Bisogna avere spirito d’adattamento, pazienza e tanta ironia. Se si è tifosi ai giorni d’oggi, e non si possiede nessuna di queste qualità, forse è meglio lasciar perdere la frequentazione di stadi e palazzetti. Dicono: “I tifosi di una volta erano un’altra cosa”. Beh, i tifosi di una volta difficilmente avevano a che fare con fallimenti clamorosi, continue debacle societarie, divieti di trasferta e altri avvenimenti ameni che circondano oggi il nostro mondo.

Prendiamo il caso della Virtus Roma, che in poco meno di cinque anni si è ritrovata dalla finale scudetto al fondo della classifica di A2, con tanto di umiliazioni casalinghe patite per opera di Tortona e Agrigento. Non il massimo insomma. Come detto nel precedente articolo sulla partita contro i siciliani, buona parte del pubblico capitolino non ha condiviso la scelta del presidente Toti di auto retrocedersi, ed ha totalmente abbandonato un già scarno PalaTiziano. Difficoltà, si sa, fa rima con ultrà. Gli unici a non fare un passo indietro, incitando i ragazzi della Virtus senza se e senza ma.

Ci sono sentimenti contrapposti in questo venerdì sera: da una parte c’è Rieti, forte della fresca promozione in A2  e carica a mille per un discreto avvio di campionato; dall’altra c’è Roma, con tutto ciò che ne consegue da un punto di vista cestistico. Il pubblico sabino ha ritrovato l’entusiasmo e tutto l’orgoglio nel seguire la propria squadra. Logica conseguenza, dunque, il bel colpo d’occhio che questa sera offrono le gradinate, con gli Old Fans schierati e rumorosi nel loro classico spicchio. A memoria non ricordo di essere mai stato al PalaSojourner. L’impianto dista pochissimo dallo stadio Centro d’Italia e all’interno risulta davvero carino e ben raccolto attorno al campo.

Poco prima della palla a due gli ultras amarantocelesti cominciano a cantare. Il ritmo, dato perfettamente dal tamburo, pervade spesso l’intero palazzetto, con le mani battute da tutti. Avevo avuto modo di vedere i ragazzi di Rieti in un paio di occasioni lo scorso anno e devo dire che hanno confermato tutte le loro qualità. Sostegno praticamente senza sosta, un paio di belle sciarpate, bandiere spesso al vento e tanta, ma davvero tanta, voce. Se vogliamo trovare proprio il pelo nell’uovo, devo dire che sarebbe bello vederli al centro della curva con qualche unità in più. Tuttavia va sempre tenuto conto che si tratta di una partita di Serie A2, per giunta di basket, sport che, seppur seguito e amato in città, per forza di cose non riscuoterà mai il successo del calcio (ovviamente a livello macro, dato che la Rieti Calcio e i suoi ultras patiscono da anni il distacco e il disinteresse di molti dei propri concittadini).

Chi oggi è venuto da queste parti, percorrendo la settantina di chilometri della Via Salaria che dividono la Capitale dal capoluogo sabino, non lo ha fatto certo per vedere del grande basket. Né per supportare la squadra in una gara dall’esito quasi certamente vittorioso. Tutt’altro. I ragazzi di Roma, almeno a vederli, si sono mossi innanzitutto con una smaccata voglia di goliardia e divertimento. Sin da subito mostrano i petti nudi mantenendo una discreta intensità nel tifo. La squadra in campo regge abbastanza bene nei primi due quarti, ma crolla sul finire del secondo quarto per poi mantenere sempre un cospicuo svantaggio nei confronti degli avversari. Così, nella ripresa, le Brigate scandiscono a gran voce, e per diverso tempo, il significativo “Ti seguo sempre, anche se perdi sempre”, per poi mettersi in mostra con trenini, finte esultanze e stampelle mostrate con orgoglio in balaustra. Tutto ciò mentre la Virtus sprofonda canestro dopo canestro, salvo un vano tentativo di ritornare in partita sul finire del terzo quarto.

Finisce così con la standing ovation del pubblico di casa al proprio roster, che vince con merito l’incontro. Ci sono applausi e attestati di stima anche tra le due tifoserie, mentre è bella e significativa la scena in cui i giocatori ospiti si cospargono il capo di cenere portandosi a testa bassa sotto il settore per chiedere scusa ai supporter giunti dalla Capitale. Scene che ormai siamo abituati a vedere quasi esclusivamente nel basket, vista la spocchia e il menefreghismo che generalmente accomuna quelli di calcio. Basterebbe davvero poco per fare dello sport una materia accessibile a tutti. Basterebbe insegnarne le prime regole morali.

Simone Meloni