È da poco iniziato il secondo tempo di Spal-Roma. Molta gente deve fare ancora ritorno sulle gradinate mentre nel settore ospiti viene mostrato uno striscione per Federico Aldrovandi. Immediatamente dal Paolo Mazza scatta un applauso collettivo che unisce le tifoserie e conferma quanto la storia e il ricordo di questo ragazzo siano in grado legare persone divise da centinaia di chilometri – oltre che dalla fede calcistica – sotto un’unica bandiera.

Succede spesso a Ferrara. Sono tante le tifoserie a venire da queste parti e regalare almeno un messaggio alla famiglia Aldrovandi. Lo hanno fatto anche i romanisti, con gli striscioni e con una visita al cimitero dove Federico riposa.

Mentre in Italia c’è chi si prende il lusso di vietare bandiere raffiguranti la sua faccia. Tristi scelte fatte da tristi menti che spesso hanno sposato la causa di chi ha offeso e ingiuriato la famiglia di un ragazzo ucciso barbaramente. I tifosi sanno cosa vuol dire e sanno quanto la mano arbitraria di chi dovrebbe soltanto garantire l’ordine e la sicurezza, possa essere letale e fuori luogo. Sarà per questo che sin da subito hanno sposato la sua causa tenendone sempre in alto il ricordo e chiedendo, assieme a parenti ed amici, giustizia e verità.

Spal-Roma un girone dopo. Quando quella bandiera con la faccia di Federico non venne fatta entrare all’Olimpico. Una vergogna targata Roma. Un’oscenità che tuttavia non è passata indifferente ai supporter giallorossi, che almeno in casa degli avversari hanno voluto dimostrare vicinanza e solidarietà anche ai ragazzi che in quel venerdì pomeriggio di dicembre videro negato un loro sacrosanto diritto.

La sfida è una delle tante inedite che si gioca quest’anno al Mazza. O meglio, una delle tante vecchie fiamme che tornano a far risplendere lo storico impianto ferrarese. Cinquant’anni dopo giallorossi e biancazzurri si ritrovano di fronte. E la cornice di pubblico è di quelle importanti. Il bellissimo (e caldissimo) sole primaverile invoglia, così come il momento cruciale della Spal, chiamata a fare punti per mantenere l’imbattibilità – che dura da sei partite – e tirarsi fuori dalla zona retrocessione.

A Roma sono stati venduti quasi duemila biglietti, complice la distanza non eccessiva e l’ottimo momento della squadra, reduce dalla rimonta sul Barcellona e prossima alla storica semifinale con il Liverpool.

Già un paio d’ore prima del fischio d’inizio è possibile notare stuoli di tifosi capitolini aggirarsi attorno al Mazza, mentre inoltrandomi verso lo stadio si fanno sempre più fitti i capannelli di supporter ferraresi intenti a mangiare e sorseggiare birra.

L’ultimo precedente tra le due compagini è datato 18 agosto 1982. Si giocava la Coppa Italia e la Roma riuscì a spuntarla grazie a un gol di Iorio. In quella stagione i giallorossi avrebbero vinto il loro secondo scudetto. Di quella giornata resta qualche glorioso scatto che ritrae i supporter romani letteralmente ammucchiati nel vecchio settore ospiti (molto più grande di quello attuale). Fa un certo effetto pensare che all’epoca, per una semplice partita del girone preliminare di Coppa Italia, per giunta in piena estate, si raggiungesse tranquillamente il sold out (più i tanti spettatori “non paganti”).

Sulla panchina romanista sedeva Nils Liedholm, in tribuna, a vedere la partita, c’era un tale G.B. Fabbri. Tempi andati di un calcio che possiamo solo ricordare o – per i più giovani – immaginare.

Tornando ai giorni nostri, quando entro sulle gradinate intuisco che la Ovest esibirà una coreografia. I ragazzi del direttivo stanno lavorando per distribuire i cartoncini e uno striscione poggia ripiegato sulla balaustra.

Molti giornalisti romani ironizzano sulla ristrettezza della nuova tribuna stampa del Mazza, mentre un simpatico cronista estense – con cui ormai ho stretto amicizia nelle mie ultime visite da queste parti – mi racconta dei suoi vecchi Spal-Roma. Mezzo secolo or sono. E lo fa con il sorriso sulle labbra, ricordando quella Spal che per tanti anni è stata leggenda per i più giovani. Generazioni che hanno sognato solo da lontano di tornare a calcare palcoscenici tanto prestigiosi. E anche per me –  che ricordo con gaudio il mio primo album Panini con i biancazzurri ancora in Serie B e il loro simpatico stemma raffigurante un cerbiatto (oggi riutilizzato per il settore giovanile) a campeggiare tra le mie figurine – è davvero un piacere poter assistere a questa partita. Una delle più attese in questa stagione.

Le squadre fanno il loro ingresso in campo e in Curva Ovest si compone la scenografia: tanti cartoncini vanno a formare la scritta “Ferrara” mentre in balaustra si apre lo striscione “Alla mia città ho giurato eterno amore”. Sono onesto: rispetto agli spettacoli pressoché perfetti delle precedenti coreografie realizzate dagli spallini, questa ha sicuramente qualche pecca nella riuscita, con i cartoncini che non vengono allineati alla perfezione deformando qualche lettera della scritta.

Ci sta, sia chiaro. Chi fa le cose può sbagliare, chi neanche ci prova di sicuro non cadrà mai in errore. Inoltre la Ovest in questi anni ci ha abituato davvero a gran begli spettacoli.

Nel settore ospiti nulla di particolare dal punto di vista scenografico. Tante bandiere e voce subito roboante nel sostenere l’undici di Di Francesco.

Forse stimolati dallo stadio nuovo e dalla buona prestazione della squadra, i supporter capitolini si mettono in mostra con una buona prova. Tante manate, buoni picchi di intensità e belle esultanze ai tre gol con cui la Roma sbanca abbastanza agevolmente Ferrara.

Ottima prova anche della Ovest, che dimostra ancora una volta di aver creato una bella alchimia con la città e il resto del pubblico. Malgrado la squadra di Semplici oggi non scenda praticamente in campo, i supporter estensi non smettono un minuto di cantare e anche a risultato ormai compromesso, il pubblico normale si unisce sovente agli ultras. Come sempre ineccepibile la sciarpata e molto bello il tanto colore presente nel cuore del tifo ferrarese.

In questi anni abbiamo visto raggiungere la Serie A piazze spesso insulse, prive di tifo e tradizione calcistica. La Spal fa fortunatamente eccezione e a guardarsi un po’ attorno mi sento di dire che loro più di tanti altri meritano la permanenza in massima categoria. Certo, è chiaro che i ragazzi della Ovest debbano ancora lavorare tanto per inquadrare e formare il tanto seguito che hanno acquisito in questi anni. Ma parliamo comunque di una base solida e volenterosa, che probabilmente può solo migliorare.

Al fischio finale ci sono applausi da ambo i lati con il pubblico di casa che sprona i propri giocatori: a quattro partite dal termine e con la lotta salvezza sul filo del rasoio non c’è spazio per malumori e musi lunghi. Su fronte romanista è invece la trasferta di Liverpool a tenere banco. In tanti sono già con la testa in terra d’Albione, per un match che effettivamente si dimostrerà infuocato in campo e sugli spalti.

Simone Meloni