Una cornice di pubblico da record per una partita che, sulla carta, aveva ben poco da dire. Oltre 4.000 spettatori presenti al “De Simone” per la sfida tra Siracusa e Guidonia, valida per il mini girone che assegna lo scudetto di Serie D.

La gara mette di fronte le vincenti del Girone I e del Girone G della serie D. Il pubblico di casa, nonostante l’assenza di stimoli sportivi concreti risponde presente: il tricolore, infatti, serve solo ad arricchire la bacheca di club che, tra mille vicissitudini, hanno spesso dovuto affrontare più tragedie sportive che altro.

La Curva Anna si presenta quasi completamente piena, colorata da numerose bandiere e due aste. Anche sul piano canoro non manca il sostegno: tifo compatto e continuo per tutti i novanta minuti, a testimonianza del forte attaccamento alla propria squadra.

Durante il match viene esposto uno striscione che fa rumore: Si parla tanto di appartenenza, ma della città nessuna presenza”. Un messaggio, diretto, in risposta alla scarsa partecipazione dei tifosi siracusani nella trasferta di Casarano (prima gara del “gironcino”), dove circa una cinquantina di aretusei hanno rappresentato la città. Un numero, comunque, tutt’altro che contenuto, considerando la distanza e il modesto appeal della competizione, ma che è servito a dimostrare, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che è soprattutto nelle trasferte più scomode che si vede l’attaccamento alla causa.

Sul campo il Siracusa onora l’impegno e porta a casa una vittoria importante, che vale l’accesso alle semifinali nazionali.

Assenti i tifosi del Guidonia, realtà giovane che ha visto solo quest’anno la nascita di un proprio seguito ultras. L’attuale club laziale è l’erede diretto del Monterosi, società che – dopo un lungo peregrinare tra Pontedera e Teramo – ha spostato il proprio titolo nella città di Guidonia. Da lì è partito un nuovo progetto sportivo, accompagnato dalla nascita di un primo nucleo ultras, raccolto sotto lo striscione “Avanguardia”, che ha iniziato a seguire la squadra già in questa stagione con una certa continuità, anche se certe assenze dimostrano che i margini di crescita sono ancora ampi.


Testo di Michele D’Urso
Foto di Giuseppe Ragnolo