Ricordo ancora nitidamente uno striscione, esposto proprio dai sostenitori del Frosinone, in una partita contro il Pisa quasi quindici anni fa. Il messaggio prendeva di mira le istituzioni cittadine, ree di non essere in grado di dare alla città un nuovo impianto. Allora l’ascesa dei ciociari al calcio che conta era solo agli inizi, eppure, come avviene in buona parte d’Italia, il vecchio stadio Comunale dava i primi segni di cedimento, richiedendo continue modifiche per adeguarsi alle normative vigenti.

Eravamo ancora nell’era geologica precedente la morte dell’Ispettore Raciti, le leggi speciali, la folle repressione, il caro biglietti e la fuga spaventosa dei tifosi dalle gradinate. Paradossalmente c’era molta meno coscienza dei templi che per anni avevano ospitato le gesta delle nostre squadre e – di contro – molta più aspirazione a un futuro fatto di nuovi stadi e infrastrutture in grado di essere al passo con i tempi, per garantire anche al proprio club una maggiore longevità e delle maggiori possibilità sportive. Un’evoluzione tutto sommato naturale, spezzata solo dall’innaturale suicidio con il quale il nostro sistema calcistico è riuscito a far tornare sui propri passi anche i più progressisti dei tifosi.

Quando si parla di stadi nuovi, infatti, siamo soliti far partire una serie di considerazioni, che molto spesso hanno come oggetto il timore che quella poco di libertà rimasta sui gradoni vada totalmente in soffitta per far spazio a telecamere di ultima generazione, controlli asfissianti, divieti e soprattutto prezzi dei biglietti alle stelle. Tanto da escludere quella parte popolare che ha reso il calcio lo sport più praticato e seguito del mondo.

Frosinone si prepara a inaugurare il suo nuovo stadio e questi interrogativi vengono giustamente a galla. La fine del vecchio e storico Matusa è una ferita sanguinolenta e dolorosa per chi l’ha popolato per quasi un secolo. Il solo transitare per Via della Mola Vecchia e vedere quelle ruspe impegnate a demolire curve e Distinti fa salire la malinconia a chiunque ami un certo tipo di calcio. Così come sapere che dopo migliaia di partite disputate là, all’ombra del Campanile, le future generazioni non potranno più conoscere quello che è stato un vero e proprio monumento della città.

Eppure i sentimenti non possono che essere contrastanti. In una regione dove la speculazione edilizia e gli scandali legati alla stessa sono all’ordine del giorno, la realizzazione di una grande opera come il nuovo Benito Stirpe è senz’altro un qualcosa di importante. Un’idea rimasta là per quarant’anni. Erano gli anni ’70 quando si posero le basi per erigere un nuovo stadio cittadino, ma fino a qualche tempo fa, di questa idea, rimaneva in piedi solo quella che sarà la tribuna centrale del nuovo impianto. Rovinata dall’incuria e dall’eterno procrastinare.

Ci ha pensato Maurizio Stirpe (figlio di Benito) a renderla realtà. Un passo epocale per una città e una provincia troppo spesso rimaste alla finestra, vittime di gestioni politiche discutibili e penalizzate – giocoforza – dalla vicinanza con Roma. Ebbene, sarà Frosinone ad avere il primo stadio di proprietà nel Lazio: forse è proprio questa la notizia di cui tener conto.

Ma come sarà questo stadio? C’è una cosa che mi ha sempre colpito del pubblico ciociaro: la semplicità, la rusticità nell’avvicinarsi alla partita e la spontaneità nel compiere determinati gesti. Le gradinate in ultima generazione rischiano di porre fine a tutto questo?

Ieri ha parlato proprio Stirpe, aggiornando la situazione sui lavori in corso e presentando la nuova campagna abbonamenti. C’è da dire una cosa: la mancata promozione in A dello scorso anno sicuramente costituisce un danno non da poco, dal punto di vista dell’immagine e soprattutto sotto l’aspetto economico. Presentarsi ai nastri di partenza della massima divisione con un nuovo stadio avrebbe costituito un maggiore motivo di attrattiva per partner commerciali e televisioni, oltre che una dimostrazione di forza da parte della società al cospetto dei colossi del calcio italiano. E anche dal punto di vista gestionale (soprattutto per i prezzi) sarebbe stata la vera e propria cartina al tornasole, considerate, per esempio, le cifre esorbitanti sparate alle tifoserie neo promosse. Quindi i dati e i numeri che andremo a trattare vanno presi in considerazione anche in base a questa discriminante.

