Entrato nel tourbillon dei derby in cui mi sono ficcato nelle ultime settimane, non potevo risparmiarmi da questo appuntamento. Quello tra Fano e Vis Pesaro è un confronto sentito, che ho imparato veramente ad apprezzare in occasione della gara di Coppa Italia disputata a Pesaro nell’agosto scorso. Da quel momento mi sono detto: “Per completezza voglio rivederlo anche a Fano”. E visto che al Mancini non ero mai stato in vita mia, quale migliore occasione per raggiungere le Marche?

Peraltro c’è una curiosità. Nella mia prima vita da “partitellaro”, vale a dire quella pre fatti di Catania, non ero praticamente mai stato nelle Marche (per seguire gli ultras). Vuoi perché ai tempi, assieme ad altri malati, mi permettevo il lusso di girare veramente tutta l’Italia (anche perché ne valeva la pena), e spesso le mete erano campi caldi del Sud posti a centinaia di chilometri da Roma, vuoi perché (ed a questo non ho davvero spiegazione logica) difficilmente valicavo l’Appennino. Fortunatamente, dopo un periodo di scoramento in cui avrei detto no a qualsiasi partita italiana, qualcosa ha ricominciato a germogliare, e con Sport People sono entrato a pieno regime nella mia seconda vita. Più scatenato che mai.

In questo capitolo posso tranquillamente dire di esser stato nelle Marche e oltre l’Appennino più volte che in tutto il resto della mia vita. Una cosa diventata talmente normale che salire sul treno per Ancona mi sembra quasi un gesto di routine. Peccato che non abbia fatto i calcoli con gli orari di Trenitalia e i tagli che li caratterizzano di domenica. Solo il pronto intervento del buon Antonio, al quale ho dovuto fracassare le palline per farmi venire a prendere in quel di Pesaro, riesce a salvarmi, facendomi arrivare a destinazione in un orario decente.

Quando arrivo in stazione ci sono un buon numero di tifosi della Vis pronti a partire alla volta di Fano. Sono gli ultras, che hanno deciso di effettuare la trasferta sfruttando la ferrovia. Noi ci avviamo in macchina verso il Mancini. Man mano che entriamo a Fano notiamo un sempre più massiccio dispiegamento di forze dell’ordine. Ho avuto una settimana talmente frenetica, che stranamente non mi sono neanche informato su quanti biglietti siano stati venduti per il settore ospiti. E’ solo percorrendo il viale dal parcheggio allo stadio che comincio a chiedermelo. Neanche il tempo di pormi l’interrogativo ed ecco spuntare gli autobus con a bordo i pesaresi arrivati in treno. Per gli altri ci sono le macchine, del resto la distanza di 17 km che divide le due città è a dir poco irrisoria.

Dopo aver obbligatoriamente seguito il diktat delle ineffabili autorità, che ci costringono a un giro inutilmente lungo per raggiungere l’accesso fotografi, possiamo ritirare accredito e pettorina. L’impianto fanese mi piace sin da subito. Come raccontavo in occasione di Ternana-Perugia, ho un certo debole per gli stadi vetusti e decadenti. Ma il Mancini è anche grande e comodissimo per scattare. In particolar modo rimango colpito dalle dimensioni della curva, e soprattutto dal fatto che mezz’ora prima del fischio d’inizio già sia praticamente piena. Un po’ come gli altri settori, che fanno registrare un colpo d’occhio grandioso per essere una partita di Serie D.

Nel settore ospiti la macchia biancorossa si mette subito in evidenza, incitando i propri calciatori impegnati nel riscaldamento e punzecchiando spessissimo gli avversari. Si intuisce che entrambe le curve faranno una coreografia e ciò non può che mettermi curiosità.

