L’ufficialità del divieto di trasferta per i tifosi della Vis Pesaro è arrivata poco prima delle ore 19 del giorno precedente alla partita contro la SPAL. In prima battuta era stato l’Osservatorio sulle manifestazioni sportive a ritenere che per il match in questione sussistesse un pericolo di ordine pubblico, legittimando di fatto il provvedimento con il quale, successivamente, il questore di Ferrara ha deciso di impedire l’accesso ai tifosi pesaresi allo stadio Mazza.
La scelta è, probabilmente, la diretta conseguenza di quanto accaduto una settimana prima tra pesaresi e lucchesi, anche se nella motivazione, tuttavia, non si fa chiaro riferimento ai fatti che hanno visto coinvolti i tifosi biancorossi. Accade ormai spesso che la decisione se aprire o meno una trasferta non sia più solo legata a rivalità storiche tra le tifoserie, ma piuttosto sia una forma di “sanzione postuma” per incidenti scoppiati qualche giorno prima all’evento in questione. Un azione non preventiva del divieto come doveva essere nei piani ma puramente punitiva. Hai preso 4 all’interrogazione e ti tolgo la Play.
In quest’ultima vicenda però, abbiamo assistito al salto di qualità. Infatti, in passato, pensiamo al divieto comminato ai tifosi del Lecce per il match contro il Milan o a quelli dell’Eintracht Francoforte per la partita di Champions a Napoli, i club destinatari dei provvedimenti restrittivi riuscirono ad impugnarli grazie al “fattore tempo”, in quanto sia il club salentino che quello tedesco furono informati per tempo della decisione e riuscirono a ricorrere al TAR che ribaltò, almeno per i leccesi, il provvedimento di divieto. Nel caso di specie, invece, ai tifosi ospiti e alla Vis Pesaro Calcio, non solo non è stato chiarito il motivo della chiusura del settore ospiti, ma la notifica del provvedimento è arrivata a poche ore dall’inizio del match, impedendo di fatto di presentare ricorso amministrativo e chiedere o la sospensione o l’annullamento della decisione adottata dal prefetto.
Si segnala, inoltre, che anche in questa vicenda la decisione difetta di motivazione; ogni provvedimento amministrativo, a maggior ragione quelli restrittivi, devono essere sempre accompagnati da una motivazione precisa e dettagliata che invece in questo caso è alquanto nebulosa; il prefetto di Ferrara, infatti, si è di fatto limitato a chiudere il settore ospiti per motivi di ordine pubblico, senza specificare quali poi fossero i pericoli che sarebbero potuti insorgere se la partita di quest’oggi si fosse giocata con le due tifoserie presenti sugli spalti.
Crediamo sia arrivato il momento di chiedere a chi di dovere sia di motivare chiaramente queste decisioni, giuste o sbagliate che siano, ma anche di mettere a conoscenza i soggetti interessati dei provvedimenti restrittivi in tempo utile, per attivare eventualmente ricorsi presso le autorità competenti. Questa pratica, infatti, da eccezione sta lentamente diventando regola, allargando di conseguenza il perimetro della discrezionalità amministrativa che rischia così di trasformarsi in puro arbitrio.
Per fortuna però, la partita ha avuto anche altri protagonisti: la tifoseria ferrarese. Parte della tifoseria di casa ha però deciso di abbandonare gli spalti del Mazza e lanciare un segnale forte all’attuale proprietà. La diserzione non è frutto solo dei deludenti risultati sportivi, ma anche del crescente malcontento verso la gestione del club da parte della proprietà americana. Con poco meno di 2.000 spettatori sugli spalti, lo stadio di casa appare desolatamente vuoto, soprattutto se comparato a quanto accadeva fino a qualche stagione fa, quando la SPAL, impegnata tra Serie A e B, si esibiva davanti a un pubblico decisamente più numeroso.
Nonostante i pochi spettatori presenti, gli ultras estensi hanno comunque offerto, almeno sul piano del sostegno canoro, un ottimo spettacolo. I rapporti con l’attuale proprietà della SPAL già tesi per via della doppia retrocessione arrivata in poco tempo, sono sfociati in contestazione aperta. Quando le squadre scendono in campo, la Curva Ovest sfoga tutto il proprio disappunto con cori e striscioni contro il presidente Joe Tacopina. L’imprenditore americano, infatti, viene invitato a vendere il club estense quanto prima. Immediatamente dopo, sempre dal settore di casa, si alzano cori fra il serio e il faceto per Moratti: in settimana, infatti, circolavano indiscrezioni circa un interessamento dell’ex presidente dell’Inter per il club ferrarese.
Per quanto riguarda il colore, invece, gli spallini decidono di presentarsi spogli dei propri vessilli, attaccando nella parte bassa un solo striscione con la scritta “Basta“. Durante i novanta minuti non mancano, inoltre, i cori contro la Reggiana e le forze di polizia.
A spuntarla, tuttavia, sono gli ospiti, che grazie ad una rete arrivata nel secondo tempo portano a casa l’intera posta in palio, gettando nel baratro i padroni di casa che vengono fischiati dagli spettatori presenti. Ma quello che più interessa agli estensi è il futuro del loro glorioso club, passato in pochi anni dal paradiso all’incubo della retrocessione in quarta serie. Nel frattempo, la SPAL si trova davanti ad un bivio: da un lato, la possibilità di una risalita, magari grazie all’ingresso di nuovi investitori, ma dall’altro il rischio di un declino che sembra non arrestarsi e portare nel giro di pochi anni il glorioso club dai prestigiosi palcoscenici della serie A ai bassifondi del dilettantismo.
Michele D’Urso