Il Siracusa torna a casa dopo la pesante e significativa vittoria di Scafati. Regolata a domicilio la fin qui più credibile concorrente nella volata verso la Serie C, i “leoni” sono chiamati a dare continuità e forza alla propria leadership. Avversario perfetto l’Akragas fanalino di coda, ma se è vero come è vero che nel calcio non bisogna mai dar nulla per scontato, lo stadio “De Simone” si presenta con in bel colpo d’occhio, soprattutto in “Curva Anna”, per suonare la carica alla squadra e tenerla agonisticamente sulla corda.

Tutto come da copione, alla fine, in campo, dove i padroni di casa seccano con un indiscutibile 5-0 i malcapitati akragantini che, anzi, devono anche ringraziare il proprio portiere se il passivo non è risultato ancora più afflittivo. Con una compagine e un’annata così poco entusiasmante, il seguito ospite si arresta ad una decina scarsa di presenti, senza pezze o altri segni distintivi del tifo organizzato. I rapporti di amicizia con la tifoseria locale evidentemente non sono serviti a motivare una maggior presenza o far desistere gli ultras dalla propria posizione evidentemente critica nei confronti della situazione attuale.

Per quanto riguarda la componente siracusana, solito trionfo di colore in curva, con le tantissime bandiere che sventolano con ininterrotta continuità, così come costanti sono cori e battimani mentre, ad una serie di striscioni, di saluto, di incoraggiamento, di bentornato o benvenuto, sono affidate le dediche e il pensiero degli ultras tutti. Bel picco di colore in occasione della sciarpata che è uno di quei vezzi che la “Anna” non si concedeva più tanto spesso, ultimamente.

Il trionfo finale e la prima posizione consolidata sono il giusto premio per la tifoseria e per il suo ininterrotto sostegno non solo in questi novanta minuti ma in tutti gli ultimi anni. Messo alle spalle questo test persino troppo accomodante, per certi versi, testa, gambe dei calciatori e ugole dei tifosi sono già al prossimo impegno di Paternò, importante crocevia per i sogni prossimi futuri dei leoni biancazzurri.

Giuseppe Ragnolo