L’Arezzo è finalmente ritornato tra i professionisti, anche se non dalla porta principale, bensì da quella secondaria del ripescaggio. E questo l’abbiamo già detto. In ogni caso, l’onda lunga dell’entusiasmo per questa ritrovata Serie C (o “Lega Pro”, come la chiamano lor signori, credendo che basti un cambio di nome per riempire di nuovo gli stadi come quando – paradossalmente – si chiamava appunto Serie C…) è ancora lungi dall’esaurirsi.
Pian piano però la nuova realtà rischia di diventare consuetudine e la consuetudine ben presto di tramutarsi in noia, specie quando gli avversari non sono propriamente di gran grido, sia sotto l’aspetto della tradizione calcistica che ultras. È il caso per esempio della gara che, tra le mura amiche del “Comunale”, vede gli amaranto opposti al Lumezzane.
Per superare di slancio la piattezza della routine, non resta che affidarsi alla propria inventiva o sperare che gli undici atleti in campo sappiano essere da stimolo a chi li osserva e li sostiene dagli spalti. In questa gara, per fortuna o per precisa volontà degli elementi in causa, le condizioni necessarie sono rispettate tutte ed appieno.
In campo la compagine agli ordini di mister Eziolino Capuano tira fuori una prova gagliarda, tutta grinta e cuore, riuscendo a superare con il più classico dei risultati i propri opposti lombardi. Sugli spalti i quasi 3.000 entusiasti dell’esordio sono scemati di parecchio, avvicinandosi più verosimilmente ai 2.000, anche se la Curva si ripresenta con numeri buoni ma, soprattutto, con buon colore e voglia di farsi sentire.
Battimani, sciarpate e fumogenate sono gli elementi per cui gli aretini si rendono degni di nota nell’arco dei novanta minuti. Il loro aspetto da sempre peculiare, quello dell’originalità stilistica, è questa volta deducibile in un due aste che ha, come motivo di sfondo, un “QR Code”.
Tra gli altri dati curiosi di questa gara, da annotare sul nostro personale taccuino la presenza sugli spalti di due novelli sposi, che hanno voluto passare il giorno più importante della loro vita con un’altra espressione del proprio amore che coincide con la squadra di calcio della propria città.
Dal settore ospiti, purtroppo, niente da raccontare.
Testo di Matteo Falcone.
Foto di Sauro Subbiani.