L’Italia è uno dei paesi in cui il calcio è vissuto come una dei fattori più condizionanti e importanti nella vita di ogni appassionato/tifoso. Non c’è metropoli, città, borgo o paese in cui non si parli di calcio nei bar, nelle case, per le strade e soprattutto negli stadi; infatti, seppur spesso considerati fatiscenti ed inadatti al calcio, quasi ogni città ha uno stadio (spesso appartenente al comune) dove le squadre del relativo territorio giocano e fanno riunire centinaia e migliaia di tifosi i quali, se particolarmente passionali e se vogliamo dirlo anche un po’ romantici e disillusi, seguono e supportano la squadra della propria città, a prescindere dalla categoria.
Se poi analizziamo nello specifico la situazione delle squadre (numerosissime) della Toscana, regione da molti considerata la più bella d’Italia per i suoi paesaggi e le sue moltissime cittadine pittoresche, e la cui storia è ricca di scontri anche violenti che sfociavano spesso in guerre tra le città stesse, allora troviamo che tra le molte tifoserie c’è un’antica rivalità mai del tutto sopita, che contrappone diverse città nei modi di vivere degli abitanti, nelle culture (infinitamente diverse spostandosi anche di pochi chilometri), nella politica e in ogni aspetto della vita quotidiana. Rivalità che trova sfogo, come di consueto accade nel nostro paese, nelle manifestazioni calcistiche.
Vi è però una città dove tutto questo diventa secondario, dove il calcio è sì una passione coltivata e mai sopita, dove i tifosi sono sempre presenti e nella quale ci sono rivalità importanti con il resto della regione e del paese intero; ma vi è anche qualcosa che, per importanza per gli abitanti, supera persino questo: parliamo di Siena, e quel qualcosa non è niente di meno che il Palio (ovvero la corsa dei cavalli), famoso in tutto il mondo.
La città è divisa in 17 contrade (lupa, aquila, bruco, torre, chiocciola, civetta, drago, giraffa, istrice, leocorno, nicchio, oca, onda, pantera, selva, tartuca, valdimontone) tra le quali esistono veri e propri rapporti diplomatici, che sono di due tipi: alleanze e rivalità. Queste ultime sono ovviamente le più longeve, mentre le alleanze durano molto poco. All’interno della città si respira l’elettricità che c’è nell’aria prima delle grandi occasioni, soprattutto in periodo di Palio, e ciò perché l’appartenenza ad una contrada è una questione di onore e fede. Le rivalità non si fermano però alla semplice gara, ma si insinuano nella vita quotidiana dei senesi. Appena nati infatti sono subito “adottati” dalla contrada nella quale sono nati, oppure da quella dei loro genitori.
La questione diventa interessante quando vengono celebrati i cosiddetti matrimoni “misti”, ovvero tra due persone appartenenti a contrade diverse, i quali danno sempre vita a situazioni che richiamano la drammaticità propria di Shakespeare in “Romeo e Giulietta”: i figli della coppia sono sempre contesi dalle due famiglie, e la prima cosa che viene insegnato loro è dire “mamma”, “papà” ed il nome della contrada di appartenenza. Scene molto familiari a tutti coloro che vivono di calcio: le stesse dinamiche avvengono con le nostre squadre del cuore.
Chi invece abita nella provincia ma che non vuole privarsi dello spettacolo del Palio (o semplicemente non può a causa di quel fascino ancestrale insito nelle rivalità che attrae tutti) supporta la contrada a lui più vicina (se per esempio si abita a nord della città sarà facile l’accostamento con l’Istrice o con la Lupa, contrade limitrofe tra le quali intercorre una rivalità che dura ormai da quasi un secolo) o, in una versione meno tradizionale e sicuramente meno affascinante, può scegliere la contrada da supportare.
E come influisce questo su chi segue il calcio? È infatti estremamente difficile che ogni contrada possa avere una rappresentanza calcistica a livelli anche solo dilettantistici, ed è per questo che nel 1904 (ben più tardi rispetto alla nascita della tradizione paliesca) nacque l’A.C. Siena, in rappresentanza della città. La squadra è arrivata negli anni 2000 fino alla serie A e sembrava destinata a rimanerci: la debacle del fallimento all’italiana l’ha invece rispedita in Lega Pro (alla quale è arrivata facendo un anno di serie D). Nonostante ciò il pubblico è spesso compatto, anche se ci sono sempre state alcune polemiche sul fatto che come colori e simboli fossero stati scelti gli stessi della contrada della lupa. È in realtà una falsa polemica, dato che i colori della squadra hanno una forte simbologia storica: rappresentano infatti i colori del fumo che scaturì dalla pira accesa da Senio ed Ascanio alla fondazione della città per ringraziare gli dei. Lo stesso simbolo della lupa differisce, seppur in un piccolo particolare: infatti il simbolo della città è la lupa che allatta gli stessi Senio ed Ascanio, mentre quello della contrada è la lupa capitolina, allattante Romolo e Remo. La squadra ha il simbolo della città, non lasciando spazio ad inutili polemiche.
La tifoseria senese è dunque compatta e agguerrita per quel che riguarda le rivalità del campionato, contro le squadre toscane come la Fiorentina (la cui rivalità nasce dalle guerre del 1300 tra guelfi fiorentini e ghibellini senesi, nome proprio anche di alcuni gruppi della curva bianco-nera) con la quale ha giocato vari derby quando militava in serie A prima del fallimento.
Per fortuna della squadra dunque, il campionato si svolge da settembre a maggio: fosse giocato a luglio ed agosto (periodo di palio) probabilmente la curva, che ospita molti appartenenti di tutte le contrade, potrebbe avere delle “piccole” spaccature interne.
Siena è probabilmente una realtà eccezionale in Italia, dove il calcio passa in secondo piano a favore di rivalità interne alla città che per la loro tradizione secolare non possono essere cancellate da una passione così forte come quella che lega gli italiani ed il pallone.

Giacomo Mannucci.