Torno sempre volentieri a Seregno perché uno stadio come il “Ferruccio”, seppure di modeste dimensioni, ha uno charme da fare invidiare anche impianti più rinomati. Dallo stile in linea con le correnti architettoniche degli anni trenta e del tardo razionalismo italiano, venne costruito nel 1934 su commissione dell’imprenditore Umberto Trabattoni, in memoria del figlio Ferruccio scomparso a seguito di un incidente all’età di 7 anni. Se vi dovesse capitare, insomma fateci un salto.

Seregno è una media cittadina della brianza milanese e conta 42.000 abitanti, una dimensione non molto diversa, giusto per stare in zona, di quella di Lecco. Un po’ diversi i numeri per quanto riguarda il seguito ultras, complice anche la vicinanza con Monza e Milano quale fattore di disturbo non trascurabile. Anche per questo, proprio in occasione dell’odierna partita contro la capolista Mantova, i ragazzi della Curva Nord distribuiscono un volantino con l’intenzione di aggregare nuove leve: del resto in tribuna non mancano ragazzi e ragazzini, forse in prevalenza giocatori del settore giovanile, e se anche solo la metà di loro si unisse al tifo sarebbe un buon risultato. Scambio due chiacchiere con i supporter locali, che mi raccontano delle difficoltà ma anche dell’orgoglio di esserci comunque e mi spiegano poi le ragioni della rivalità con i blucelesti lecchesi, che ricorre spesso nei cori che avevo sentito dieci giorni prima nel corso di Seregno-Como.

Sul fronte opposto, il contingente biancorosso conta all’incirca 200 unità, arrivati al “Ferruccio” a bordo di due pullman e varie auto. Si posizionano nella tribuna più ampia riservata agli ospiti, esibendo i drappi “VK OVUNQUE” e “ULTRAS MANTOVA”. Il tifo comincia a pochi minuti dall’inizio e si caratterizzerà per la lunghezza dei cori che, ritmati da un tamburo, vengono portati avanti per molto molto tempo. Una scelta di stile che, in quanto tale, va rispettata e che è tutt’altro che semplice da attuare, ma che alla lunga rischia di far calare un velo di monotonia. Ben venga allora il “Forza Mantova” a ripetere effettuato a metà primo tempo, al quale fa seguito una sciarpata.

I sostenitori di casa si sentono a fasi alterne, anch’essi accompagnati dal suono secco di un tamburo.

La partita vede gli ospiti andare in vantaggio dopo appena 6 minuti ma farsi agguantare dagli avversari già al 13°. Sono i biancorossi a fare il gioco ma, causa l’imprecisione sottoporta, riusciranno a vincere solo grazie ad un rigore all’inizio del secondo tempo.

Un po’ di concitazione nell’intervallo, quando alcuni tifosi ospiti armeggiano intorno al pennone su cui sventola lo storico vessillo dei padroni di casa: ci vogliono alcuni minuti prima che un paio di Carabinieri intervengano per allontanarli, sventando così la profanazione che stava facendo inquietare i tifosi brianzoli.

Lele Viganò