Per la penultima giornata del campionato di Serie C, girone C, tutti i riflettori sono inevitabilmente puntati sul “Viviani” di Potenza dove la capolista Avellino è ospite del Sorrento.

Motivazioni diametralmente differenti fra le due squadre. Da una parte il Sorrento ha ormai chiuso questa stagione raggiungendo anzitempo e meritatamente l’obiettivo salvezza, nonostante le tante difficoltà vissute. Una su tutte quella di aver dovuto giocare per la seconda annata sportiva consecutiva lontano dalla mura amiche, senza più nemmeno il sostegno e il calore della propria tifoseria la quale, stanca di giocare sempre in trasferta anche quando teoricamente giocava in casa, ha optato per disertare queste gare in teoria interne per protesta contro la promessa disattesa di far presto ritorno al proprio amato Stadio “Italia”.

Molto più carica di motivazioni, invece, la sfida in casa irpina: oggi è infatti il grande giorno, ovvero quello in cui suffragare con la matematica l’agognato ritorno in Serie B dopo lunghi sette anni. Manca solo un punto per chiudere anzitempo la contesa e inevitabilmente, già in settimana la partita ha avuto il suo prologo di ansie e polemiche. La grandissima richiesta di biglietti da parte avellinese, aveva inizialmente fatto ipotizzare uno spostamento allo stadio “Stirpe” di Frosinone. Ipotesi alimentata anche dall’ostilità della componente ultras potentina, che nei giorni precedenti aveva mostrato (via striscioni affissi in città) ferma opposizione all’idea di veder festeggiare i rivali in casa propria.

Alla fine il GOS ha comunque deliberato per far giocare nella sede iniziale, riservando mille biglietti ai soli residenti nella provincia di Avellino con l’ulteriore restrizione legata al possesso della nota fidelity card. Per scongiurare qualsiasi evenienza, circa 400 gli agenti impegnati nella gestione dell’ordine pubblico, una parte dei quali dirottati ad accogliere i 14 pullman partiti da Avellino, presidiando lo stadio e gli svincoli della superstrada Basentana, mentre infine, un elicottero dall’alto monitora la situazione generale. L’opposizione potentina è stata poi ribadita nel giorno della partita, presidiando l’esterno dello stadio e levando cori per la propria squadra e contro i rivali, ma l’ingente spiegamento di forze dell’ordine ha scongiurato qualsiasi conseguenza: al netto della stramba logica di Osservatorio e soci, che in circostanze simili hanno vietato la trasferta dei foggiani a Bari, casa transitoria dell’Altamura, in virtù della rivalità con i locali, si è dimostrato ancora una volta che quando vogliono fare servizio d’ordine, lo possono anche fare. Tutto il resto sono scuse per sfilarsi dal proprio compito istituzionale.

Lo stadio si riempie gradatamente e inesorabilmente. L’ingresso delle squadre in campo è un tripudio dominato da due soli colori: il bianco e il verde. I tifosi avellinesi vengono sistemati nella tribuna coperta, mentre gli ultras nel settore ospiti. Possenti i loro cori che rimbombano ovunque, per farsi ancora più forti al primo gol del vantaggio avellinese dopo soli sette minuti.

Passano altri trenta minuti e bomber Facundo Lescano segna il goal della sicurezza. Resta solo da amministrare, compito non semplice con le emozioni che procedono al galoppo, i battimani, il fumo, il colore, la voce che si leva al cielo per invocare e dare corpo al sogno sempre più imminente.

Nel secondo tempo, al 55′ il Sorrento accorcia le distanze ma le divinità del calcio restano dalla parte dell’Avellino, che riesce a giungere al novantesimo senza altro colpo perire. Il triplice fischio è il segnale tanto atteso, la squadra corre verso il settore degli ultras e finalmente la gioia può esplodere senza freni, unendo calciatori e tifosi in un unico grande abbraccio che poi proseguirà fino a notte fonda, quando la squadra raggiungerà Avellino, accolta da oltre 15.000 tifosi decisi a prolungare il più possibile l’ebbrezza.

Sono stati anni lunghi e complicati ma ora è finalmente e di nuovo Serie B. In bocca al… lupo!

Pier Paolo Sacco