UN RAGAZZO COME NOI
Il 4 febbraio 2004 dopo una lunga agonia causata da un male incurabile viene a mancare all’età di 27 anni. VALERY MELIS.
Valery era un militare dell’esercito italiano che si ammalò durante una delle tante missioni sul territorio Balcano e Macedone, una malattia causata molto probabilmente dall’uranio impoverito – che scoprì di avere di ritorno dal Kosovo, dopo aver partecipato alle cosiddette missioni di peacekeeping. Valery era ragazzo della curva nord di Cagliari, un tifoso come tutti noi, dimenticato dalle istituzioni, dall’esercito, ma soprattutto dallo Stato italiano, per conto del quale quel ragazzo stava operando, lo stesso stato che nulla ha fatto per sostenerlo nel momento del bisogno o per aiutare la sua famiglia successivamente (parliamo al singolare, ma come lui sono centinaia di ragazzi finiti “nell’esercito fantasma”, quell’esercito composto da soldati finiti sotto terra di rientro dalle missioni).
La famiglia ha portato avanti per anni battaglie nei tribunali, tra avvocati e giudici che non hanno mai voluto sentire fino in fondo le vere ragioni della scomparsa di un ragazzo di 27 anni, e si son visti negare un sacrosan
to risarcimento, uno stato che ha alzato muri di carte bollate e di ricorsi su ricorsi, per poi chiudere tutto nel silenzio, lo stesso silenzio che Valery domandò non venisse suonato ai propri funerali. La famiglia, gli amici, la sua curva il gruppo SCONVOLTS CAGLIARI 1987 non l’hanno mai abbandonato in tutto questo tempo, ricordandolo anno dopo anno, cercando di tenere in vita il ricordo di un ragazzo, tifoso del Cagliari come loro, che troppi hanno messo nel dimenticatoio.
Noi dal canto nostro non possiamo far altro che ricordarlo sulle pagine di “Sostieni La Curva” cercando di mantenere alta l’attenzione su problemi che sono marginali al mondo Ultras e delle Curve, ma che trovano al loro interno persone e teste pensanti, che non dimenticano ma tramandano ai più giovani. Mandiamo un abbraccio alla famiglia di Valery, ai suoi amici alla sua curva. Noi come voi non l’abbiamo dimenticato.
LA MORTE È UGUALE PER TUTTI!