Semifinale d’andata della Poule Scudetto di Serie D. Torneo d’appendice del massimo campionato dilettantistico italiano il cui tricolore ha più valenza simbolica, considerando che i diecimila euro di premio alla vincente, alla fine, coprono a malapena i costi di gestione di gare che – come in questo caso – contrappongono città distanti quasi 1.500 km fra loro.

La possibilità comunque di confrontarsi con realtà così lontane, resta un piacevole assaggio di professionismo prima dell’esordio ufficiale nella prossima stagione. Un anticipo che spesso offre delle sfide completamente inedite, come in questo caso. Una di fronte all’altra, per gli scherzi del destino e del calendario, si ritrovano Siracusa e Palazzolo, vincitrici rispettivamente del girone I e del girone B. Viste le siderali distanze e l’assenza di una tradizione ultras consolidata in una città che calcisticamente guarda con più interesse al capoluogo Brescia, ovviamente non c’è alcuna rappresentanza di tifo organizzato ospite.

Il settore solitamente riservato agli ospiti, viene anch’esso riservato al pubblico di casa. Anche il resto del “Nicola De Simone” presenta un buon colpo d’occhio, certo lontano dall’apice del pathos vissuto contro la Reggina o nelle ultime decisive gare stagionali, ma comunque molto gradevole e positivo. Solito tappeto di bandiere in Curva Anna, folti boschi di braccia sempre al cielo, cori continui e qualche striscione, come quello per mettere sale sulla coda del Comune. I tempi tecnici per l’iscrizione stringono, il 2025-26 è alle porte e l’omologazione dello stadio è un punto fermo sul quale la tifoseria – lo dichiara da subito – non ammette deroghe e non transige.

Dopo una lunghissima stagione, il campo mette in mostra due squadre sì con buone qualità, ma evidentemente stanche, tanto che diversi errori, anche marchiani, contraddistinguono la girandola di goal. Alla fine la spuntano i padroni di casa in rimonta, 3-2, risultato che con lo 0-2 poi maturato nel ritorno in Lombardia, regala al Siracusa la finalissima contro il Livorno.

Foto di Giuseppe Ragnolo