“Per me i tifosi restano i veri proprietari della società – ha esordito il presidente presso le Terme di Pompeo a Ferentino – per questo da ottobre inizieremo un percorso per instaurare un vero e proprio azionariato popolare attraverso il crowdfunding (la società ha vagliato la strada daell’equity crowdfunding, una raccolta in cui il premio che viene dato in cambio dei soldi è un pezzettino del club, ndr). Ciò marca il senso di appartenenza e credo che il mondo del calcio debba camminare sempre più in questa direzione”. Sono affermazioni che sottolineano ancora una volta come la mentalità di Stirpe cerchi innanzitutto di avvicinarsi a quella del tifoso, e questo permette ai supporter giallazzurri di dormire sonni tranquilli nell’era in cui presidenti e dirigenze discutibili diventano sempre più spesso dei veri e propri Mangiafuoco, personaggi che infangano e stravolgono la storia e la tradizione di club gloriosi. Del resto parla chiaro l’organigramma societario: quasi tutti i componenti sono ciociari e ciò potrà anche sembrare superfluo, ma state certi che incrementa in maniera esponenziale il senso di appartenenza fungendo da vero e proprio frangiflutti per astrusità di uno sport in grado, dall’oggi al domani, di cambiarti nome, colori e simbolo.

Sullo stadio: “Pensavamo di chiudere entro il 23 luglio – afferma – ma sono ancora da ultimare i lavori nella ‘main stand’. Mancano le coperture e per apporle abbiano dovuto ordinare delle gru apposite che arriveranno la prossima settimana. Gli altri settori sono ok. Entro ferragosto le ditte costruttrici dovrebbero abbandonare lo stadio”.

Sui tempi di inaugurazione: “Conserviamo il 30 agosto come data inaugurale. Avevamo individuato la Roma come avversaria per una partita amichevole – spiega – dato che in quella data il campionato è fermo. Se ciò non sarà possibile penseremo a un’altra manifestazione che dovrà comunque coinvolgere la gente. Per l’esordio in campionato sicuramente dovremmo giocare almeno una partita ad Avellino. Abbiamo già chiesto alla Lega di disputare il primo incontro in trasferta e verosimilmente la prima partita al nuovo stadio verrà giocata alla quinta giornata. Cercheremo in tutti i modi di accorciare i tempi – ammette – ma ci sono delle procedure, soprattutto legate alla sicurezza, che hanno i loro tempi tecnici e non possono essere semplificati. I collaudi, soprattutto quelli delle coperture, hanno la loro cadenza temporale”.

Un altro punto cardine relativo all’accessibilità è quello del settore ospiti. Attualmente manca la strada che dovrebbe portare i tifosi avversari dall’uscita autostradale allo stadio: “Finora con Comune e Questura non abbiamo affrontato l’argomento ma ovviamente ci facciamo carico di aprire il dibattito. Io penso che se non si riuscirà a trovare una soluzione immediata si opterà per qualcosa di alternativo”. Ovviamente si spera di non assistere nuovamente a quanto successo con il nuovo Friuli di Udine, dove per mesi le trasferte vennero inibite a causa di presunte carenze strutturali. Un nuovo stadio deve significare (anche) facilità nell’accedervi. Pure per i tifosi ospiti, che – non dimentichiamocelo – contribuiscono a rendere lo spettacolo completo. Esempio massimo: un Frosinone-Latina senza tifosi pontini non sarà mai un derby teso, avvincente e unico come quello dove presenziano le due curve. È un’ovvietà, ma sempre bene tenerlo a mente. Del resto lo ha affermato proprio Stirpe: “Il calcio è dei tifosi”.

Il tema più atteso dalla conferenza era quello dei nuovi abbonamenti. Il passaggio da uno stadio all’altro e le modalità di sottoscrizione suscitavano ovviamente la curiosità di tutti. Va subito detto che, per quanto concerne i titoli annuali, i prezzi sono rimasti pressoché invariati nei settori popolari. Sarà infatti possibile acquistare una Curva Nord a 150 Euro, mentre per gli abbonati dello scorso anno, le donne, gli Over 70 e i ragazzi tra i 15 e i 18 anni il prezzo sarà di 90 . 70 Euro per i ragazzi tra i 7 e i 14 anni. Stessi prezzi per il nuovissimo settore di Curva Sud. Non va assolutamente data per scontata l’assenza di rincari. Viviamo in un’epoca in cui il tifoso è ormai a tutti gli effetti un consumatore ed è pertanto chiamato a farsi spesso carico di ogni tipo di miglioria. Certo, ripeto, questa standardizzazione dei titoli d’accesso è stata anche resa possibile dalla permanenza in Serie B.

Sarà possibile sottoscrivere l’abbonamento nello stesso posto occupato al vecchio Matusa, così come ci sarà l’opportunità di cambiare settore durante la campagna abbonamenti. Per i vecchi abbonati ci sarà tempo dal 31 luglio al 19 agosto mentre la vendita libera scatterà il 22 agosto. Come affermato da Stirpe, dal prezzo degli abbonamenti vanno ovviamente sottratte le partite che saranno giocate al Partenio di Avellino.

