Proprio ieri che la Sora sportiva ha conosciuto un nuovo fallimento, abbiamo ricevuto questo contributo da parte di un tifoso bianconero e volevamo condividerlo. Parole semplici ma passionali, il cui succo senso primario, nel momento di rabbia, è uno solo: mai gioire per le disgrazie altrui perché sarebbe come sputare contro vento.

***

Tifocronache: Santa Maria delle Mole-Sora 3-1, Serie D/G 2013/14Ci sono dei giorni che vorresti non arrivassero mai, ma l’orologio è impossibile da bloccare. Per molte persone l’estate è un piacere, un momento in cui staccare la spina ed aspettare i ritiri e poi settembre per l’esordio in Coppa Italia prima e in campionato poi. Si attendono con trepidazione i nomi dei nuovi acquisti, ci si confronta con altri tifosi, si fanno progetti, ecc. Altrove… a Sora no. Sono passati 10 anni dal fallimento subito dopo la retrocessione ai playout contro il Giulianova e ora ci risiamo, è finito tutto di nuovo. Una situazione diventata insostenibile negli anni: gestioni disastrose, investitori che scappano venendo a conoscenza dei debiti accumulati negli anni, interesse nullo da parte dei commercianti locali e così il giocattolo si è rotto anche questa volta. A 26 anni, per sorridere, devo per forza guardare indietro al nostro passato e sono solo ricordi vaghi, di quando ero piccolino e andavo per le prime volte al Tomei, o addirittura provenienti dai racconti di mio padre e di mio nonno. Ho le lacrime agli occhi quando penso che qui venne ad allenare gente come Ghiggia, quando penso che negli anni ’80 qualcuno ci definì la Juventus di Serie C per l’ottima gestione, quando penso al 1936 in cui battemmo in amichevole la Lazio davanti a 3500 persone, quando penso alle 9.000 persone che andarono a vedere la finale di Coppa Italia di D al Flaminio di Roma contro la Torres, quando penso alle 3.000 persone andate ad Ascoli solo per ringraziare la squadra per un play off che ci sembrò totalmente rubato a Castel di Sangro, quando penso al rigore di Luiso contro la Turris, quando penso alle 10 mila persone al Matusa nello spareggio contro il Sulmona e potrei continuare per ore. Sfortunatamente questo è solamente passato ed io non ero neanche nato. Nel mio cuore resteranno invece impresse le trasferte da bambino con mio padre, in stadi che hanno visto persino la Serie A. Il tempo è poi cambiato, mio padre è invecchiato e dopo anni passati a seguire il Sora sarebbe toccato a me, alla nostra generazione fare quello che i nostri genitori e nonni hanno fatto nel passato. A 15 anni ho invece già subito il primo fallimento: ci ritrovammo in 3 mesi dalla terza seria nazionale alla Seconda Categoria, una mazzata che non augurerei nemmeno ai nostri piu grandi nemici. Quando piano piano si stava tornando nel calcio che conta e ho iniziato a risentire la passione della mia gente per questa città, ancora una volta il giocattolo si è rotto. Tutto mi sarei aspettato oggi che non di piangere, dopo tutte le raccomadazioni che sindaco e soggetti vari ci hanno dato nei giorni precedenti. Potrei tranquillamente andare a settembre a vedermi il Frosinone in A, salendo sul carro dei vincitori come in tutta la provincia sta avvenendo dopo il loro approdo in massima serie, ma non lo farò mai perché non riesco a tifare qualcosa che non mi appartiene, qualcosa che non mi rappresenta e che di mio non ha nulla. Preferirò esserci alle 10 di mattina, quando ci sarà da ritornare nei campi in terra della zona, dietro una rete metallica priva persino dei gradoni, ma lo farò con la speranza, ed in fondo anche la certezza, che oltre a me ci saranno tanti fratelli e che insieme un giorno potremo tornare ad esultare come una volta. Con le lacrime agli occhi mi fermo qui, con l’unico suggerimento che mi sento di dare a quanti veramente si credono tifosi, ossia di non esultare mai per le disgrazie altrui, perché il dio del calcio moderno è severo e spesso ingiusto: potrebbe capitare a chiunque, basterebbe un incompetente qualunque sulla propria strada travestito da grande dirigente ed in un attimo ci si ritrova con 108 anni di storia letteralmente mandati affanculo, come nel caso del Sora Calcio.Lettera firmata.