Sessant’anni fa l’esordio in serie B della Sambenedettese. Correva l’anno 1956, anni di calcio diverso, di un calcio passionale, di un calcio della gente semplice che la domenica smetteva i panni da lavoro per correre allo stadio a vedere la magica Samb. Tifosi onesti, lavoratori, stessa ora, stessa passione.

Chissà se sessant’anni fa con le regole “moderne” i pescatori, gli operai, i commercianti, gli impiegati avrebbero avuto voglia di fare la Supporter Card e mostrarla (con poca fierezza a dire il vero) allo steward di turno, chissà se gli stadi sarebbero stati ugualmente pieni, chissà se…

Ma torniamo ai giorni nostri. Venerdì 16 settembre, si chiude la campagna abbonamenti: 1900 abbonati, campionato di Lega Pro girone B. Dopo anni di purgatorio tra Eccellenza e Dilettanti, la Sambenedettese torna a giocare un campionato professionistico, grazie al presidente Fedeli.

Sabato 17 settembre giorno della partita, un derby, Samb-Fano.

Solito spezzatino 14:30/16:30/20:30. La partita in questione si gioca alle 14:30. Alla volta di San Benedetto erano pronti a partire 4 pullman e svariate auto private per un totale di circa 300 tifosi ospiti, una bella cornice di pubblico per un Riviera delle palme rimesso a lucido con la totale apertura dello stadio, con la messa a norma di tutti i settori, che lo hanno reso uno degli stadi più sicuri d’Italia, se non d’Europa fra tornelli, prefiltraggi, ecc. Invece il triste epilogo: settore ospite chiuso, divieto di trasferta per i 300 fanesi.

L’Osservatorio ha deciso, il prefetto di Ascoli Piceno acconsentito. Incredibile: Sambenedettese-Fano partita a rischio, allora vadano pure a farsi fottere supporter card, telecamere, tornelli e prefiltraggi. Si lavano le mani in prefettura: nessun tifoso ospite nessun rischio, se di rischio si poteva parlare.

Partiamo alla volta di San Benedetto con la morte nel cuore, con la consapevolezza che a rispondere agli sfottò rossoblu ci saranno solo dei gradoni di cemento vuoti e poco importa se a riempirli ci saranno altri rumorosi e mai domi tifosi della Samb. Questo non è calcio, questo non è IL calcio che vogliamo: lo stanno uccidendo dopo aver provato a ferirlo gravemente con tessere del tifoso e divieto di far entrare qualsiasi cosa, ora ci stanno riuscendo con questi divieti assurdi.

Le strade di San Benedetto iniziano a rumoreggiare e colorarsi di rossoblu, al botteghino la fila scorre velocemente, nessun intoppo. Nell’area di prefiltraggio invece 15 minuti di fila sotto un sole cocente, ai tornelli stessa raccapricciante scena: carte d’identità al vento e pre abbonamenti con Supporter card svolazzanti… in un’unica parola un caos totale.

Durante il prefiltraggio colui che vorrebbe scandire il tempo con il tamburo è pregato di lasciarlo fuori dallo stadio: divieto d’ingresso pure al tamburo, non sia mai che possa ledere i timpani dei 4.000 presenti.

Dopo 30 minuti di estenuante attesa finalmente si entra nel tempio del tifo, appena in tempo per assistere alla lettura delle formazioni. Il Riviera rumoreggia e i cori degli ultrà si fanno man mano sempre più accesi. La partita scorre via senza particolari emozioni, fino all’84° quando segna Mancuso, il “Sambodromo” esplode di gioia e i cori si fanno sempre più forti per tentare di portar a casa tale risultato, come poi avverrà.

Triplice fischio, la Samb vince sul campo e ovviamente sugli spalti. Nella sud rimangono i gradoni e i pochi piccioni appollaiati sui di essi. È ora di andare, con la consapevolezza di aver assistito ad una partita giocata per metà, senza rivali sugli spalti non c’è partita, chissà se questo l’osservatorio lo sa.

Roberto.