numeri in trasferta, la divisione tra ultras e tifosi è piuttosto marcata, l’ampio settore ospiti è parecchio dispersivo con la sua forma allungata perciò il pubblico si sistema lungo tutto il perimetro con gli ultras che invece fanno quadrato leggermente spostati su di un lato.

Gli ospiti dimostrano di avere dei numeri a loro favore, il tifo è continuo ed i cori ben fatti, sono rarissimi i momenti di silenzio e quando c’è da far riposare la voce, mani e tamburo d’ordinanza permettono di tenere alta la guardia. Complimenti vivissimi a chi continua a fare tifo, ad organizzare trasferte e a fare aggregazione intorno ad uno stadio pur tra mille difficoltà. Il bacino d’utenza è piccolo ed a far crollare il castello in certe realtà basta veramente poco, qualche diffida o l’allontanamento volontario di alcuni esponenti più in vista può minare alla base il gruppo con effetti catastrofici.

La tifoseria rossoblù dimostra di essere viva e vegeta, l’obiettivo deve essere quello di infoltire le proprie fila cercando di coinvolgere quei ragazzi più giovani che in un contesto del genere possono veramente fare la differenza.

È ovvio che ai nostri giorni i divertimenti e gli sport da praticare siano molteplici, il calcio è tutto fuorché uno sport “pulito” basti pensare a chi continua imperterrito a fare i propri comodi a discapito del pubblico pagante. Oggi per un giovane avvicinarsi ad un gruppo ultras non è semplice per diversi motivi, in primis la curva non è più quel territorio libero da regole e comportamenti precostituiti, ormai anche nei dilettanti lo spazio di manovra si riduce sempre più e se in uno stadio non posso accendere un fumogeno, non posso suonare un tamburo, faccio fatica ad alzare una bandiera, tanto vale vedere una partita di serie A in televisione.

Da nord a sud perciò c’è da battere le mani a chi ancora si sbatte sui campi polverosi di provincia e di paese, a chi ancora si vuol mantenere lontano dai riflettori di quel calcio che un tempo era lo spot più bello al mondo. Ci abbiamo creduto ed abbiamo sbagliato. Almeno un po’ di sana autocritica va fatta.

Valerio Poli