Un po’ differente la situazione nei vecchi Distinti, che saranno traslati nella nuova Tribuna Est. Qui il prezzo unico sarà di 300 Euro mentre lo scorso anno lo stesso settore era suddiviso in tre categorie: Centrali, Laterali, Parterre, con le ultime due leggermente meno care. Forse, proprio in virtù di ciò, sarebbe stato meglio riproporre la suddivisione. Pressoché uguali i prezzi delle Tribune Centrali.

Diverso il discorso per i singoli biglietti. Si parte da un minimo di 15 Euro (più diritti di prevendita) per le curve a un massimo di 120 per la Tribuna d’Onore. La Tribuna Est costerà 25 Euro, mentre il settore ospiti 20. E proprio su quest’ultimo voglio fare una considerazione: rischia di essere un pericoloso precedente. Considerati i prezzi medi dei settori ospiti in Serie B (tra i 12 e i 14 Euro) anche altre società potrebbero sentirsi in diritto di chiedere tale cifra e questo porterebbe al triste stillicidio della Serie A, dove a causa di 2/3 società che anni fa cominciarono a far pagare i settori ospiti 40/50 Euro, ora quasi tutti seguono questa folle politica dei prezzi.

I biglietti acquistati nel giorno della partita subiranno un rincaro di 5 Euro.

Per i disabili sarà possibile fare richiesta per il biglietto gratuito e, a differenza del vecchio stadio, a loro saranno riservati posti in tutti i settori. Per tutti gli abbonamenti resta l’obbligatorietà della tessera del tifoso, in rispetto delle ottuse norme che da ormai un decennio regolano gli eventi sportivi. La stessa dovrà essere sottoscritta ex novo (al costo di 20 Euro) a causa dei nuovi tornelli che non riconoscono le vecchie card. Diciamo che, nella grandezza del progetto e nella buona stesura del prezzario, questo è un aspetto un po’ antipatico. Essendo tale strumento da sempre mal digerito dai tifosi di certo non esulterà chi l’aveva sottoscritta qualche mese fa e si troverà nuovamente a dover spendere dei soldi per quella nuova.

Personalmente un po’ di perplessità me l’ha suscitata la grafica scelta per la campagna abbonamenti: l’hashtag #iomiabbono con la foto di gente normale (probabilmente non tifosi, almeno così è stato spiegato) per invogliare chiunque a riempire lo stadio. Volontà lodevole, sia chiaro, ma per chi vive di pane e calcio sarebbe stato forse più bello vedere manifesti con una frase ripresa dal gergo curvaiolo, o anche uno sprono a fare bene nella prossima stagione e con cui invitare i tifosi a riempire le gradinate.

Riservo anche un certo ostracismo nei confronti dei seggiolini colorati. Ma qua entriamo nel campo del gusto personale. Sono per le vecchie gradinate monocolore, dove erano il folklore e la passione dei tifosi a fungere a deciderne la la tonalità cromatica.

Ottima invece l’iniziativa del nuovo direttore marketing Salvatore Gualtieri: un torneo, seguito dal club, tra tutte le scuole di Frosinone al fine di creare ancor più un’identità e un senso di appartenenza. Ecco, questo credo che dovrebbe essere lo spirito con cui le società, soprattutto quelle di provincia, dovrebbero agire sul proprio territorio. Ci crogioliamo spesso dietro frasi del tipo “support your local team”: giustissimo. Per fare questo c’è bisogno che i bambini e i giovani comprendano quanto sia importante rimanere attaccati alle proprie radici anziché corriere dietro squadroni ormai senz’anima e avulsi dal contesto sociale in cui vivono quotidianamente.

Il Frosinone è sicuramente una delle poche società che negli ultimi anni hanno saputo fare calcio in maniera seria e oculata, e la strada intrapresa è quella giusta anche per affrontare un futuro che vedrà questo sport sempre più in mano al business e al dio denaro. Proprio per questo lo stadio sarà uno snodo fondamentale. Il Benito Stirpe può essere l‘alternativa agli stadi inanimati e grigi che il cosiddetto calcio moderno ci sta proponendo in questi anni: saranno le stagioni future a dircelo. Di sicuro inizialmente non sarà facile riempirlo (la media spettatori al vecchio Matusa, correlata all’andamento della squadra, parla chiaro) e per farlo ci sarà bisogno proprio di implementare quel cammino di radicamento tra i giovani e sul territorio di cui sopra.
L’importante è che il tutto resti alla portata del tifoso. Una dimensione familiare a livello professionale. Non è un’impresa facile, ma è l’unica strada possibile se non si vuol diventare un mero show televisivo o – peggio ancora – la brutta copia della NBA.
Simone Meloni.