“Siracusa, la città di Archimede che è alla ricerca della formula che possa propiziare il ritorno in B dopo sessant’anni”. Con questa frase Tonino Raffa, il 18 Dicembre 2011, introduceva un Siracusa-Frosinone di Lega Pro. Adesso, dopo quattro anni, i destini delle due squadre sono, per usare un eufemismo, opposti. Il Siracusa che tre anni fa vinse sul campo la Lega Pro, adesso è neo promosso in Serie D; mentre il Frosinone, che quell’anno raggiunse una salvezza tranquilla, a breve solcherà il palcoscenico della Serie A.

È passato del tempo, il Siracusa e gli ultras aretusei, come una consuetudine, hanno archiviato la delusione per il secondo fallimento e rimboccandosi le maniche hanno messo su una squadra di terza categoria vincendo il campionato.

La fede non ha categoria: Siracusa ne è la dimostrazione, anzi, gli ultras siracusani lo sono. Il Siracusa non lo tifi perché pretendi i grandi palcoscenici o il presidente facoltoso: il Siracusa lo tifi perché un leone sul petto e una maglia azzurra ti fanno venire i brividi.

La stagione 2014-2015 vede il Siracusa partecipare al campionato di Eccellenza. Come merita la piazza, gli ultras della curva Anna chiedono a gran voce la promozione in D. La prima partita si gioca al De Simone, in curva tanta allegria, determinazione e un centinaio di ultras pronti a sostenere i leoni. Prima dell’avvio della gara le forze dell’ordine, troppo severe ai tornelli (sopravvissuti alla Lega Pro), costringono i ragazzi a un “Famo ridere” che presto diventa un coro.

Una torcia arancione insieme a un “pretendiamo solo vittorie” accompagna il fischio di inizio. Tutti molto carichi, i cori vengono lanciati e in modo compatto la curva segue, si sente un’atmosfera diversa, una maggiore voglia di cantare nel momento in cui si inizia a onorare la memoria del fratello e storico ultras aretuseo Ciccio. La curva diventa una bolgia, la partita che nel frattempo vede il Siracusa in svantaggio, sembra non esistere. Il tifo rimane costante per tutto l’arco della partita. A fine partita, per far capire fin da subito che l’imperativo categorico è la promozione, ricordano anche abbastanza irritati che si accettano solo vittorie. Capitan Mascara, colpo del mercato estivo, e co. si scusano con i tifosi.

Arriva poi la prima trasferta, una trentina i tifosi aretusei al seguito portano sempre fieri lo striscione in cui giganteggia la foto di Ciccio.

Nel corso del girone di andata si vede a Siracusa una curva via via più piena e sempre più determinata, la squadra viene incitata dal primo al novantesimo, fumogeni accesi costantemente ad ogni goal. Sulla recinzione non campeggia più la scritta “Aretusei” bensì la gigantografia di Ciccio, sempre presente in curva.

La squadra sembra seguire le indicazioni degli ultras, i quali ogni domenica danno spettacolo in curva: il loro appoggio è costante, appaiono striscioni che invitano i leoni a non mollare mai.

La giornata più significativa e carica di sentimenti   dell’intera stagione è stata senza ombra di dubbio Domenica primo Marzo. È una Domenica dal gusto diverso, il cielo sembrava essere triste, si mostrava grigio, strano per l’ambiente siculo. Gli ultras affollano la curva che man mano diventa stracolma, la partita che andava in scena, sulla carta non diceva nulla, un Siracusa capolista contro il Vittoria a rischio retrocessione. Il sapore diverso a quella domenica lo ha dato l’anniversario della scomparsa del compianto Ciccio, gli amici ultras, tuttavia, non si sono fatti trovare impreparati. Hanno riempito all’inverosimile la curva. Un mega striscione con scritto: “STORIA IN OGNI MOMENTO ANCHE SE PASSA IL TEMPO”, una mega coreografia con scritto “Ciccio” e tante torce bianche e azzurre fanno vibrare i cuori dei presenti, creando un’atmosfera magica, degna dei migliori palcoscenici perduti. È stata una festa, la festa di Ciccio e tutto in suo onore è andato bene.

Dopo questo momento in cui il tifo siracusano ha raggiunto l’apice, la squadra inizia a perder colpi: non mancano i moniti ai giocatori, tutti volti a incoraggiarli. Nel momento in cui la squadra perde il primato, la tifoseria delusa inizia a contestare, già a Barcellona Pozzo di Gotto. Una serie di decisioni poco condivise dalla curva portano ad un incontro tra i vertici della tifoseria e il mister. Non esiste altro risultato che non sia la promozione, altrimenti sarebbe stata spaccatura vera. In queste gare viene sostenuta e gridato a gran voce il nome della città, non si elogia chi si mostrava poco impegnato.

All’ultima giornata si arriva con la consapevolezza che solo un vero e proprio miracolo calcistico potrebbe portare i leoni in D; la curva conta all’incirca un centinaio di ragazzi, tutti abbastanza delusi per la situazione della squadra. La linea che la curva segue, come nella partita precedente è quella di inneggiare alla città, ma solo nei secondi 45 minuti. La squadra ben si comporta ed archivia la pratica San Pio X con un netto due a zero. La partita termina, mister e dirigenza vengono nuovamente esortati dalla curva a non demordere ed inseguire l’unico traguardo tollerato, quello della promozione, sia essa diretta che ai playoff. Ma è proprio in questi frangenti, quando la delusione per un campionato perso al fotofinish stava per essere assimilata, che il miracolo che doveva compiersi si realizza. Grazie ad un rocambolesco goal in Igea Virtus-Scordia al 97′ il Siracusa è promosso direttamente in D. La curva esplode, chi aveva già abbandonato lo stadio torna dentro ad esprimere la propria gioia. Si improvvisa una festa, nessuno ci credeva più: lo stendardo con Ciccio è messo in prima fila, lui è con la curva, canta con i ragazzi. I giocatori sono commossi dal modo in cui hanno vinto il campionato e per il calore dimostratoli. Sul filo di lana, quando nessuno ormai ci sperava più, il leone ruggisce, si solleva dalla polvere e con immensa determinazione si prende ciò che gli compete.

Paolo Lo Castro.