Sfogliando le Fanzine passate… Ma la storia non dovrebbe insegnare?
Fanzine n° 14 Brescia marzo 2005.

Spezzoni dell’intervista all’Avvocato e tifoso della Roma Lorenzo Contucci presi dall’articolo “Tifosi e diffide: origine e vizi della legge” di Gianluca La Penna tratto da Roma One.

L’avvocato Contucci illustra i contenuti della norma 401 che obbliga i “cattivi” a firmare senza potersi recare allo stadio. La denuncia: “Una parte significativa dei ragazzi viene assolta a pena già scontata”.

Avvocato Contucci, come nasce il Daspo, ovvero la diffida?
“E’ una norma varata nel 1989 su un’onda emergenziale senza considerare le leggi ordinarie già esistenti come, per esempio, il Testo Unico Pubblica Sicurezza. La diffida è un provvedimento amministrativo emesso dalla questura, nato per la tendenza italiana a legiferare e ad emanare leggi speciali. Doveva essere un mezzo di prevenzione, si è rivelato uno strumento di repressione”.

Quando scatta e come viene applicata?
“Si viene diffidati quando vengono commessi atti violenti in occasione di eventi sportivi. Il provvedimento consente alla Polizia Statale di applicare provvedimenti restrittivi, ma legalmente dovrebbe essere un giudice ad emettere il provvedimento mentre ora si limita solo a convalidare. Intendo dire che la discrezionalità della questura spesso viene trasformata in arbitrio. Il diffidato non può recarsi allo stadio per un determinato periodo e spesso è costretto, durante le partite, ad andare in commissariato a firmare”

La diffida è prevista anche in altri Paesi?
“Sì, ma sono le società stesse che, proprietarie degli stadi, vietano l’ingresso ai soggetti raggiunti dal provvedimento”.

Cosa si può fare per limitare i vizi della legge 401?
“Stiamo stilando una proposta di legge per evitare che le persone paghino per danni che non hanno commesso o che vengano puniti in misura eccessiva. La norma attuale nasceva con un giusto fine, ma lo stato dell’arte ha portato ad una sua applicazione che non risponde alla nostra Carta costituzionale”.


Bhè dai, sono passati solo 9 anni… avranno finito di stilare la proposta di legge in questione? Evidentemente no. Ci troviamo di fronte all’ennesima ingiustizia antidemocratica che viene occultata dai media. Io stessa non sarei mai venuta a conoscenza delle  assurde dinamiche che coinvolgono i diffidati, se non fosse che il mio ragazzo è uno dei 36 tifosi bresciani che in occasione della partita  La Spezia-Brescia del 12 ottobre 2013 sono stati intercettati mentre sostavano in una piazzola dalle parti di Sarzana (una ventina di km da La Spezia), schedati e riaccompagnati da cinque pattuglie della polizia. Appresero la loro diffida prima dai giornali, per averne successivamente conferma  dalla lettera recapitata a casa.  L’accusa? Ovviamente perchè non erano in possesso della famosa tessera del tifoso, che da un paio di anni è d’obbligo per accedere allo stadio, uno strumento di schedatura preventiva da sempre rifiutato da molti gruppi ultras tra cui i “Brescia 1911″. Voglio ricordare che sono stati schedati a più di venti km dallo stadio, non all’entrata dello stadio! Vorrei far capire la gravità di questa vicenda a chi come me non è tifoso, perchè qui si va ben oltre questioni calcistiche, qui si tratta di essere presi in giro da un sistema che si permette di accusare sulla base di semplici intenzioni, quando le sue intenzioni  a voler limitare la libertà di parola e di pensiero sono talmente palesi che nemmeno le impacchetta più con ipocrisia e false promesse. (Il diritto al voto ne è un chiaro esempio, è sempre stato un misero contentino, un’illusione di democrazia, ma alla fine si sono stancati di dover celare quanto poco siamo nei loro interessi, e  tanto valeva toglierlo!) Scusate piccola parentesi…tornando a noi…

Come spiegava l’avvocato Contucci nell’intervista qui sopra, la diffida scatta quando vengono commessi atti violenti in occasione di eventi sportivi. Ebbene non ci sono stati nè atti violenti, dal momento che i ragazzi erano già fermi per conto loro quando sono stati schedati, ne tanto meno erano in presenza di una manifestazione sportiva, erano in autostrada! A rendere il tutto ancora più assurdo è la sentenza di diffida che arriva senza alcun processo o accusa specifica. Siamo ai limiti del paranormale!

Democrazia e giustizia non sono mai stati i punti forti del nostro sistema, ma si cade davvero nel ridicolo (anche se c’è poco da ridere)  quando ad accusare su prove inesistenti è lo stesso sistema che non ha mai risposto davanti ad innumerevoli crimini più che provati!

Per sottolineare come la repressione sia uguale per tutti, e non solo per i tifosi, vorrei ribadire quanto sia stato  profetico il motto “Oggi agli Ultrà, domani in tutta la città”.

A riguardo calzano a pennello gli episodi avvenuti la settimana scorsa nella Capitale. Mi riferisco allo sgombero avvenuto il 19 marzo dell’ “Angelo Mai”, il celebre spazio artistico e culturale di Roma. Da anni l’Angelo Mai  produce cultura indipendente offrendo sempre programmi di alto livello e accessibili  alle tasche di tutti. E’ fin troppo palese che l’affronto sia rivolto a chi produce indipendentemente. Così come sono scomodi i gruppi organizzati dei tifosi, sono scomodi quegli ambienti che favoriscono il naturale sviluppo di una cultura indipendente che proprio come gli Ultras, non vuole essere gestita da un’amministrazione politica né tanto meno dalle forze dell’ordine! Quelle che sembrano essere due realtà differenti si trovano (guarda caso) a subire la stessa repressione, uguale anche nel protocollo della messa in atto che inizia subdolamente con intralci che mirano a farti spazientire per poi rinunciare, come ad esempio l’assurdo obbligo della tessera del tifoso nel caso degli Ultras, e il difficile accesso ad eventi e luoghi culturali nel caso di chi sceglie percorsi artistici. E così si ha una prima scrematura di rinunciatari, con l’ovvia conseguenza di provvedimenti più coatti per i resistenti che rimangono, che tra norme libertine   e accuse prive di senso rimarranno a bada per un po’. Probabilmente questa è l’unica cosa in cui riesce ad essere coerente il nostro triste Stato, ribadire il proprio potere reprimendo le masse pensanti.

[Fonte: Ragazza di un ultrà]