Ormai parlar male degli ultras è uno sport popolare neppure più tanto in voga: gli aggettivi e i dispregiativi usati negli anni non si contano, tanto che trovarne di nuovi è un’impresa titanica. Qualche anno fa fu Fabio Capello ad entrare a piedi uniti sugli ultras accusandoli di essere i veri padroni del calcio, un’accusa mossa da chi nel calcio c’è stato prima da giocatore, poi da allenatore ed infine da dirigente, per chiudere, almeno momentaneamente, la sua carriera da commissario tecnico di una nazionale. Insomma, uno che per qualche decina di anni ha vissuto all’interno del sistema, perciò fa sorridere la sua levata di scudi a difesa di un carrozzone che negli anni ha convissuto con i peggiori scandali possibili e con persone di dubbia etica e morale. Possibile che il buon Fabio non si sia accorto di niente? Possibile che non abbia saputo di qualche medicinale assunto in larga quantità? Possibile che all’orecchio non gli siano giunte parole come combine o compravendita di un risultato? Se il mondo ultras è il male assoluto, i suoi protagonisti sono demoni da monitorare, allontanare e possibilmente annientare.

A difesa del mondo ultras, pur tra le mille contraddizioni, ci sono però i numerosi fatti, gli interminabili viaggi al seguito della squadra, le imperdibili coreografie mostrate in mondovisione, il colore ed il calore espressi negli stadi. Senza passione il calcio è nulla, si diceva un tempo e gli aretini incarnano alla perfezione uno slogan che troppe volte può sembrare abusato.

Questo derby toscano, vissuto da entrambe le tifoserie con spasmodica attesa, riserva delle sfaccettature che vanno ben oltre il terreno verde o le fredde tribune di uno stadio, qui soffia il vento della storia, delle tradizioni, di una Toscana divisa fieramente in guelfi e ghibellini. Ebbene sì, la coreografia proposta dagli ospiti all’Artemio Franchi di Siena è quanto di meglio ci si poteva aspettare perché oltre all’aspetto estetico, gli amaranto affiancano una conoscenza storica che i più avevano dimenticato.

Gli aretini portano alla luce i fatti successi nel giugno del 1288, fatti che presero il nome di “Giostra del Toppo” perché la battaglia finale fu combattuta a Pieve al Toppo, attualmente provincia di Arezzo.
Senesi e fiorentini, di parte guelfa, si coalizzarono per attaccare Arezzo dove stazionava l’esercito ghibellino. L’attacco non fu particolarmente feroce cosicché l’esercito aretino si poté compattare ed organizzare per rendere la cortesia ai nemici senesi che intanto arretravano per rientrare nei ranghi. Il 26 giugno ci fu la battaglia finale dove l’esercito aretino ebbe abbastanza agevolmente la meglio sui nemici.

Dalle strade agli stadi, tanto per parafrasare un vecchio slogan e in questo derby combattuto all’Artemio Franchi gli amaranto si rifanno alla storia e portano alla luce fatti ed eventi che ormai fanno parte di un passato per molti remoto e rimosso. Voto dieci per la riuscita della coreografia, voto dieci e lode per l’originalità della stessa.

Tanto per confermare il pathos che offre questa partita, anche da parte senese c’è da registrare un bel bandierone copricurva che accoglie le squadre in campo ed in questo caso, le torce vanno aggiungono luce al colore.

Non manca il tifo delle due tifoserie, la partita è particolarmente sentita e gli ultras di entrambi gli schieramenti fanno di tutto per prevalere gli uni sugli altri. Ovviamente non mancano gli striscioni offensivi e se gli ospiti punzecchiano i rivali sulla loro amicizia con i bolognesi, i bianconeri ricordano ai dirimpettai un incontro fortuito avvenuto in un autogrill. Di carne al fuoco ce n’è a volontà, i cori offensivi si sprecano ma i padroni di casa, come tante altre tifoserie sparse per lo Stivale, non mancano di dedicare un pensiero a Luca Fanesi, l’ultrà sambenedettese che continua a lottare la sua personale sfida su un letto di un ospedale. Sull’episodio fondamentale è non far calare l’attenzione, poi la vicenda seguirà il suo percorso, sperando di far luce su di un fatto di estrema gravità.

Una sciarpata per parte ed un secondo striscione offensivo da parte aretina dimostrano come sugli spalti ci sia stato ben poco per annoiarsi e anche sul terreno verde non sono mancate le emozioni con il risultato che ha sorriso, quasi sul finale, ai padroni di casa. Vittoria sul terreno di gioco ma sugli spalti a vincere sono stati gli ultras. Bistrattati, attaccati, a volte pure picchiati ma capaci di infiammare una semplice partita di calcio di serie C.

Foto di Sauro Subbiani.