Ci sono partite che richiamano vecchi aneddoti e invogliano a viverne di nuovi anche solo per il gusto di dire: “Io c’ero”. Quella tra Spezia e Genoa è una rivalità arcinota che ha avuto modo di accendersi dagli anni novanta in poi. Con più precisione da una movimentata amichevole datata agosto 1991 per poi ritrovarsi di fronte nel 2006/2007 – con la discesa negli inferi della Serie C dei Grifoni – in un appassionante duello al vertice proprio tra le due compagini (culminato con la promozione diretta dei bianconeri e quella ai playoff dei rossoblù a discapito del Monza), quindi in Serie B e infine nella massima categoria dalla passata stagione. Anche se, per le note vicende Covid che hanno tenuto per mesi i tifosi lontani dalle gradinate, permettetemi di dire che il primo vero derby in Serie A è quello che stasera va in scena allo stadio Picco.

Si gioca di mercoledì, in uno dei tanti turni strampalati del nostro calcio. I tifosi spezzini vivono per la prima volta nella loro vita l’ebbrezza della A, premio più che meritato per una piazza che si è sempre contraddistinta per calore e seguito. Quando penso alla Ferrovia non posso che strizzare l’occhio all’adolescente che fui, a quelle mattinate passate sul vecchio Supertifo a guardare minuziosamente foto e racconti di incidenti e tifo. Ricordo nitidamente i servizi sui derby con Pisa e Carrara e la mia voglia – un giorno – di essere là presente per godermi lo spettacolo. Ignaro del fatto che questo mondo evolve talmente velocemente da non permettere, spesso, di vedere una curva o una partita a cui si ambisce. E, a dirla tutta, vedere le sfide più accese oggi in Italia rischia di essere una grande delusione, sia a causa dei numerosi divieti che di un ambiente generale ormai floscio e privo di quel mordente e quella cattiveria che per decenni hanno caratterizzato determinate partite.

Dopo due anni senza calcio e con pochi viaggi all’attivo è comunque una boccata di ossigeno partire, lasciarsi la propria città alle spalle e approdare laddove l’Italica terra inizia la sua curva lungo il Mar Ligure sino a scontrarsi con la Francia. Il fatto che il meteo migliori chilometro dopo chilometro fino a regalarmi un bel sole autunnale da Grosseto in su è un ottimo presagio per la giornata. L’intento è quello di arrivare un po’ prima del treno su cui viaggiano gli ultras della Gradinata Nord ma l’intento verrà testé disatteso causa ampio ritardo del medesimo convoglio che costringerà i supporter genoani ad entrare allo stadio quasi alla mezz’ora. Mi godo una piacevole passeggiata per le strade di La Spezia dove sciarpe e maglie bianconere la fanno da padrone per poi incamminarmi verso lo stadio, distante davvero un tiro di schioppo dal cuore della città.

Manco a dirlo i biglietti per questa gara sono andati velocemente polverizzati, compresi gli 890 destinati alla tifoseria ospite. Accedo allo stadio quando manca poco al fischio d’inizio e in Curva Ferrovia sono già appese tutte le classiche pezze mentre i bandieroni si levano al cielo con ritmo. Sulle note dell’inno parte la prima sciarpata degli spezzini, replicata in maniera più fitta qualche minuto più tardi sulle note della classica “Oh bela Spezia”. In questi anni ho incrociato spesso gli ultras bianconeri e in un paio di occasioni ho avuto anche modo di vederli all’opera tra le mura amiche. Non dev’esser stato facile farsi carico di un’eredità pesante come quella degli Ultras Spezia e ricominciare a lavorare sulla curva in un periodo storico in cui il materiale umano a dir poco scarseggia. Soprattutto al cospetto di uno spazio di curva davvero grande a livello di capienza. L’avvento in Serie A e il ritorno di alcuni strumenti del tifo come tamburi e megafoni li ha visibilmente aiutati a trovare maggiore unione con il resto del popolo spezzino e stasera, francamente, ho visto un bell’ambiente. Degno di una categoria stuprata negli anni da società che magari avranno pure lavorato bene in fatto di calcio ma hanno contribuito a rendere quasi nullo l’appeal di un campionato che si è reso celebre al mondo non solo per il suo livello tecnico ma anche per i suoi stadi colmi di passione.

Il tutto non può che migliorare quando il contingente ultras dirimpettaio comincia a fare il proprio ingresso. I genoani entrano alla spicciolata, lentamente, evidentemente rallentati ai controlli. Dopo qualche minuto necessario ad assestarsi e sistemare pezze e striscioni, la Gradinata Nord versione trasferta comincia a macinare tifo rispondendo colpo su colpo alle invettive spezzine provenienti dalla Ferrovia nonché dalla Curva Piscina, dove è posizionato un nutrito gruppo di gente “stagionata” che sa evidentemente il suo in fatto di curva. Facce “esperte” non sembrano mancare tuttavia neanche tra le fila genovesi a cui si avvicenda anche un bel mix di giovani.

In campo le due squadre regalano poche emozioni nei primi 45′, mentre nella ripresa è lo Spezia a farsi sempre più in avanti fino a trovare il vantaggio grazie all’autogol di Sirigu. Bella l’esultanza della curva di casa che ovviamente alza ancor di più i decibel riuscendo a trascinarsi dietro l’intero stadio. La squadra di Thiago Motta avrebbe anche diverse occasioni per raddoppiare ma l’imprecisione sotto porta le costa cara e a cinque minuti dal triplice fischio Criscito trova il gol del pareggio su rigore. Curiosità di giornata: l’ex terzino della Nazionale era in campo anche nell’ultimo Spezia-Genoa giocato con il pubblico (in Serie B) e datato 7 aprile 2007. Gara finita 1-2 con il raddoppio ospite proprio di Criscito.

Meritevoli di menzione anche i festeggiamenti ospiti, con un massiccio utilizzo della pirotecnica e gli ultimi minuti trascorsi tra batti e ribatti vocali (e non solo) con la vicina Curva Piscina e cori d’amore per la conquista di un punto che pochi istanti prima sembrava ormai impossibile. Anche per la Gradinata Nord ci sono stati cambi e avvicendamenti negli ultimi mesi oltre alla tanto agognata vendita del club da parte di Preziosi. Questo ha certamente galvanizzato un ambiente sportivamente incancrenito da anni di tornei mediocri, lotte intestine e battaglie non facili da perpetuare nei confronti di una delle figure meno limpide e piacevoli del calcio italiano.

Al fischio finale le due squadre raccolgono gli applausi dalle rispettive tifoserie. Lo stadio sfolla e un fresco pungente prende possesso delle strade. Il mare si fa palesemente sentire e come ogni città di porto anche La Spezia di sera si veste di un’aria austera e malfidata. Capita poche volte di immortalare con piacere spezzoni ed emozioni relativi a una gara di Serie A, sicuramente questa è una di quelle. Le luci del Picco si affievoliscono man mano che la stazione si avvicina. La strada del ritorno è lunga e qualche centinaio di chilometri più a sud paradossalmente c’è ancora una pesante pioggia ad attendermi.

Testo Es.M.