All’anagrafe calcistica sarebbe in effetti Ars et Labor Ferrara quella che è rinata dalle ceneri della Spal fatta fallire da Tacopina. Alla riprova del tempo galantuomo hanno avuto ragione gli ultras che l’hanno contestato selvaggiamente. Senza tra l’altro trovar particolare sponda nel resto delle forze civiche o nell’opinione pubblica, sempre presi a mantenere quell’equilibrio che finisce per rivelarsi fatale distanza dal cuore dei problemi. Forse la Spal poteva salvarsi? Salvare la categoria o la matricola? Con il senno di poi si potevano fare, così come si possono dire, tante cose. Quello che è sicuro è che, al di là di questi aspetti puramente materiali, c’è il grandissimo patrimonio immateriale che è costituito dal vincolo di sangue e dall’amore fra Ferrara e la sua gente con la propria squadra di calcio. Serie A o Eccellenza sono irrilevanti. I tifosi della Spal ci saranno sempre e proprio questa eterna presenza, questa stampella emotiva, questo sostegno tangibile sono le fondamenta e la pianta originaria su cui poter ricostruire se non un futuro ugualmente radioso, quanto meno di continuare a sognarlo. È poi proprio quando una tifoseria intera sogna tutta insieme che si può nuovamente plasmare la realtà.
Al di là di tutto però, contro la Comacchiese non è più nemmeno tempo di celebrare questa nobile decaduta o la sua tifoseria, ormai già calatesi in questa nuova e pur stretta realtà del girone B di Eccellenza Emilia Romagna quando solo cinque anni fa giocavano in Serie A. Questa quinta giornata di campionato infatti, cade a stretto giro con il ventennale dell’assassinio di Federico Aldrovandi. Un giovanissimo figlio della città a cui alcuni agenti di polizia strapparono la vita a furia di manganellate. Una ferita che ancora brucia nel cuore della sua famiglia, che più di tutti ha pagato lo scotto e più di tutti si è spesa per far venire a galla la verità. Una ferita sempre viva anche nel cuore della Ovest che non ha mai smesso di sventolare al cielo la bandiera con il suo volto. Pagando anche spesso con censure e divieti di ingresso della bandiera stessa. Raccogliendo però come contropartita la solidarietà trasversale di tutto il mondo delle curve e non solo. Se anche la giustizia terrena non ha fatto poi molto affinché questa triste pagina si chiudesse con il riconoscimento di una verità sgombra da attenuanti o sospetti, resta la soddisfazione di una memoria che non si cancella, di un ricordo sempre vivo che è – per lor signori e il loro oblio – la peggior condanna.
Coreografia dedicata a Federico. Bandierone copricurva e striscione attorniati da tante bandiere con i colori tanto amati. Il volto iconico di questo eterno ragazzo, fa la sua comparsa anche nel settore ospiti, dove si sistema un manipolo di tifosi rossoblù con un paio di striscioni e qualche bandiera. In campo la Ars et Labor la spunta di misura grazie a un calcio di rigore. Miglior chiusura di questa giornata non poteva esserci.
Foto di Luigi Bisio






















