Cosa c’è di meglio di una sana, vecchia e coriacea partita di Terza Categoria, dove i calciatori si gonfiano come zampogne, rischiando di tornare a casa lividi e tumefatti? Niente, ovviamente. Bisogna allacciare le cinture e dimenticarsi dei capelli impomatati delle nostre starlette di Serie A. Occorre rituffarsi nel calcio che giocavamo da piccoli per strada, quello in cui spesso bastava una parola di troppo per far scoppiare la rissa, oppure un’entrata scomposta per doversi difendere dall’aggressione del bulletto di quartiere.

Ecco, Sterparo-Ceccano è un po’ questo. Per raccontarla però bisogna riavvolgere il nastro, e raccontare come la mia mente malata sia arrivata a risalire stradine poderali con il serbatoio della macchina che segna rosso fisso e il serio rischio di rimanere nel bel mezzo della Ciociaria senza la possibilità di esser soccorso da anima viva.

Il Ceccano è una delle squadre con maggiore tradizione nella zona, ma gli ultimi, travagliati, trascorsi sono costati caro al calcio cittadino. I memorabili anni novanta, passati quasi totalmente in Serie D, con campionati discreti e scontri storici, come il derby con il Frosinone, hanno fatto da preludio a stagioni deludenti, fallimenti e batoste sonore (basti pensare che al declassamento del 2001 in Eccellenza, hanno fatto seguito altre tre retrocessioni di fila, che hanno scaraventato il club direttamente in Seconda Categoria), portando la società, nel 2009, a fondersi con il Ferentino. Dalla ritrovata Eccellenza retrocederà però nuovamente nel 2014, dopo aver perso lo spareggio con la Pro Cisterna, conoscendo, esattamente un anno dopo, un nuovo fallimento per debiti societari. Da qui l’ennesimo cambio di denominazione all’attuale ASD Ceccano Calcio 1920, iscritto alla Terza Categoria Laziale.

Una ripartenza, dunque, dall’ultima categoria della piramide calcistica. Ovvio che, in tutto ciò, anche per gli ultras siano lontani gli anni novanta/duemila, con presenze massicce e un seguito cittadino su cui poter contare. Tuttavia, in questi anni, ciò che è rimasto del vecchio movimento ultras ceccanese, quello dei Pirates per intenderci, non si è mai dato per vinto, reclamando una società decente e chiedendo a gran voce la ripartenza di una squadra in grado di dare alla città un progetto serio.

Da qualche tempo a questa parte, al “Papolla” sono riapparsi gli striscioni della tifoseria organizzata, con la squadra che attualmente guida la classifica, rinfocolando le speranze di chi non ha mai abbandonato la voglia e il desiderio di tornare a livelli decenti per sostenere i colori della propria contrada.

Il teatro di questa sfida è lo stadio comunale di Arnara, paesino a pochi chilometri da Ceccano. Una sorta di derby, seppure la vera e propria squadra locale porti lo stesso nome della città e militi in Seconda Categoria, potendo contare, fino a qualche tempo fa, persino su uno stringato seguito ultras. Lo Sterparo (che rappresenta l’omonima frazione) indossa una maglia azzurrogranata, cosa che suscita la mia curiosità, essendo un abbinamento cromatico che difficilmente troviamo sulle maglie di squadre italiane. Lasciando la macchina nella stradina vicino al cancello d’entrata, posso già sentire un paio di battimani dei tifosi ceccanesi. La cosa mi rinfranca, vuol dire che non ho sbagliato a venire.

Inutile dire che l’impianto di gioco sia a dir poco consono ai miei gusti. Una tribunetta che dà sul campo spelacchiato, con erba divenuta ormai marroncina, la skyline del paese di fronte ai miei occhi e un classico paesaggio collinare alle mie spalle. Sarebbe pure un qualcosa di romantico, se a stimolare il mio lato sentimentale non ci fossero giocatori, arbitro e tifosi. I primi due, infatti, saranno un vero e proprio spettacolo: un’intera gara passata a darsele di santa ragione, senza troppi complimenti, con entrate da codice penale che il direttore di gara spesso neanche sanziona. Esemplare sarà l’effimero giallo assegnato a un difensore dello Sterparo, reo di un’entrata fuori tempo e a piedi uniti su un calciatore avversario (ho seriamente pensato che la sua carriera fosse finita là).

Dicevamo degli ultras ceccanesi. A presenziare sono una ventina di ragazzi, tutti di giovane età, che si posizionano dietro le pezza Fabrateria Vetus (l’antico nome della loro città) e Pinocchio sempre con noi. Per tutta la gara il tifo si manterrà su buoni livelli ed è sicuramente da apprezzare il fatto che ragazzetti della loro età, con i tempi che corrono e i finti svaghi che questa società ci offre, si siano messi in testa di dar seguito alla tradizione ultras rossoblu e seguire la squadra negli infimi teatri della Terza Categoria.

In campo, al vantaggio dei padroni di casa, risponde il Ceccano nella ripresa, pareggiando i conti su calcio di rigore. La cosa divertente, almeno per me, oltre ai continui focolai di rissa che si accendono un po’ ovunque sul terreno di gioco, è il comportamento dell’arbitro, che sembra vivere il tutto con distacco, evidenziando lacune alquanto sconcertanti. Su tutte da segnalare il teatrino del recupero. La giacchetta nera assegna tre minuti aggiuntivi, ma dopo trenta secondi dichiara inspiegabilmente la fine delle ostilità, con le proteste delle due squadre che prima si trasformano in sorrisi divertiti e poi, direttamente in rissa che, a quanto ho avuto modo di apprendere a posteriori, si è protratta anche negli spogliatoi. Mica male ‘sta partitella!

Peccato non poter restare a vedere come gli animi si surriscaldino, ma la il tempo è tiranno e altri impegni chiamano solerti. Riprendo la mia macchina. Ancora segna rosso, fortunatamente, qualche chilometro dopo, riesco a trovare un distributore e proseguire senza ulteriori intoppi. Chissà cosa starà succedendo dentro quegli spogliatoi, mi chiedo incessantemente…

Simone Meloni.