Vastogirardi è un comune di 722 anime. Nella provincia di Isernia. La squadra locale disputa l’Eccellenza, un vero e proprio traguardo se si pensa alla piccolezza del centro urbano e ai pochi abitanti che lo compongono. In campionato il club gioca le sue gare interne al Filippo Di Tella, piccolo impianto che però, con i suoi 500 spettatori, potrebbe contenere praticamente tutto il paese.

Per i gialloblu i quarti di finale della Coppa Italia sono un risultato notevole, conditi dal prestigio nell’affrontare una compagine ricca di storia e tradizioni come il Cassino. Nelle ore che precedono la gara piove, non solo sul Salveti, ma su buona parte del Lazio. Una pioggia fitta, che nelle zone di alta collina si trasforma subito in neve, imbiancando cime che quest’anno sono rimaste pressoché a secco di fiocchi bianchi.

Con un quarto d’ora di passeggiata arrivo nei pressi dello stadio. Fortunatamente il cielo ha chiuso i suoi rubinetti e nell’aria resta soltanto la forte umidità e un freddo che investe bellamente il mio abbigliamento para primaverile (è proprio vero che non ci sono più le mezze stagioni). Per il Cassino si tratta di una partita molto importante. L’avvio di campionato negativo ha precluso le ambizioni di promozione diretta, così per i biancoblu la Coppa Italia resta praticamente l’unica strada da percorrere per ambire all’agnognata Serie D.

La brusca discesa dal professionismo e il sempre più allontanamento dei tifosi dal calcio, non ha certo favorito, in questi ultimi anni, il seguito del tifoso medio cassinate. Così, anche oggi, saranno più di ogni altro gli ultras a farsi carico del sostegno necessario agli undici in campo. Il tifo organizzato non ha mollato ai piedi dell’Abbazia e, grazie a quel fondamentale mix tra giovani e vecchi, ha saputo restare in piedi conoscendo, forse, uno dei momento più tristi e umilianti della storia calcistica recente.

Da Vastogirardi arriva una manciata di tifosi, ma nulla di organizzato. Così l’interesse è soltanto sulla Laterale Sud, che pochi minuti prima del fischio d’inizio si compatta e comincia a tifare. Un sostegno continuo e ben orchestrato dal ritmato suono del tamburo. Diversi bandieroni al vento, ottimi cori a rispondere e belle manate sono il marchio di fabbrica dei cassinati, mentre in campo la squadra contiene l’avversario e lo punisce in tre occasioni, mandando in visibilio i tifosi di casa e mettendo una seria ipoteca sul passaggio alle semifinali, dove potrebbe trovare il Gravina o il Mazara, in una sfida molto interessante anche dal punto di vista del tifo.

Resta il fascino di un a competizione, questa Coppa Italia Eccellenza, in grado di metter a confronto piccole realtà o nobili decadute. Cittadine con pochi abitanti e grandi centri. Il tutto con un obiettivo finale ben delineato e ambito da tutte le partecipanti. Evitiamo di dirlo ad alta voce, ma forse si può sostenere che sia una delle poche pensate intelligenti di chi muove i fili del calcio italiano.

La partita finisce con il Cassino sotto ai propri tifosi, stretti più che mai in un abbraccio speranzoso che ha forse coperto totalmente le nuvole nere di inizio stagione. Le stesse nuvole che ora hanno abbandonato anche il Basso Lazio e hanno lasciato spazio al crepuscolo. Il verdetto finale è rimandato alla gara di ritorno, ad Agnone.  Sì, perché il Di Tella non è adatto a ospitare gare a livello nazionale. Peccato, sarebbe stato uno scenario romantico.

Simone Meloni