La partita fra Siracusa e Casarano, già prima di giocarsi, finisce in secondo piano rispetto a quelle che potevano essere le aspettative, disattese da un clima generale in evidente ribasso. La Curva Anna si presenta infatti vuota al calcio d’inizio e lo resterà per tutta la partita. Lo striscione, volutamente scritto in dialetto siracusano, già mezz’ora prima della partita, campeggia per tutta la lunghezza superiore della curva e non lascia spazio a nessun compromesso o fraintendimento: ITAVINNI TUTTI A TRAVAGGHIARI, FALLITI! (Andatevene tutti a lavorare, falliti!). Firmato Curva Anna Ultras.

L’aria attorno allo stadio è pesante e cattiva. Arrivano i casaranesi scortati dalla polizia che li ha presi anticipatamente in consegna, sirene spiegate che per riflesso pavloviano risvegliano l’attenzione di tutti, ma oggi davvero non importa, i gruppi sono tutti davanti l’ingresso dello stadio, “alla palla”, verso cui man mano convergono, ognuno proveniente dal proprio bar di ritrovo. Non contribuisce ad allentare la tensione nemmeno il clima creato dalla polizia: camionette e blindati davanti l’ingresso della Curva Anna, agenti in assetto antisommossa, controlli serrati e minuziosi. Non si prova nemmeno a stemperare nulla, anzi, per certi versi sembra tutto “voluto”, montato ad arte, direzionato verso un punto di rottura ben specifico.

Inizia la partita. L’unico gruppo che decide di entrare è quello presente in Gradinata, i NCSCT. Non ci sono giocoforza grandi numeri al “De Simone”. La situazione è quella che è, molti sono rimasti fuori e chi invece ha scelto di entrare fa quel che può, tra cori secchi e sbandierate. Anche i casaranesi presenti fanno il loro, tra cori e sostegno alla propria squadra. Nessun coro contro, offensivo o anche velatamente goliardico verso la controparte. Inappuntabili nel loro sostegno, nulla da dire.

La partita in campo procede e fa il suo corso, ma dal momento in cui segna il Casarano in poi, all’esterno si scatena il caos. La polizia cerca di arginare l’ondata di rabbia degli ultras e tra le due parti, tra le vie del quartiere Borgata, ne nasce una guerra di posizione con bombe carta e lacrimogeni che segnano i picchi d’azione nello scambio fra i contendenti.

La situazione successivamente si calma, almeno in apparenza. Alla fine del primo tempo poi, una recrudescenza degli scontri in cui i blindati danneggiati sono la risposta ai lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo dai reparti antisommossa. I rinforzi aumentano, la polizia si spinge fino a via Piave e cerca di creare una zona cuscinetto attorno allo stadio, mentre dalle vie adiacenti ancora continuano le sortite asimmetriche di gruppetti vari che si muovono e ritornano. Uno slancio di audacia che ha il sapore di tempi ormai persi nel mondo ultras e che ovviamente, e i protagonisti lo avranno messo in conto, verrà pagato a carissimo prezzo.

Nel secondo tempo cambia invece radicalmente il volto della partita, il Siracusa segna 4 gol e ribalta la contesa a proprio favore, festeggiando finalmente fra le mura amiche ma con una curva purtroppo vuota. La Gradinata Imbesi può esultare con la squadra a fine gara ma, più in generale, c’è poco da festeggiare: le conseguenze della giornata campale ovviamente non tarderanno, portando una nuova ondata di arresti e diffide a carico di una realtà ultras già pesantemente falcidiata da un numero davvero spropositato di diffide. Poteva essere la splendida stagione del ritorno nel professionismo, ma quanto dall’esterno si riverbera verso gli spalti (campo e operato societario in parallelo o giri di vite repressivi che siano) sta condizionando non poco quest’annata. L’unica speranza è che possa almeno concludersi meglio di com’è cominciata, almeno per quanto attiene una classifica fin qui troppo deficitaria.

Foto di Giuseppe Ragnolo