È sempre una gioia tornare in Italia per assistere a qualche partite di calcio.

Dopo un viaggio da Pescara a Ascoli con la mia  auto noleggiata, trovo subito lo stadio: già da fuori mi piace lo spirito da calcio dei vecchi tempi che neanche la ricostruzione delle gradinate ha scalfito. Da straniero ho la sensazione che disgraziatamente, anche in Italia, con la storiella del rinnovamento degli stadi per renderli più comodi o funzionali si stia solo ulteriormente commercializzando il calcio.

Dopo che gentilmente un residente mi ha guidato fino all’hotel, in pieno centro storico, mi incammino di nuovo verso lo stadio, passando qualche angolo della città davvero molto bello. Arrivato ai botteghini ritiro l’accredito e posso entrare senza difficoltà in tribuna. Nonostante la ricostruzione di Distinti e Curva, lo stadio mi piace anche all’interno. Ho sempre amato gli stadi vecchi, laddove ogni tribuna appare differente e ogni stadio racconta tante storie del passato diverse. Al contrario i nuovi impianti, per la maggior parte, sono distinguibili solo per il colore degli esterni e il nome dello sponsor e raccontano tutti una sola storia: fare soldi…

A completare quel quadro del passato, mi mancano solo gli striscioni storici che da quando ero un bambino hanno sempre rappresentato una cosa bellissima da vedere per me. Già 30 anni fa alla TV, ricordo la “Domenica Sportiva” con le immagini delle tifoserie a far da sfondo all’inizio di ogni collegamento e fin da allora ho sempre guardato le Curve e gli striscioni molto più che dei presunti eroi sul campo di gioco.

Quest’oggi, con la Curva che andava riempiendosi saliva anche la mia febbre per il tifo. A inizio partita la Curva di casa appare piena quasi del tutto e quando si alzano i primi cori mi sento molto soddisfatto ed appagato per il mio lungo viaggio. Il settore restituisce un effetto di estrema compattezza anche per la dominanza del colore nero. Qualche bandiera e qualche fumogeno quando le squadre entrano in campo contribuiscono a migliorare il colpo d’occhio.

Nel settore ospiti, quasi a ridosso della partita, fa la sua apparizione la tifoseria Carpigiana: in totale sono quasi un centinaio e con tanti piccoli striscioni colorano il loro spazio, ma si presentano separati in due gruppi distinti, Irriducibili e GdL. Inizialmente fanno cori e battimani più o meno insieme, durante la partita mi sembra invece che vadano man mano perdendo la coordinazione: quando un gruppo fa un battimani l’altro rimane in silenzio o comunque qualcosa di differente.

La curva di casa mi piace molto, con tanti cori forti e secchi, battimani e sventolio costante delle bandiere durante tutto l’arco della gara. Quando l’Ascoli segna il primo gol, si accende un fumogeno, dopo di che si alza di nuovo la voce per incoraggiare la propria squadra, stessa cosa che avverrà durante il secondo tempo. Solo gli ultimi 15 minuti, quando la squadra in campo perde di mano la partita dopo aver chiuso in vantaggio il primo tempo, cala anche l’atmosfera. A fine partita poi, quando la squadra si reca sotto la Curva, forte è la disapprovazione per i giocatori. I sostenitori Emiliani, invece, sono giustamente contenti della loro squadra e i giocatori biancorossi vengono accompagnati verso gli spogliatoi fra gli applausi.

Uscendo dallo stadio, la situazione è tutto sommato calma. Contento per quanto visto, scendo di nuovo verso il centro storico, per farmi un po’ di cultura su questa città e mangiare qualcosa in qualche cucina tipica locale.

Jurgen De Meester.