Mentre dalla rete dietro di noi vari addetti ai lavori accendono il clima urlando insulti nei confronti dei giocatori avversari (il bello del calcio, altro che i moralismi da quattro soldi di cui si nutrono fanfaroni commentatori della Serie A), le due squadre stanno per fare il loro ingresso in campo. Gli ultras dell’Alma calano inizialmente dei teloni luccicanti blu e grigiastri, a rappresentare il mare. Qualche minuto e la scenografia si compone definitivamente: protagonisti sull’acqua marina sono infatti un vascello battente bandiera granata che affonda, a suon di cannonate, un gozzetto con a bordo due tifosi pesaresi stilizzati. Spettacolo da applausi che evidenzia la grande fantasia dei Panthers, non nuovi a cose del genere. Anche la tribuna scoperta si colora, con tante bandierine granata. Da segnalare, tra i fanesi, la presenza dei gemellati di Terni, Jesi, Maastricht e Sant’Angelo in Vado.

Nel settore ospiti si alzano invece numerose bandiere bianche e rosse, con lo striscione “Per la città… per i nostri colori” che, assieme ad alcuni fumogeni e bomboni, completa l’opera. Magari non sarà una coreografia elaborata come quella dei dirimpettai, ma è ugualmente bella e d’impatto. Inoltre, dopo tempo immemore, ho la possibilità di vedere ben tre scenografie nello stesso stadio.

Sgombrato il campo dagli artifizi pirotecnici, con i giocatori impegnati a raccogliere torce e fumogeni, l’incontro può avere inizio. Gli ultras di Pesaro, continuando sulla falsariga di quanto mostrato durante il riscaldamento, tifano in maniera compatta, mantenendo un’ottima intensità. Va sempre ricordato che la loro squadra sta vivendo una stagione a dir poco travagliata, disputata con una squadra approssimativa e sempre invischiata nella zona retrocessione. Ciò che mi fa piacere è vedere come, anche da parte granata, dove la squadra in fondo non ha praticamente più nulla da chiedere al torneo, questo genere di match sia comunque sentitissimo e vada al di là di qualsiasi peripezia sportiva.

Dicevamo del tifo. Sfruttando anche l’andamento di una gara sempre in bilico, il sostegno da ambo le parti sarà davvero buono. Per i Panthers giusto il tempo di compattare il muro umano che compone la loro curva, per cominciare a sostenere la squadra. Manate stilisticamente perfette, sbandierate, sciarpate a scomparsa e il tormentone “Un giorno all’improvviso”, sono il marchio di fabbrica del loro tifo. Una curva che negli ultimi mesi ha saputo letteralmente rigenerarsi, cosa tutt’altro che semplice in un contesto storico che vede, ed ha visto, tanti mostri sacri del movimento ultras sciogliersi perché impossibilitati a continuare con il proprio credo.

L’andamento della gara è bellissimo, un derby in tutto e per tutto: Sivilla porta in vantaggio i padroni di casa proprio mentre i supporters granata stavano effettuando la sciarpata. Non c’è neanche il tempo di esultare però, quattro minuti dopo infatti la Vis trova il pareggio con Bugaro. Un gol che fa letteralmente esplodere di gioia il settore ospiti. Tutti arrampicati sulla recinzione, i pesaresi gioiscono accendendo un paio di torce ed aumentando i decibel del proprio tifo, che da qui alla fine del primo tempo si manterrà davvero su ottimi livelli, anche grazie al magistrale aiuto del tamburo. Tantissimi sono gli striscioni di sfottò esposti da ambo le parti, cosa che apprezzo a non finire, essendo cresciuto in un contesto come quello del Derby di Roma, dove lo striscione “contro” era a dir poco essenziale affinché lo spettacolo fosse completo.

Nella ripresa saltano anche quelle poche accortezze tattiche che avevano caratterizzato i primi 45′, e le due squadre giocano a briglie sciolte esaltando i circa 3.000 tifosi presenti. Quasi subito l’arbitro concede un calcio di rigore al Fano che Gucci realizza senza problemi. Nuova esultanza casalinga e tifo che prende ancor più coraggio, con un paio di cori a rispondere ed alcuni battimani bellissimi da vedere e da sentire. Per ampi tratti sembra esser tornato tutto in una certa normalità. Quella degli anni senza la bieca e folle repressione, in cui questo genere di partite ci piacevano ma non ci sorprendevano poi tanto perché erano lo standard per il tifo italiano.

