È il solito balletto di responsabilità, le solite decisioni prese, non prese e prese a metà. L’incapacità di tenere una linea e di portare avanti le argomentazioni per confermare il ragionamento fatto. Troppo complicato, troppa fatica per delle menti che non vedono più in là del proprio naso, troppo difficile prendere in considerazione una situazione per volta senza cadere irrimediabilmente in quella irrefrenabile voglia di far apparire tutti uguali e tutto uguale. Se di un’accusa non possono essere incolpati gli ultras, questa è di omologazione, dato che fino a qualche anno fa, ogni tifoseria era diversa dall’altra, magari per dettagli all’apparenza insignificanti, però è indubbio che ogni curva rappresentava degnamente la propria città ed il proprio paese. Ed in Italia ogni paese o città è uguale all’altra? C’è la piazza principale, l’immancabile Duomo, l’opera d’arte più o meno apprezzata, ma dubito che si voglia paragonare Roma a qualche altra città, oppure un paesino arroccato sull’appennino Tosco-Emiliano con un borgo marino della Sicilia. No, non sta bene e questo lo sappiamo tutti.

Per questa partita, che ormai tutti sanno essere contraddistinta da un’amicizia tra le due tifoserie, era stata messa nel cassetto la Tessera del Tifoso e decretata la trasferta aperta. Ottimo per chi sistematicamente non viaggia e macchina dell’organizzazione che si mette in moto. Probabilmente questa macchina non ha avuto bisogno di molta benzina perché ben presto la decisione è stata capovolta e perciò trasferta chiusa. Non buono ma decisione che in fin dei conti rientra nella normalità. Passa un amen ed ecco che la trasferta è aperta anche ai non tesserati tramite l’opzione “Porta un amico”, “Porta due amici”. Alla fine i ternani non tesserati decidono di non essere portati per la manina da nessuno e se ne restano a casa, magari con un mix di incredulità, rabbia e delusione per la decisione subita, ma conservando l’amor proprio.

Con queste premesse la partita viene sminuita del suo essere. Oltre a mancare quasi completamente la tifoseria ospite, viene a mancare anche tutto quanto ruota intorno ad un rapporto che ha subito diverse variazioni e che attualmente mi sarebbe piaciuto toccare con mano.

I ternani si presentano a Livorno in un centinaio di unità, attaccano alla vetrata e alla balaustra alcuni striscioni e qualche pezza, tra quest’ultime spicca quella “Freak Brothers”, sicuramente un gruppo anticonformista che ha scritto più di un capitolo della storia della Curva Est e che si è fatto conoscere in tutto lo Stivale per le iniziative portate avanti nel tempo.

I rossoverdi non riescono a far gruppo, solamente una ventina di persone cerca di movimentare un po’ il tifo, sostenendo quasi continuamente la squadra, ma il resto dei tifosi preferisce trascurare l’incitamento e godersi la partita. Oltre ai cori per la propria compagine, i ternani si contraddistinguono per qualche coro contro i pisani, ricevendo gli applausi di quasi tutto lo stadio, soprattutto di quei livornesi che seguono la partita nei settori più vicini a quello ospite.

La Curva Nord si presenta con qualche vuoto, non ci sono le stesse presenze della precedente partita: evidentemente, una volta festeggiato il centenario, c’è chi ha riposto sciarpa e bandiera nell’armadio con l’intenzione di tirarli fuori solo per i prossimi appuntamenti di rilievo.

Chi non manca all’appello sono gli ultras, che continuano ad incitare la squadra ed a movimentare la Curva Nord: prova tutto sommato positiva, tifo abbastanza continuo ed a tratti buona anche la partecipazione. Tanti cori per la squadra, qualcuno in onore ai diffidati ed un paio di tenore politico, soprattutto in concomitanza degli striscioni che vengono esposti nella seconda frazione: il primo è “Kobane resisti”, prendendo spunto dagli eventi internazionali, il secondo è “…per non dimentiCARLO” e si riferisce a Carlo Giuliani; l’ultimo, esposto proprio a fine partita, è “Bacini uguale lavoro” e tratta delle recenti difficoltà del porto di Livorno.

Sul campo il Livorno fa bottino pieno, accontentando una tifoseria che sperava in una vittoria, mentre la Ternana, dopo l’iniziale vantaggio, soccombe senza troppi rimpianti. Gli stessi rimpianti di chi poteva esserci ed invece non c’è stato.

Valerio Poli.