Dopo il vantaggio fanese sarebbe facile immaginare un crollo ospite, vista anche la netta inferiorià tecnica dei ragazzi in maglia biancorossa. Eppure la Vis di oggi sa gettare il cuore oltre l’ostacolo, capendo quanto questa gara sia importante per il suo pubblico. Non passano neanche cinque minuti che Martini, sfruttando uno svarione della difesa avversaria, trova il nuovo pareggio, percorrendo tutto il campo per andare ad esultare sotto gli ultras pesaresi. Questi ultimi, dopo il gol dei dirimpettai, non avevano mollato e ovviamente la marcatura fomenta gli animi, dando ancor più linfa e vigore al tifo.

Guardando da neutrale la sfida, il tempo vola per quanto è bella in campo e sugli spalti. Nonostante abbia sonno, e forse anche un po’ di influenza, penso di aver fatto più che bene a scegliere il manto verde del Mancini in questa domenica di fine aprile.

Ora il match è equilibrato ed ambo le tifoserie spingono sull’acceleratore per trovare un successo che permetterebbe ai granata di avvicinare la Maceratese (che nel frattempo pareggia a San Benedetto del Tronto), avendo ancora un lumicino di speranza per una promozione diretta, e alla Vis di fare un importante passo avanti per non retrocedere in Eccellenza.

Ma il calcio si sa, è sport spietato e difficilmente prevedibile. E’ il minuto 37 quando un pallone viene alzato a campanile nell’area pesarese, scendendo incontro il piede di Sivilla, che al volo lo scaglia nella porta avversaria realizzando un gol stupendo che manda in visibilio i tifosi del Fano. Un boato indescrivibile e una gioia prolungata seguono il gesto tecnico del calciatore, mentre a far da contraltare c’è la comprensibile disperazione dei tifosi biancorossi.

La Vis Pesaro si getta in avanti con la forza della disperazione, ma in molti hanno finito la benzina in corpo. Gli ultras fanesi se ne accorgono e pregustando la vittoria riescono a coinvolgere tutto lo stadio con il loro tifo. Sono loro ad aggiudicarsi uno dei derby più belli degli ultimi anni. Tutti i supporters di casa saltano ed osannano una squadra che, anche se non conquisterà la promozione, gli ha regalato un’annata da brividi, resa imperfetta solo dall’implacabile cavalcata dell’ancora imbattuta Maceratese. Il finale, come di rito, è tutto per l’abbraccio tra calciatori e ultras. Alla faccia di Osservatorio, Casms ed affini, è sempre bello vedere il capitano del Fano imbracciare il megafono e lanciare, verso la curva, il coro “Un giorno all’improvviso”, seguito e cantato da tutti i presenti.

Ci sono applausi e cori di sostegno anche per gli sconfitti. I ragazzi giunti da Pesaro infatti non possono che rincuorare i propri giocatori, autori di una grande prova, al cospetto di un’avversaria nettamente superiore. Con un po’ più di attenzione e fortuna non sarebbero usciti sconfitti quest’oggi. E questo gli ultras lo sanno e lo interpretano come un segnale importante in vista della volata finale.

Il derby è finito anche per noi. Ci perdiamo negli ultimi scatti e poi riponiamo attrezzatura e pettorina per tornare in macchina, direzione Adriatic Arena. Sarà il basket la mia prossima tappa- Un bel contorno dopo una giornata calcistica ai limiti della perfezione. Il giorno in cui anche queste sfide saranno cancellate da interventi esterni, sarà l’ora di appendere la macchinetta al chiodo e smetterla di viaggiare. Forse non è un momento poi così lontano, ma finché c’è tifo c’è speranza.

Testo Simone Meloni.
Foto e video Antonio Vortex